Per Enrico Mattei scompare l'aureola resta il mistero

Per Enrico Mattei scompare l'aureola resta il mistero Il presidente dell'Eni nella biografia di Italo Pietra Per Enrico Mattei scompare l'aureola resta il mistero ENRICO Mattei, leggendario presidente dell'Eni scomparso da ventisei anni, resta ancora oggi il personaggio più avventuróso nella vita pubblica italiana del dopoguerra. Il fascino della sua storia sta nel fatto di essere un caso in cui un grande successo di attivismo venne raggiunto nonostante grandi forze contrarie, contro quasi tutti Un caso classico, si direbbe, del genere che si verifica in America, più che da noi. Fu uno dei più grandi imprenditori italiani di tutti i tempi. Venuto dalla provincia marchigiana dove aveva fatto l'operaio, fu rappresentante di commercio e piccolo industriale a Milano, poi lo si ritrova partigiano ed esponente della de alla fine della guerra. Parti dall'incarico di liquidare l'Agip, un'azienda parastatale ritenuta inutile, per costruirvi intorno, in diciassette anni, una potenza industriale di prim'ordine, capace di preoccupare seriamente le grandi compagnie multinazionali che costituiscono uno dei maggiori centri di potere del mondo, le famose Sette Sorelle del petrolio. Libri su Mattei ne sono già stati scritti in Italia e all'estero e uno dei più bravi registi di cinema, Francesco Rosi, ha fatto un film giustamente famoso. Ora con Mattei la pecora nera, italo Pietra pubblica da Sugarco la biografia più completa uscita fino ad oggi del fondatore dell'Eni. •Morto nel momento giusto: fu detto di lui quando scomparve, nel senso che all'epoca della sua morte nell'ente petrolifero di Stato si stava esaurendo Io slancio delle iniziative a largo raggio più avventurose e si stava iniziando una prevedibile fase di assestamento per la gestione degli interessi energetici nazionali . Come si sa, una parte grandissima dell'attrazione esercitata dal personaggio di Enrico Mattei è nel mistero della sua tragica fine nell'incidente aereo di Bescapè, sul quale ha sempre pesato il sospetto di un attentato. La sintesi dell'atteso nuovo libro di Pietra potrebbe essere in alcune parole sulle quali l'autore insiste. SI, Mattei è morto nel momento giusto, ma giusto per chi?. «£' morto nel nw> mento giusto per i suoi nemici: risponde Pietra. Su questo punto che ovviamente appassiona chiunque prenda in mano un libro su Mattei, la conclusione è che, se fu un attentato, ormai si configura come un delitto perfetto, perché non se ne sono mai trovate le prove, nonostante la rilevante quantità di indizi che la nuova biografia riferisce con alcuni risvolti inediti. Questo libro di Italo Pietra era atteso perché è noto a molti che Pietra è stato amico e confidente di Enrico Mattei, da quando si erano conosciuti al Comitato di liberazione dell'Alta Italia a Milano nei drammatici giorni di fine aprile del 1945. Anzi la leggenda vuole che Pietra, ex ufficiale del servizio segreto italiano in Nord Africa durante la guerra, poi comandante partigiano, poi giornalista, avesse con il partigiano Mattei, divenuto presidente dell'Eni, un rapporto che poteva essere di speciale collaborazione. Questa leggenda data dagli anni in cui nascevano nuove nazioni dalle vecchie colonie nordafricane e capitava di intravedere qua e là a Rabat o ad Algeri Italo Pietra che a quei tempi scriveva per il Corriere della Sera, nell'allora famoso «Maghreb Circus» che era un club informale di inviati dei giornali di mezzo mondo. Pietra era sempre quello che riusciva a vedere più gente importante e a sapere più cose. Ma quando leggevano il suo giornale, -Diavolo di un uomo!', dicevano gli altri giornalisti, -chissà perché non scrive tutto quello che sa! Pietra è sempre stato invidiato per i segreti che conosce e non è mai stato un mistero che Mattel giustamente, teneva d'occhio il petrolio algerino. * * La fiducia di Mattei si vide quando nel 1960 Pietra divenne direttore del Giorno, il quotidiano che stava rinnovando il giornalismo italiano e del quale Mattei era divenuto il grand patron e il finanziatore, per potersi difendere dagli attacchi di buona parte-del resto della stampa. Deve essere stato inevitabile in una così completa biografia di un personaggio tanto complesso, togliergli qualche tratto di quello che può chiamarsi il mito di Mattel cioè i tratti da dominatore dell'azione, un po' titano, com'è rimasto nell'immaginazione comune. L'autore si sente spesso costretto a ridimensionare l'uomo e lo fa per lo più attraverso le frequenti citazioni, come piace a lui, da Bismarck a Leopardi, da Nietzsche a Madame de Se vigne. Purtroppo fra aneddoti e cronaca politica, per moltissime pagine Enrico Mattei, poverino, appare quasi un incidente sul percorso dei vari Fanfanl, Gronchi Segni e. Moro. Ma sarà stato senz'altro così. Si capisce che non tutto fu .action» nella meteora Mattei. C'era tanta politica delle Sette Sorelle straniere e dei llberaioni nostrani contro di lui, che una mattina addirittura in prima pagina 24 Ore sparò lo scandalo dell'Eni che stava cercando di mettere le mani sopra un po' di petrolio della Libia, come stesse compiendo un ladrocinio. Mentre le compagnie americane che cosa facevano? Oggi pare incredibile che ci sia stata un'Italia così. Oggi fa sorridere anche l'idea che con Mattei la società politica italiana scoprisse la corruzione. Sarà Ma almeno lui produsse ricchezza non a fini personali e i segni della sua impresa sono ancora là, dall'Iran alla Tanzania all'Argentina, i primi segni, dopo il disastro del fascismo, a dare a questo Paese il senso di nazione non ultima nel mondo. Franco Pierini Italo Pietra, «Mattei la pecora nera», Sugarco, 287 pagine , 20 mila lire.