Sulle classifiche di dischi si proiettano mille note di celluloide di Enzo Gentile

Sulle classifiche di dischi si proiettano mille note di celluloide Colonne sonore: dati e ragioni di un fenomeno in espansione Sulle classifiche di dischi si proiettano mille note di celluloide PER la musica da film è tempo di alta marea: mal come in questo scorcio degli Anni Ottanta si è registrata una produzione così massiccia e Intensa, mal nei negozi di dischi è stata disponìbile una quantità tanto variegata di colonne sonore, e mal sul fronte degli auto- ' ri si sono riscontrati tanto Interesse e disponibilità neU'associare le proprie musiche alle immagini cinematografiche. E non dev'essere certo un caso che giusto in questi ultimi mesi il principe degli autori italiani, Ennio Manicone, abbia pubblicato due album, uno tratto dallo sceneggiato televisivo II segreto del Sahara, record domenicale di audience, e uno piii ambizioso doppio, Film music 1866-1987 che abbraccia le pagine più importanti di una carriera che lo ha visto ideare e firmare almeno trecento colonne sonore, A 58 annt Morricone è uno di quelli su cui non è mai calato il sole e questa antologia che raccoglie alcuni titoli celeberrimi, da II buono, il brutto, 11 cattivo a B clan dei siciliani, da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto a Sacco e Vanzetti, da C'era una volta il West a Mission, da Ogro a Cera una volta l'America, gli rende giustizia anche presso un pubblico di non addetti ai lavori. Segnalato da un quotidiano come la fortuna di molti registi (esagerazione: forse qualche merito circa la bontà della loro carriera lo avranno avuto anche i vari Leone, Petti, Bolognini, Bertolucci, Montaldo, ■Joffe, alcuni dei beneficiati dalle musiche di Morricone), il nostro autore più rappresentativo ha suscitato la curiosità della stampa specializzata inglese e persino due riviste dedite alle estremità rok come il Melody Maker e il New Musical Express gli hanno dedicato ampi servizi, interviste, recensioni di elogi sperticati. E sull'onda di tanti entusiasmi, In una fase storica attinse- gna delle sinergie tra le diverse forme di comunicazione, lo spazio e le attrazioni recuperate dalla musica da film risultano enormemente accresciuti rispetto a dieci, venti o trentanni fa, quando spesso e volentieri la'colonna sonora era considerata parente povera dell'opera cinematografica. Oggi, invece, alla musica, fors'anche per uno spietato ragionamento commerciale (ingolosisce assai poter vendere un film più volte, attraverso molteplici canali di sfruttamento, dal disco alla videocassetta, per esempio), viene giustamente riservata una collocazione di rilievo. Le cifre di vendita non sono complessivamente eccezionali, anche se spesso le colonne sonore insidiavano ottime posizioni ai big delle classifiche di dischi. Qualche esempio? Un record lo sta stabilendo l'album di «La bumba-, oggi già a 100 mila copie, ma il suo cammino non è ancora concluso. Venti mila copie hanno venduto •Platoon» e 'L'ultimo imperatore'. 'Beverly Cop 2» ìia ottenuto un buon successe con 30 mila copie. Buona fortuna ha avuto 'Absolute beginners*: 40 mila copie spinte dalla popolarità di David Bornie. Ma quali sono i motivi di una simile straordinaria accelerazione produttiva che affolla il mercato e celebra l'abilità di alcuni autori già affermati, mettendone in luce altri, giovani emergenti di belle promesse? «Per molti musicisti l'avvento del video-clip, la possibilità di coordinare il loro lavoro con le immagini, l'opportunità di stringere una sintesi di indubbia potenza espressiva è servito da stimolo fondamentale — spiega Ludovico Einaudi, 32enne compositore che sta lavorando alle musiche di Treno di panna, film d'esordio dello scrittore Andrea De Carlo, annunciato al Festival — Questo matrimonio ha dato vita a un nuovo linguaggio e credo che per questo autore in tal modo si sia aperto un mondo estremamente affascinante. E' un lavoro arduo e delicato, quello cui mi sto accingendo, ma anche di importanti gratificazioni: illustrare storie e immagini con la musica è proprio una splendida avventura». Fatto sta che l'Invasione in questi mesi ha assunto proporzioni Impressionanti e per l'appassionato orientarsi nel mare sterminato di colonne sonore pubblicate in Italia è un'impresa proibitiva: Innanzitutto perché di rado i dischi escono in contemporanea con il film e poi perché raro è poter ritrovare sul vinile quel che si è ascoltato, magari sbocconcellato come fondale, maltrattato da un cattivo impianto acustico, in una sala cinematoarafica. Ampissimo il ventaglio di proposte: si va da 8pace balls. commedia demenziale di Mei Brooks (allinea Kim Cannes e Jeffrey Osborne, Berlin, Pointer Sisters, Spinners: modesta) a Lost boys (Inxs, Roger Daltrey, Echo and the Bunnymen: rockettino sbiadito), da Less than zero dal libro omonimo di Bret Easton Ellls (Aerosmith, Stayer, Poison, Joan Jett, ovvero hard and heavy in pillole) a Dirty dancing (in testa alle hit parade americane grazie a Jennifer Warnes, Blow Monkeys, Eric Carmen: leggera, leggerissima), da Salvation (New Order, Cabaret Voltaire: decorosa nevi ioave) a The secret of my success (Bananarama, Pat Benatar: annacquatissime canzonette), da Private investigations (Bon Jovi, Levai 42, Tears far Fears: accozzaglia di successi non troppo fantasiosa) a Disorderlies (Fat Boys, Gtoen Guthrie, Cashflow.; rimasticatura di block music di serie B). Gli stessi italiani non sono stati a guardare e un paio di big della generazione dei cantautori sono scesi in campo: Pino Danieli al fianco di Massimo Troisi, in un trionfo di napoletanità, per Le vie del Signore sono finite, Lucio Dalla insieme a Mauro Malavasi per I picari di Mario Monicelli, dove i collezionisti di bizzarrie potranno archiviare un brano cantato da Enrico Montesano e da Giancarlo Giannini. L'indigestione, insomma, è alle porte, la sfida musicale nel cinema in pieno corso: la parabola non accenna a declinare e il martellamento è destinato a proseguire. Fino all'ultima nota. Enzo Gentile pp

Luoghi citati: America, Disorderlies, Italia