Bauhaus fa clic

Bauhaus faclic Alla libreria Agorà Bauhaus faclic LA libreria Agorà in via Pastrengo 9 da alcuni anni è un punto d'incontro per gli amanti della fotografia. In questi giorni, entrando nella sala dedicata alle esposizioni si può avere la sensazione di viaggiare in un mondo alla rovescia. Sulle pareti, incorniciate da passe-partout bianchi e sottili cornici nere, si osservano immagini del tutto particolari; sequenze di nasi, bocche, occhi, ritratti, scorci di costruzioni architettoniche. Accanto all'ironico s'intravedono punti inquietanti, vicino a giochi astratti spuntano edifici reali Finalmente «La fotografia del Bauhaus» è arrivata anche a Torino, dove resterà esposta al pubblico fino alla fine del mese. Sono 140 immagini che hanno girato tutta l'Italia. Bauhaus, all'inizio era solo il nome di una scuola nata dalla fusione di due istituti di Arti e Mestieri nella città di Weimar. Ma nel 1919, in quelle aule fatte per artisti e artigiani, qualcosa cambiò. Proprio in quell'anno venne affidato l'incarico di direttore all'architetto Walter Gropius; con lui si iniziarono gli esperimenti «rivoluzionari» d'architettura, design e arti visive. Solo in un secondo momento alle attività del Bauhaus s'aggiunse la fotografia. Sono gli anni che vanno dal 1927 al 1938. La mostra torinese è dunque l'occasione per poter vedere da vicino le testimonianze che rimangono dei primi lavori fatti con la macchina fotografica, strumento che doveva «mettere in crisi» o meglio mutare il futuro linguaggio artistico. La conferma di queste parole la si può trovare se si osservano le immagini fotografiche della mostra. La «forma», l'unione di forme diverse è soprattutto evidente nei lavori della moglie dell'insegnante. Lucia Moholy. Cinque inquadrature della scuola aperta a Dessau nel '26. Nelle foto di Lucia Moholy si ripresenta in ogni singolo «scatto» un trat- to di cielo, un piccolo spiraglio di natura. Ancora la natura si ritrova nei sassi, nelle conchiglie, nelle piume e nelle gocce d'acqua delle immagini di Albert Henning, Eugen Batz e Max Enderlin. Ma accanto a queste visioni ecco spuntare le prime «parole» di un nuovo linguaggio: la pubblicità Le immagini di Joost Schmidt, altro artista di rilievo del Bauhaus, sono semplici manifesti per la carta da parati. Una palla specchiante è appoggiata su un rotolo di tappezzeria. Un lavoro tutto improntato su effetti d'ombra, trasparenza e falsa prospettiva. Ancora pubblicità nel volto di un manichino che tiene in mano una bottiglietta di profumo in una foto di Ringl-Plt del 1931, un volto innaturale come quello presentato in «BauhausStudentin» dove, seduta su una sedia, viene presentata una donna con il viso coperto da una maschera metallica. Un avvertimento: data la quantità di fotografie e il piccolo spazio disponibile la mostra verrà divisa a metà Settanta immagini verranno presentate la prima settimana, le rimanenti in quella successiva. • Lisa Parola ■La fotografia del Bauhaus» alla libreria Agorà, via Pastrengo 9, fino al 27 febbraio; orario 9,30-12,30 e 15,3019,30; chiuso la domenica e il lunedi mattina. «Schaufensterpuppe», 1928

Persone citate: Albert Henning, Dessau, Eugen Batz, Joost Schmidt, Lisa Parola, Lucia Moholy, Max Enderlin, Walter Gropius

Luoghi citati: Italia, Torino, Weimar