«I sovietici? Tutti da rifare» di Emanuele Novazio

«I sovietici? Tutti da rifare» Igor Kon, studioso sovietico di etnografia, illustra la «pere^ ojka psicologica» di Gorbaciov «I sovietici? Tutti da rifare» «L'individuo da noi è stato sottovalutato troppo a lungo» - «L'egualitarismo va ripensato, bastone e carota non bastano più» - «Tutti devono capire che persone con idee diverse possono vivere insieme» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Michail Gorbaciov lo dice spesso, due giorni fa l'ha ripetuto ai lavoratori della fabbrica «Gpz» di Mosca: «/ nemici della perestrojka sono dentro di noi». Il professor Igor Kon. dell'Istituto di etnografia dell'Accademia delle Scienze, è d'accordo: «In Unione Sovietica c'è bisogno, prima di tutto, di una perestrojka psicologica», ha scritto su Kommunist, la rivista teorica del partito. Perché, professor Kon? Perché questa necessità è tanto urgente? Perché quanto sta accadendo nell'Urss di oggi sconvolge meccanismi di pensiero, abitudini mentali, consuetudini ideologiche. Come mai prima d'ora, come nemmeno ai tempi della Nep era avvenuto: «/'Io; t, negli Anni Veni:, si tornava ai vecchi stimoli, e • 'ella che oggi chiamiamo 'iiìrestrojka psicologica" era necessaria soltanto per quei membri del partito imbevuti delle idee del comunismo di guerra. Per la gente comune era diverso: ritrovava motivazioni e comportamenti noti». Oggi, invece, certi meccanismi mentali hanno perduto vigore, non sono consueti a chi vive in Unione Sovietica. Da troppo tempo sono assenti; e «il ruolo dell'individuo è stato sottovalutato troppo a lungo, in ogni sfera della nostra vita, dalla cultura all'economia». La riforma rischia di smorzarsi contro un ostacolo di cui molti non comprendono neppure la natura, il senso: «L'impreparazione degli uomini ad accettare la responsabilità, a dimostrare iniziativa». La riforma rischia di vanificarsi di fronte agli agguerriti meccanismi dell'inerzia sociale. Perché, spiega il professor Kon, all' «uomo sovietico» è accaduto come in una antica fiaba d'Oriente. Quella che racconta di un uomo che si mette a dormire sotto un albero, e mentre dorme un serpente gli entra in bocca: « Un po' alla volta, il serpente si impadronisce della sua volontà, finisce che decide per lui; e quando l'uomo • vuol fare qualcosa, sente un grande dolore. Finché la volontà del serpente diventa la volontà di quell'uomo, e l'uomo non si accorge più della sua condizione di schiavo. Una notte, il serpente se ne va: all'improvviso, l'uomo sente una gran libertà. Ma, subito, si sente come svuotato, non sa più che fare. Perché quando c'era il serpente aveva perduto la capacità di vivere una vita autonoma, indipendente». La «perestrojka psicologica» ha dunque compiti urgenti, complessi, intrecciati: bisogna mandar via il serpente e risvegliare l'uomo; ma riabituarlo, anche, a non aver paura della ritrovata Indipendenza. Partendo da dove? Dall'idea di individuo, forse, di individualismo? Forse: «Da noi, questi concetti hanno avuto a lungo un senso soltanto negativo, sono diventati sinonimi di egoismo. Mentre individualismo significa anche dell'altro, come la tradizione europea dimostra: significa, per esempio, riconoscimento dei valori dell'individuo. Questo problema, oggi, deve avere una soluzione politica, pratica. Non va più analizzato soltanto in sede teorica, come un tempo». Nell'Urss di oggi, dunque, si disegna un nuovo rapporto tra individuo e società? Sembra di si, anche se «teoricamente non c'è forse nulla di nuovo». Ma «il compito d'oggi è mettere in pratica i concetti della teoria deformati nella pratica. Perché, nella pratica, l'unità è stata sostituita dall'uniformità, dalla monotonia, il collettivismo è statotsostituito con il conformismo. Al punto che la parola "inakomislie", cioè "pensarla in maniera diversa", ha assunto da noi un senso negativo. Si è dimen¬ ticato che ogni idea è anche un modo di pensarla in maniera diversa, che ogni idea è polemica». Lo stesso processò di faticosa rinuncia agli schemi passati Impone forse di rivedere un altro dogma dell'ideologia socialista: anche l'egualitarismo va ripensato? « Va ripensato. Perché troppo spesso è stato considerato in modo semplicistico»; e la distribuzione uguale per tutti, livellata per tutti, «ha spesso trovato il favore della massa». C'è dunque, nelle trame profonde della riforma pensata da Gorbaciov, una seria aggressione ai luoghi comuni, alle consuetudini dell'ideologia e della pratica. C'è, anche, unp rivoluzione nel concetto di lavoro, nel modo di concepire il lavoro? C'è, conferma il professor Kon: Perché «se una volta l'uomo assomigliava a un cavallo, nel senso che andavano bene per lui i metodi da cavallo, è diventato chiaro che il bastone e la carota non bastano più, è diventato chiaro che bisogna cercare altri stimoli, più "umani". Ci si è convinti, anche qui, che per lavorare bene l'uomo ha bisogno di di essere parte del suo lavoro, che deve essere interessato al lavoro; e che, nel suo lavoro, deve godere di autonomia. Perché l'autonomia nel lavoro favorisce lo sviluppo della flessibilità individuale. Se invece l'individualità nel lavoro viene repressa, le influenze negative si moltiplicheranno». Per esempio? «Per esempio pensiamo all'infanzia. Se, fin dall'infanzia, il bambino non si abitua all'autonomia, se non sente il bisogno di essere autonomo, sarà così per tutta la vita probabilmente. E' una specie di circolo chiuso: l'uomo educato in condizioni sfavorevoli non è capace di cambiarle, queste condizioni». Ma la caduta di certe garanzie, l'ingresso della competitività e dell'individualità nel lavoro, non rischiano di avere conseguenze negative, non possono spaventare chi a quelle garanzie era abituato, ma alle nuove responsabilità individuali abituato non è? Kon non ha dubbi: «Oggi diventa più difficile vivere, è più difficile lavorare, per tutti noi. Perché è molto più facile non essere responsabili di niente e avere, comunque, un minimo garantito. Il male, che non ancora tutti hanno compreso, è che quelle garanzie garantivano soltanto la stagnazione, il peggioramento delle condizioni di vita e il ritardo tecnico-scientifico. Perché escludevano per esempio la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie». Senza impedire le stratificazioni sociali: «JVon hanno impedito neppure la comparsa di gruppi che godevano di privilegi, legali e illegali. Quel comunismo egualitario da caserma era un falso ideologico. Oggi, stiamo aprendo gli occhi». E l'.uomo sovietico» nato dalla Rivoluzione? Che ne è di quel modello? La sua moralità è in crisi? Il vero problema, secondo il professor Kon, è «superare le illusioni»: «La creazione dell'uo¬ mo nuovo venne "ordinata", con tutti i parametri che l'avrebbero distinto dall'uomo comune. Certi tratti sono veramente comparsi, il senso del collettivismo per esempio. Ma il desiderio ha spesso, superato la realtà: si è creata un'immagine falsa, gli uomini hanno perduto la capacità di guardarsi allo specchio, tutti i tratti negativi li si chiamava "residui del capitalismo" oppure erano "trame dei nemici del socialismo"». Il risultato è stato la «fusione di un sogno romantico e di un falso ideologico, necessaria per stroncare tutto quanto impediva di manipolare la gente». C'è una barzelletta, in Unione Sovietica, che dà forse il senso di quanto è avvenuto: «Che cos'è un palo del telefono?», domanda qualcuno. «E* un pino ben ripassato», cioè coi rami tagliati, è la risposta. L'uomo sovietico è questo, è quel pino piallato? «Lo è diventato, nei tempi di crisi. Prima era un'immagine dinamica, poi si è trasformato in un rigido schema burocratico, in cui non entrava niente di umano». E ora che il serpente se ne è andato, o sta uscendo da lui? L'uomo sovietico riuscirà a imparare a vivere solo, a decidere da solo? «E perché no? Abbiamo scoperto che gli uomini sono diversi, che l'uomo sovietico tome immagine ideale è una cosa, e le persone reali sono un'altra. Prima si diceva che se l'uomo non era conforme alla norma, bisognava ripassarlo per bene, tagliargli i rami. Oggi si comincia a capire che siamo diversi, e che l'ideale stesso permette delle variazioni. Ma dobbiamo superare la mentalità del "bianco o nero": il modello al quale siamo abituati è cosi, o bianco o nero. Stiamo arrivando alla tolleranza e alla polivalenza; ma la mentalità Gambiera solo quando tutti capiranno che le persone dalle idee diverse possono vivere insieme. Quando tutti capiranno che se un programma tv non ci piace, non è necessario far sospendere la trasmissione. Basta spegnere la tv». Emanuele Novazio

Persone citate: Gorbaciov, Igor Kon, Michail Gorbaciov

Luoghi citati: Mosca, Unione Sovietica, Urss