Uomini e topo di Velickovic

Vomìm e topi di Velickovic Ma gallerìa Davicofino al 20 febbraio Vomìm e topi di Velickovic E, U trionfo del corpo umano, della tensione muscolare e dello sforzo atletico, quello che appare con indubbia forza nelle open; di Vladimir Velickovic, esposte in questi giorni alla galleria Davico. Con 14 oli di grandi dimensioni, 11 gouache? e tre grandi disegni, è rappret an, una parte dell'ultima produzione di questo prolifico artista, certamente dotato di una tecnica eccellente che sfiora il virtuosismo e il compiacimento. Nato a Belgrado 53 anni fa, Velickovic è parigino d'adozione dal 1966. n riferimento di questa seconda personale torinese, (l'ultima risale al 1974), è in particolare il fotografo Edward Muybridge, uno dei classici della storia della fotografia, autore di un celebre libro con foto di corpi in movimento. Ma le immagini di Velickovic diversamente da quelle del grande Francis Bacon, che dallo stesso libro di Muybridge ha tratto abbondante ispirazione, rimangono più sul piano della illustrazione d'effetto e non scavano in profondità. Dichiarato è comunque in Velickovic il proposito di rappresentare il moto e il dinamismo, e ci riesce bene, strappando ammirazione agli spettatori. In alcune gouaches e tecniche miste, come «Mouvements», del 1987, l'artista ritaglia e incolla le ormai storiche sequenze di foto di Muybridge, con l'atleta che corre nudo come nelle olimpiadi antiche. Velickovic riprende queste figure, le elabora, ne aumenta la tensione de1 corpo, sottolineandone la muscolatura con rossi intensi e marcate linee bianche. L'.Homme de Muybridge» è il titolo della serie dei grandi oli alti due metri dove l'atleta, rappresentato nelle sue varianti di schiena o di profilo, è sempre privo di testa. Ne risulta, più che un essere umano, un corpo. In «Ablme», un'altra serie di dipinti di dimensione più ridotta (92x73 cm) ma di carica drammatica ancor più forte dei precedenti, l'uomo, o per meglio dire, il suo corpo, cade in un abisso, come recita lo stesso titolo «Ablme», in un vuoto fatto di neri e rossi cupi. L'immagine si fa cruenta, le pertiche si trasformano in uncini e il corpo deil'atleta diventa carne da macello. A volte, come nei caso di «Homme de Muybridge fig. IX., la nudità della figura è interrotta solo dal cartellino che porta al polso, mentre l'uomo varca, come un deportato, una oscura soglia. «Dei trittici di Hieronymus Bosch che ammira tanto, Vladimir Velickovic — scrive il critico francese André Velter nell'introduzione del catalogo — ha esplorato soprattutto il limbo tormentato». I colori sono pochi e molto intensi, rossi cupi, bianchi, neri, blu accesi. Il rosso ricorda il sangue, il blu l'abisso. Nei disegni a china (cm 160x125) i corpi esplodono in una sorta di deflagrazione, gli elementi anatomici si ac- centuano in un groviglio di arti, organi e falci. Non sfuggono alle rappresentazioni drammatiche dell'artista anche gli animali Sono per lo più topi, come nel caso di «Poursuite fig. XI, 1987», coiti nel momento del salto o nello slancio della corsa, oppure uccelli soprattutto rapaci «Architetto e stratega, — per usare ancora le parole di Velter — costruttore di spavento», Velickovic ha esposto in quasi tutto il mondo da Sao Paulo a Bruxelles, da Atene a Oslo, e le sue òpere sono presenti nei musei di New York, Parigi, Rotterdam, Bruxelles, Londra, St-Paul-de-Vence, Caracas, Teheran e altri ancora. Le opere in mostra alla galleria Davico sono in vendita a partire dai due milioni e mezzo delle gouaches più piccole, ai trenta milioni degli oli più grandL Elisabetta Tolosano Vladimir VeUckovic, Galleria Davico, galleria Subalpina 30, fino al 20 febbraio. Orario 10-12,30; 16-19,30, chiuso domenica e lunedi. Vladimir VeUckovic, «Uomo di Muybridge, fig. II», 1984-86, otto su tela cm 198 x 146