STORIE DI SOLDATI ITALIANI

Maledetta prigionia STORIE DI SOLDATI ITALIANI Maledetta prigionia Tra le tante cose più o meno I sciocche che quotidianamente la televisione ci propina, l'anno scorso la Raiuno ha fatto vedere a milioni d'italiani immemori c increduli là tragedia de] prigionieri di guerra italiani che per un periodo che va dal giugno 1940 al 1954 sono stati tra i reticolati in tanti luoghi della Terrà. L'autore di questi eccezionali servizi è Massimo Sani e ora le Edizioni Eri dclla'Rai ci propongono il libro con le immagini e le testimonianze raccolte dall'autore. Gasi chi ha interesse o sacrosante .-curiosità può da questo attingere storia recente o anche suggerimenti per saperne di più sull'argomento. «Le regole dèlia guerra prevedono la prigionia, ma la "cultura?", della guerra non. ne tiene conto e non ci pensa; per i combattenti, e' ancor più per i Comandi, la prigionia non è neppure un'ipotesi»,-scrive nell'introduzione Sani. Oppure, aggiungo,>ale solo nei confronti dell'avversario perché in un libriccino che ancora' conservo, stampato dallo Stato Maggiore del Regio Esercito, Ufficio Propaganda, si può leggere in russo «Arrendetevi!», «Mani in alto» ma non «Mi arrendo»; e nessuno ci ha mai spiegato 3uali potevano essere i nostri iritti di prigionieri. Così, quando ci capitò il caso, solo la nostra coscienza ci fece da guida. «Un tempo, dice anche Giorgio Rochat, / prigionieri di guerra erano pochi, venivano di volta in volta eliminati, o venduti come schiavi, riscattati se erano ricchi, oppure arruolati a forza nell'esercito vincitore. Con {avvento degli eserciti di massa i prigionieri di guerra diventano invece decine e centinaia di migliaia 1 grandi campi di concentramento per i prigionieri di guerra, organizzati e stabili, sono una caratteristica del nostro secolo». .. * * Moltitudine come ...quellelunghe . interminabili • file; di prigionieri sovietici che- abbiamo vistò all'Est (quando non erano moltitudine i tedeschi risolvevano il problema a raffiche di mitragliatrice); moltitudine come quei prigionieri tedeschi che abbiamo visto nei documentari sfilare per la Piazza Rossa; moltitudine come noi in terra di Polonia dopo T8 settembre 1943. Numeri, pezzi, «Stuck» molte volte e non uomini ma solo mezzi di produzione per la macchina guerra. Per questo la storia dei prigionieri è scomoda, fastidiosa e umiliante per governi e Comandi; non è eroica, non è esaltante: pidocchiosa, tubercolosa, sputacchiata e percossa e affamata prigionia. Il libro di Sani, diviso in sci capitoli, racconta le vicende dei prigionieri italiani durante l'ultimo conflitto mondiale e raccoglie testimonianze od immagini; anche le testimonianze che per ragioni di tempi disponibili non è stato possibile inserire nel film-inchiesta. Le cronache della Seconda guerra mondiale dicono che i primi prigionieri italiani venncro catturati 'dagli inglesi il 10 giugno 1940, lo stesso giorno della nostra entrata in guerra, e furono sette'militari italiani che' si trovavano a Malta su una nave in sosta.Padre André, oggi parroco a Montpellier ma a quei tempi ufficiale di cartiera nell'esercito francese, ricorda invece di aver incontrato all'ospedale militate di Moda-ic, nei giorni della «pugnalata alla schiena», un centinaio di prigionieri italiani con i sintomi del congelamento . ★ * Con la campagna contro la Grecia, iniziata il 28 ottobre del 1940 e che oggi sembra passata da ogni memoria, tranne naturalmente per chi ci fu, molti soldati italiani subirono l'amara sorte di venire catturati da reparti dell'esercito greco; specialmente durante le prime fasi delie operazioni quando, a detta dei Comandi italiani, là nostra doveva essere una passeggiata sino ad Atene. Passarono, si, per Atene le colonne dei nostri soldati, ma fu una sfilata avvilente di alpini e fanti laceri e affamati che però non trovarono nei greci dei nemici ma dei compagni di sventura. Parte di questi prigionieri .venne trasferita dagli inglesi al di là del Mediterraneo, altri vagarono affamati tra le montagne dell'isola di Creta dove, nel maggio del 1941, vennero «liberati» dai paracadutisti tedeschi. Qui nella mia contrada c'è un sopravvissuto di quei giorni; età di una classe anziana richiamata e per due mesi visse tra le pendici del monte Ida cibandosi di erbe selvati, che, dopo-che era fuggito dal •campo -di conocntcoracnto di Iraklion' nei giorni" dei bombardamenti. Ritornato da Creta in terraferma incontrò il fratello che era artigliere nella Julia e da questo non venne riconosciuto, tanto era invecchiato e dimagrito. Fu con la prima controffensiva inglese in Africa Settentrionale tra il dicembre del 1940 e il febbraio del '41 che l'equivalente di dicci divisioni italiane venne catturato tra Egitto e Libia. Questi centotrentamila prigionieri crearono subito dei problemi logistici ( vennero improvvisati dei cam pi nel deserto libico da dove, per il timore di una controffensiva italiana, furono scorati in territorio egiziano. Erano soldati provati dai combatti menti, affamati e assetati, scherniti dagli inglesi delle retrovie e dovrà essere un genetale australiano a difendere la loro onorabilità di combattenti davanti agli - inviati speciali. Dai campi di smistamento lungo la valle del Nilo i nostri prigionieri furono avviati in India, Australia, Inghilterra, Africa. Nel 1941 cadono anche le colonie in Africa Orientale e gli inglesi catturano ottantamila prigionieri che verranno internati in Kenya,.Sudan, Sud Africa, India. Il duca d'Aosta, viceré, muore in un ospedale di Nairobi dieci mesi dopo la canuta. Un po' meno di sessantamila saranno i nostri soldati che cadranno prigionieri nell'inverno del 1942-43 sul fronte del Don durante l'offensiva .invernale dell'Armata Rossa. Di questi solamente diecimilatrenta ritorneranno a casa tra il 1943 e il 1954; gli altri sono da ritenete tutti'deceduti per congelamenti, ferite, epidemie, fame, Sono pochissimi i fortunati come quell'alpino del mio caposaldo abbandonato gravemente ferito nell'ospedale di Podgornoje e che è sopravvissuto: a ogni tremenda prova, e che ancora oggi riesce a trascinarsi sulle pendici del monte Orfano per cacciare con i segugi! Dopo la tragedia del Don avvenne la tesa agli Alleati della Prima Armata in Tunisia e i «degaullisti» si vendicarono sui prigionieri italiani con cattiveria e a volte con ferocia e sadismo; come fosse di questi la colpa delle.malefatte del fascismo nei confronti della Francia. ; * * I prigionieri italiani dall'Africa vengono portati anche negli Stati Uniti d'America su convogli di ritorno che sfidano i sottomarini tedeschi. Nel Texas un gruppetto di «artisti» costruisce e affresca persino una chiesetta che è stata dichiarata-«monumento nazionale». ' " ! Fpof venne J'8 settembre 19431 ' còn';Tintcrnamento dì tanti militari italiani nei territori sottoposti al Reich. Ancora non sappiamo la cifra precisa di quanti eravamo, ma cinquantamila in più o in meno non ci sembra una cifra dap poco. Un soldato italiano costretto a lavorare negli al ti forni era esasperato per i maltrattamenti e gli insulti delle guardie e di una in particolare; un giorno non sopportò più: con una spranga di ferro gli aprì la testa e poi si gettò dentro l'altoforno incandescente. Poi per tutti ci fu l'odissea del ritorno, con giri e avventure inimmaginabili; eravamo un milione e trecentomila e forse per qualcuno avevamo il torto di essere ancora vivi. Mario Risoni Sterri

Persone citate: André, Giorgio Rochat, Mario Risoni, Sani, Stuck