Quel '68 capovolto di Alberto Papuzzi

Quel '68 capovolto Trento, «vent'anni dopo » a Sociologia Quel '68 capovolto Norberto Bobbio: si predicava la separazione università-politica, e gli studenti volevano il contrario - Nostalgia delle sperimentazioni e provocazioni DAL NOSTRO INVIATO TRENTO — Vent'annl dòpo anche alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento, che era la piccola Berkeley italiana. H campus di un'intera generazione di sociologi. Alla vigilia del Sessantotto, vantava la prima occupazione studentesca: addirittura nel 1966, due volte, per il riconoscimento della laurea. Vantava anche il primo sgombero di polizia: primavera del 1967, manifestazioni per il Vietnam, conflitti con la cittadinanza. Nel biennio 1968-69, fu il laboratorio di una contestazione antiautoritaria che Marco Boato, il-leader numero uno, oggi senatore della Repubblica, non esita a definire .il modello più avanzato espresso in quegli anni dal movimento studentesco.. Sabato e domenica, l'ingresso'della Facoltà, nella bella via Verdi, a cento metri dal Duomo, era decorato con un drappo tricolore. Uno striscione diceva: «7322° giorno di occupazione». Un altro: «Benvenuta Utopia». Solo Ironia? Oppure l'Idea che le esperienze del Sessantotto non sono finite in archivio, non sono vecchie fotografie? A Torino, in novembre, l'anniversario dell'occupazione di Palazzo Campana è stato festeggiato con un distacco garbato: un po' di sentimento per dei graffiti italiani. «Trento vent'annl dopo», tavola rotonda sabato, assemblea aperta domenica, si e svolto, invece, all'insegna del reducismo: il Sessantotto, quel Sessantotto, è tornato. Affascinante, patetico, anche cialtrone. 11 caso di .Sociologia era quello di un «ghetto d'oro», còme lo chiamarono gli stessi studenti. Dopò una lunga occupazione (31 gennaio - 7 aprile 1966), la Facoltà fu sede per quasi un anno, complice il direttore Francesco Alberoni, dimessosi polemicamente dall'Università Cattolica, di una sperimentazione didattica senza precèdenti: la «feritisene Universitàt», una miriade di corsi e seminari autogestiti, che ne fecero un Eldorado del potere studentesco, un grande miraggio per migliaia di giovani provenienti da tutte le regioni italiane. .Per me era il mondo capovolto., ha detto Norberto Bobbio nella tavola rotonda di sabato, coordinata da. Giorgio Galli. .Pensavo che l'università dovesse diventare un'impresa, mi ritrovai davanti a un'assemblea permanente di giacobini. Si predicava la separazione dell'università dalla politica e gli studenti volevano tutto il contrario. Ricordo con orrore la richiesta di voto politico. Ma non si arrivò mai al dramma, solo scene spiacevoli. Invece della tecnocrazia vinse la teatrocrazia. E in fatto di teatrocrazia Trento non fu seconda a nessuno.. Bobbio era stato a Trento come membro del Comitato ordinatore che scelse Alberoni e, per sei mesi, come direttore nella «fase di nor¬ malizzazione» (nel corso del 1970V La sua è stata l'analisi di .no che storicizza gli avvenimenti, avendo riconosciuto, per quanto riguardava la generazione dei padri, che «non avevamo garantito la giustizia e rischiavamo di perdere la libertà.. Ma gli altri ex docenti intervenuti al dibattito hanno mostrato di avere ancora conti da saldare con quegli anni. E li hanno raccontati «dal buco della serratura., come gli ha rinfacciato polemicamente l'ex studente Boato. TJ più feroce è stato forse Ettore Roteili, che aveva in borsa una tesi bocciata (sei no tre si), con grande scandalo degli studenti di allora. Iniziava cosi: .Noi. Questo è il nostro parametro collettivo.. Seguivano le illustrazioni delle posizioni del Kamasutra, sperimentate dagli autori (uomo e donna). Poi se l'è presa con la cronologia del volume «A Trento vent'annl prima», stampato per l'occasione. Ha invocato a gran voce il curatore: .Enzo Rutigliano! C'è Rulìgliano? Qui vedo un sacco di errori! Non c'è niente di formalmente esatto. Ai miei esami non passeresti oggi come non passavi ventanni fa.. Ma 1 conti da saldare erano soprattutto quelli degli ex studenti, all'assemblea di domenica: con la situazione politica, con le trasformazioni sociali, con le ideologie, con se stessi. H «loro» Sessantotto era ancora lì, nelle verbosità, nell'aggressività, nelle provo¬ cazioni, nelle polemiche. Negli abbracci alla festa della sera prima. Nella ritualità del reducismo, con gli applausi agli ex sindacalisti ma anche al maresciallo di polizia, avversario di un tempo, che grida .Evviva i rogassi del Sessantotto!.. Forse perché a Trento, come ha detto Boato, .il movimento studentesco fu un fatto sociale e culturale, esistenziale, solo dopo divenne politico.. Mauro Rostagno, l'altro leader carismatico insieme con Boato foggi lavora in una comunità terapeutica a Trapani/, ha negato anche la possibilità di identificare in un patrimonio comune quell'insieme di esperienze soggettive: .Sessantotto? Che cos'è? Movimento studentesco: è esistito?. Ha letto una lettera di Renato Curdo dal carcere di Rebibbia anch'egli ex. studente di Trento: .11 nostro Sessantotto è stato anzitutto un ghirigoro della fantasia, un innamoramento collettivo.. Silenzio, fazzoletti e occhi lucidi, come quando si era ricordata l'ex studentessa Mara Cagol, moglie di Curdo, brigatista uccisa in uno scontro con i carabinieri. Un ex divenuto sottosegretario. Luigi Covatta, ricorda che Bobbio aveva detto: .Marcio in Danimarca ce n'è molto più oggi; ma, guarda un po', adesso non succede niente.. Infatti. S'intona in coro Addio Lugano bella e si torna a casa. Alberto Papuzzi