Pechino-Mosca in un caldo treno per novemila chilometri di neve

Pechino-Mosca in un caldo treno per novemila chilometri di neve Pechino-Mosca in un caldo treno per novemila chilometri di neve Centocinquanta ore fra due continenti: incontri ravvicinati di tipo eurasiatico T1 ve sistema più comodo e veloce per rientrare In " Italia da Pechino non è certamente la ferrovia che, attraverso Man ciurla e Unione Sovietica, arriva fino a Mosca. Ma questo viaggio scomodo, che nessuna agenzìa turistica italiana propone, ha sicuramente il fascino dell'avventura, dei sentieri poco battuti e stimola l'immaginazione soprattutto in inverno. Le difficolta organizzative che a prima vista possono scoraggiare, come l'ottenere visti e permessi, non sono insormontabili. E' sufficiente parlare discretamente l'incese, avere esperienza di viaggi e un po' di coraggio. 'La linea ferroviaria di 9000 chilometri che unisce Pechino con Mosca è percorsa dal treno russo in sei giorni e sei notti. Si viaggia In scompartimenti a 2 o 4 cuccette, con un vagone ristorante a disposizione per i pasti. La stazione di Pechino si trova in centro, non lontano dalla piazza Tien An Men. Il grande edificio ospita anche saloni e sportelli riservati alle partenze internazionali. Si parte di sera, costeggiando quel che rimane delle mura della citta tartara e la porta SudOvest.. In circa undici ore di viaggio attraverso la pianura mancese, coltivata a cereali, si arriva a Shenyang, capitale dei Manciù prima della conquista della Cina dei Ming, nel 1644. Ad Harbln 11 fiume Songhuajlang ghiacciato permette di pattinare e di giocare a hockey. Alcuni tentano anche delle evoluzioni sul ghiaccio con la bicicletta. Ma Harbin, oltre che per U carbone, i centri siderurgici, 1 vicini campi petroliferi, è famosa per il «Festival delle lanterne di ghiaccio». Ogni anno, in Inverno, enormi blocchi vengono scolpiti ispirandosi a fiabe e racconti, ma anche ad animali, monumenti, templi. Al concorso partecipano artisti di molti Paesi. La. linea ferroviaria transmanciurlana Nord ha seguito il destino della regione che attraversa. Costruita dai russi, in territorio cinese, per collegare la zona del Bajkal con il Pacifico in attesa del completamento della linea che passa più a Nord, in territorio russo, passò alla Cina, fino all'Invasione giapponese del 1931 e la fondazione dell'impero fUonipponico del Manciùtiguò. Di questi eventi si narra nel recente film di Bertolucci «L'ultimo imperatore». Con la disfatta giapponese nel '45, l'Unione Sovietica si annesse la Manciuria, che restituì poi alla nuova Cina nel '52. Questa parte di ferrovia-collega Harbin con il confine sovietico. Il tè è un rito irrinunciabile IL treno è dotato di una specie di samovar, grosso recipiente con l'acqua bollente per il tè. Il tè è un rito che si ripete parecchie volte nella lunga giornata di viaggio. Vassili, l'inserviente, un po' stretto nella sua divisa, lo serve in gran- di bicchieri di vetro rivestiti in peltro. Sapendo di avere un italiano a bordo, durante i frequenti lavori di pulizia del corridoio e degli scompartimenti,. canta ■ Santa Lucia, e "Felicità.. B mio compagno di viaggio è di Khabarovsk, centro alla confluenza dei fiumi Amar e Ussari. E' stato a Pechino, come cittadino sovietico, per far visita ai genitori, su invito scritto del padre, cinese. La madre, invece, è russa. Fa l'interprete, ovviamente russo-cinese, e guadagna il corrispondente di 350 mila lire il mese, salario doppio rispetto a quello che si può ottenere nell'Urss europea. Ha svolto il servizio militare nell'esercito sovietico per tre anni, si può immaginare con quali sentimenti, viste le ten- slonl e gli scontri degli anni passati tra il suo Paese e quello di suo padre. Approfittando del fatto che fino al confine 11 ristorante del treno è cinese e quindi di buona qualità, mi invita a pranzo. L'ospitalità, anche da queste parti, impone di offrire il meglio e in quantità tali da sfamare l'invitato. Ci si addormenta facilmente, dondolati dal vagone, con davanti a sé la prospettiva di poche ore di sonno. La sveglia, infatti, è alle cinque e mezz'ora dopo si arriva puntuali a Manzhouli, ultima città cinese prima del confine. E' ancora buio. La stazione è sormontata da tre grandi caratteri cinesi luminosi che indicano 11 nome della città e rischiarano 11 piazzale antistante ricoperto di neve. Soldati e funzionari cinesi compaiono all'improvviso dal freddo. I militari hanno le uniformi verdi e il cappello di pelliccia, come quelli visti nelle immagini degli scontri suirussurl. Sono di- scretl e sbrigano rapidamente le formalità di frontiera. Si scende per permettere di staccare 1 vagoni cinesi. L'interno della stazio- 193,.; (Caldo ^accogliente, contiene alcuni negozi' e una banca per-U'cambipl.E' l'ultima occasione per acquistare merci cinesi, per vedere l'abbondanza e la varietà dei negozi cinesi. Alla frontiera ruote diverse FRA le cose più curiose, le cartoline che recitano «The famous border city of Manzhouli», la famosa città di frontiera di Manzhouli. A due, tre chilo' metri, nella steppa, c'è una stazione di controllo cinese che domina la vasta plana verso l'Unione Sovietica. Ancora un chilometro e compaiono i fili spinati, tanti cavalli di Frisia che si perdono nella pianura gelata e la dicono lunga su questa frontiera difficile. A Zabajkalsk il convoglio si ferma. Ci si ritira nel proprio scompartimento in attesa dei controlli. I funzionari russi sono accompagnati da poliziotti e soldati. Il loro fare è burbero, in particolare con i cittadini sovietici. Sul treno è sceso 11 silenzio. L'ispezione è accurata: con l'aiuto di una torcia elettrica, cercano sotto 1 sedili e la moquette, disfano i bagagli, aprono le borse, frugano nelle tasche. Finito il controllo spuntano fuori, chissà come, le cose che i doganieri non avevano trovato. A questo punto si scende per permettere di cambiare le ruote del treno, in quanto la Cina ha uno scartamento simile a quello dei Paesi europei, cioè di 1,435 metri, mentre l'Urss ne ha uno più largo, di 1,524 metri. La ferrovia è stata co- strulta all'Inizio di questo secolo, quando i due Stati erano ancora degli imperi. I motivi di questa incongruenza sono sicuramente , diversi, tuttavia non si può ■ non pensare a quando, cir! ca 2500 anni fa, la Cina era' divisa in piccoli Stati feudali, sempre in guerra tra loro, ed ognuno di essi aveva strade e carri con scartamento diverso, in modo da impedire od ostacolare l'invasione reciproca. Il treno si è fermato un po' prima delle stazione, in corrispondenza di una serie di gru fisse che hanno 11 compito di sollevare tutti i vagoni, per far scorrere via le ruote «cinesi» e montare quelle «russe». Il paesaggio è diverso da quello cinese, l'architettura russa attinge a piene mani dal neoclassi- co e il beige è il colore dominante; grandi cartelloni con improbabili operai e le bandiere rosse mostrano subito l'universo sovietico. Ma è proprio quell'aria démodée, trasandata e fuori del tempo, quella mancanza di insegne luminose e di opprimenti suggerimenti pubblicitari, uno dei fascini dell'Unione Sovietica. L'ora è sempre quella di Mosca LLA stazione non si nota l'allegria cinese, ' i negozi sono sforniti, le donne vestono in modo vistoso, con pettinature «cotonate» e trucco pesante che ricordano i nostri Anni Cinquanta. L'orologio segna l'ora di Mosca, le due e trenta di mattina, ma sono le otto e trenta. Nelle stazioni della Transiberiana alcuni orologi hanno tre lancette: una indica l'ora locale, un'altra quella di Mosca e la terza dà i minuti. In questo modo ci si rende immediatamente conto della vastità del territorio A! sovietico, che da Leningrado a Vladivostok abbraccia dieci fusi orari. La Siberia dunque..Ha la ferrovia più lunga del mondo, il lago;più profondo, la | foresta pio grande dét pianeta. Le autorità sovietichela considerano la nuova frontiera, la terra dalle immense riserve di carbone, petrolio, legname, metalli preziosi e gas naturale; un potenziale idroelettrico smisurato. Ma accanto a questi primati non bisogna dimenticare che, nell'immaginario collettivo, la Siberia resta quel che Gcrky ha chiamato: «la terra della morte e delle catene». I lavori della ferrovia transiberiana cominciarono nel 1891. Si parti dagli Urali, con progetto e capitali russi. Il governo zarista, che da secoli aveva favorito l'espansione verso Oriente, intendeva cosi collegare le province dell'Est, e in particolare il nuovo porto di Vladivostok sul Pacifico, e favorire la colonizzazione della Siberia. Le difficoltà furono immense, per il rigore del clima invernale, per le piogge estive, per le epidemie di anthrax siberiano, il carbonchio, per le numerose catene montuose da superare. Anche i condannati ai lavori forzati furono impiegati nella costruzione della ferrovia. Con la ferrovia cambiò la vita Inuovi insediamenti, abitati in genere da persone che provenivano dallo stesso villaggio, prendevano da questo il nome con il prefisso «novo». Né bisogna dimenticare le popolazioni indigene, dal Burlati ai Tungusi, dai Casachl ai Mansi, costretti a modificare 11 loro modo di vita, a partire dal nomadismo, e la loro religione, In genere di tipo sciamanico. Lungo la ferrovia ci sono villaggi con case di legno basse, con l comignoli che fumano mentre scende la sera. E' l'annuncio del lungo Inverno siberiano. Il treno, ora interamente russo, si è riscaldato di scene familiari, di bambini, di soldati che tornano a casa in licenza. Due donne sulla cinquantina entrano nello scompartimento e, dopo alcuni minuti di conversazione, ricoprono 11 tavolo con fogli di giornale pieni di macchie di grasso e imbastiscono una cena sostanziosa: carne fredda di manzo e di montone, lardo salato, formaggio stagionato, pane di segala, biscotti che trasudano burro, dolciumi. Ed Invitano tutti a mangiare. In effetti, 11 viaggio per i russi, ma anche per i cinesi, non è soltanto uno spostamento. Un viaggio è esperienza, discussione, confronto, un momento di vita, j É*TI' «jlbc; ne è; parte integrante.: Si mangia. In contl' nuazione e non si può farlo senza coinvolgere gli altri. Per gli altri è difflclle rifiu|tare, verrebbe considerato , un atto di snobismo, di rifiuto della comunità umana che si è formata- Si arriva a Cita, città conosciuta forse più per il gioco del «Risiko» che per gli studi fatti a scuola. La città è un Importante nodo ferroviario, il punto di congiunzione con la linea transiberiana orientale. Il giorno successivo c'è un nuovo cambio nello scompartimento: scendono le due donne e salgono due soldati dell'Armata Rossa. I soldati hanno grosse facce da bambini di campagna, che danno loro l'aria timida e sbruffona. Alcuni portano 11 cappello indietro come in certe Immagini della Rivoluzione. Si costeggia il lago Bajkal FUORI il paesaggio è cambiato; le colline brulle della Manciuria hanno lasciato il posto alla taiga e alle montagne della zona del lago Bajkal. Dopo la città di Ulan Udè, punto di incontro con la ferrovia che arriva da Pechino attraverso la Mongolia, si arriva al Bajkal che, con i suoi 1620 metri, è 11 lago più profondo del mondo. Dopo aver oltrepassato il Selenga, immissario del Bajkal, la ferrovia prosegue a mezza costa, con frequenti gallerie, per arrivare a IrIiut.-k, capoluogo della Siberia orientale. Questo tratto di ferrovia, detto transbaikalico, fu terminato in un secondo momento, date le difficoltà tecniche da superare. Durante la guerra russogiapponese del 1904-05, in inverno, sul lago ghiacciato, si fecero correre dei binari per sveltire il trasporto di armi verso U Pacifico. Nel periodo del disgelo. Invece, si avevano a disposizione1 due traghetti. Le soste nelle varie città sono sempre brevi: 11 tempo di scendere a fare due passi nella neve, di assaporare 11 freddo siberiano, di acquistare del cibo dal venditori e si riparte. Sulla banchina di una stazione, due donne trascinano una slitta per vendere i loro piatti caldi a base di patate lesse. Lungo la ferrovia si Incrociano sovente convogli in senso inverso che trasportano macchinari, automobili, carbone, legname. A Krasnojarsk si attraversa il primo grande fiume siberiamo, lo Jenissei, naturalmente ghiacciato. Dopo aver superato i monti Saiani e la catena dell'Aitai, si arriva a Novoslbirsk. La città, fondata alla fine del secolo scorso, era un villaggio per gli operai che costruivano il ponte lungo quasi un chilometro sul fiume Ob. Dopo Novoslbirsk ricompaiono le betulle che avevano accompagnato parte del viaggio precèdente. Con i loro esili tronchi, disposte quasi ordinatamente di fianco alla ferrovia, sembrano i fanoni di un'enorme balena. La steppa siberiana, ora ricoperta da una fitta coltre di neve, permette la crescita del resistente frumento russo. Il ristorante del treno non offre molta scelta; quasi tutti i piatti elencati nel menù non sono disponibili. Unico lusso il caviale. Al mattino del penultimo giorno di viaggio si raggiungono gli Urali. A Sverdlovsk, già Jekaterinenburg, ci fu l'ultimo tentativo dello zar di riprendersi il trono, e in questa città trovò la morte con tutta la famiglia imperiale. Vicino alla città, al chilometro 1777 da Mosca, un obelisco ricorda che 11 passa il confine tra Asia ed Europa. E l'Europa ci accoglie con una tempesta di neve che rende ancora più affascinante 11 paesaggio. Il treno prosegue per Perm, antica città mineraria, e Kirov, dove la ferrovia si ricongiunge alle linee per Leningrado, sul Baltico, e Arcangelo, sul Mar Bianco. Siamo ormai in Russia e i villaggi e le cittadine lasciano Intravedere le loro vecchie chiese ortodosse abbandonate. Nelle stazioni gli spalatori liberano gli scambi dalla neve. Il Volga si incontra, maestoso e parzialmente ghiac¬ ciato, a Jaroslav, una delle città sante che circondano Mosca. Fondata nel secolo IX e caduta per molto tempo sotto la dominazione mongola, nel secolo XVI vi si costruirono chiese e monasteri in uno stile originale. Dal finestrino si vedono le cupole a cipolla rivestite di ceramica azzurra, ciascuna sormontata da una croce d'argento. Passata Zagorsk, il treno arriva nella zona di Mosca. La capitale è circondata da città satellite e la strada ferrata serve anche come ferrovia metropolitana. Si arriva infine alla stazione di Mosca Jaroslavskij, il capolinea del viaggio. «Mosca amore mio tristezza mia», recita i adagio russo. Un sott. ^ strato di neve ricopre le strade, la luce invernale avvolge la città, il cielo è basso. Le vecchie auto nere sfrecciano veloci sui grandi viali, superando il taxi che va all'aeroporto. Il lungo viaggio attraverso un continente, bianco di neve dalla Manciuria a Mosca, è finito. Valerio Griffa Giorni e notti sulla Transiberiana IfRp IH 1 assai IH «Ili» i l , e1 à o i 1 ri

Persone citate: Bertolucci, Frisia, Mansi, Saiani, Ulan, Valerio Griffa