Con la famiglia in barca

Con la famiglia in barca Con la famiglia in barca Vivere sul mare è il sogno di molti E per qualcuno è una scelta di vita che coinvolge moglie e figli: con gli inevitabili problemi NEL 1980 una ricerca statistica italiana rivelò che solo nel Mediterraneo più di mille imbarcazioni battenti bandiera inglese erano «abitate» durante tutto l'anno. E se si guarda alle Indie occidentali, alla Bahamas o al Pacifico del Sud, il numero deve essere moltiplicato per tre o per quattro. Ma i francesi, pionieri della vita in barca, non sono da meno, è negli ultimi tempi anche un' discreto numero di italiani ha scelto il mare come «residenza». La ricerca mostrava anche un'altra cosa: su queste barche non ci sono soltanto i super ricchi. E nemmeno solo giovani scapestrati. In una qualsiasi baia dei Caraibi non manca mai un buon numero di rispettabili signore europee intente a cuocere il pane o a mettere ad asciugare al sole la biancheria lavata. Il sogno di vagare per le onde del mondo è insomma alla portata di molti, se non di tutti. Di quelle persone dotate comunque di buona salute, uno spirito avventuroso e l'attitudine al cambiamento e al sacrificio. I soldi non sono uno steccato troppo alto: una coppia inglese. Geoff e Louise Pack, è partita da una base di dieci milioni. Nemmeno i figli sono un ostacolo: si è scoperto che circa un quarto dei naviganti del mondo hanno figli sotto i dodici anni. Un'altra coppia, Bill e Laurei Cooper, è alle soglie della sessantina e ha passato gli ultimi due decenni vivendo in barca. I casi di queste due coppie dimostrano come anche l'età non conti troppo. I Pack lasciarono la terraferma quando avevano 22 anni a bordo di un catamarano da. poche lire. Nel primi tempi erano disponibili per . ogni tipo di lavora e servizio per imbarcazioni e equipaggi più ricchi. Hanno fatto una prova di quattro anni in giro per il mondo più un circuito di un anno nell 'Atlantico. Questo per vedere se era una vita adatta a loro. Lo era; ma a differenza di alcune famiglie vagabondo al punto di far nascere i loro figli sulla spiaggia, i Pack diedero in prestito la loro bar ,pc ui anno in cambio c una casa dove far nascere e crescere per i primi ternrji il loro fi glio. Geoff collabori c He riviste specializzau c; vela, mentre Louise si preoccupa del figlio che ora ha 20 mesi. Per il secondogenito, in vista, hanno in mente di riprendere terra per qualche tempo, In attesa che il neonato raggiunga i due anni. Poi torneranno in mare aperto. Qualche ansia per una madre con figli al seguito sussiste ancoi a. I Dirati (ancora attivi soprattutto nei mari d'Oriente) e le malattie tropicali; l'Aids. Dice Louise: «Non si può andare in giro con una scorta di sangue per 1 bambini e d'altronde se occorre fare una trasfusione c'è da preoccuparsi, perché in molti luoghi dove si fa scalo l'Aids è diffuso». Poi ci sono le tentazioni della civiltà a cui è difficile rinunciare. Tra queste, la lavatrice sembra suscitare la nostalgia più grande. E 1. libri: non se ne possono portare troppi a bordo. Bisogna accontentarsi di scambiare i tascabili appena letti con materiale nuovo in ogni porto dove ci si ferma. Forse ancora più di queste cose, i reduci di lunghi anni passati sulle onde lamentano la mancanza di aggiornamento su cosa è mutato nel mondo. In cambio c'è però l'avventura vissuta nel mondo vero, giorno dopo giorno. Una storia diversa è quella della famiglia Cooper, ora di ritorno a terra per costruire una nuova imbarcazione dopo undici anni passati in mare. Presero la via del mare solo dopo che i loro figli erano abbastanza grandi da lasciare la casa. «Vendere la casa, separarsi dal cane e dire arrivederci a famiglia e amici è stato molto duro. Ma appena ci siamo messi in mare ho sentito come se un peso tremendo si sollevasse per la prima volta dalle mie spalle... C'è poi il problema del ritorno. La scelta di mollare tutto vittime della «sindrome di Ulisse» non va sottovalutata. Al ritorno non si appartiene più a una precisa classe sociale, si e solo un tipo bizzarro che ha lasciato tutto per il mare. Per questo — raccontano tutte le donne che hanno fatto que.staresperienza — occor-;- re che H rapporto con il .pi o- prio marito sia davvero solido. L'ideale è una coppia che sappia parlarsi ma che sia anche in grado di conservare a lungo il silenzio. I Cooper sono ormai destinati a navigare per sempre e hanno intenzione di finire i loro giorni su qualche spiaggia deserta, lontano da tutto. La coppia Pack pensa invece di fare ritorno a terra in una decina d'anni. Resta da capire perché certa gente compia scelte di questo tipo. I coniugi Pack parlano di fuggire la vita civilizzata e convenzionale e ormai troppo morbida. Per i Cooper si tratta invece dell'irresistibile volontà di fuga da ogni politica e burocrazia in cambio del vento giusto per tenere la barca sulla rotta. Nessuno comunque vorrebbe tornare indietro. Libby Purves Copjriiiht «TI» Times Nenspaptrs» e ptr l'Italia cl.a Stampa» lab 9jfcftt«rt8 lilno .inlrro

Persone citate: Cooper, Laurei Cooper, Libby, Louise Pack, Purves

Luoghi citati: Bahamas, Italia