San Vittore di Cesare Martinetti

San Vittore San Vittore si è sviluppato in questi ultimi mesi: •Devo anche dire che voi dalle carceri — risponde agli ex terroristi l'arcivescovo di Milano — lanciate a chi si crede in libertà messaggi interessanti, provocatori e sconvolgenti, che fanno riflettere profondamente su alcuni problemi individuali e sociali e sul modo di risolverli. L'uomo può, da nemico di una comunità, diventarne benefattore». Tema centrale di questo dialogo è il carcere. -In mancanza di altre soluzioni — dice il cardinale —può servire come momento di emergenza per fermare il prepo¬ tente indomabile, per rompere una catena ài violenza, per ricondurre alla ragione e alla socialità chi si è lasciato travolgere dall'istinto, dalla paura, dall'aggressività negativa. Ma non ci si può illudere pensando di ripulire la società riempiendo soltanto le prigioni». Per tutti i reati? Per tutti 1 colpevoli? «Non c'è reato che l'uomo non possa commettere, né peccato che Dio non perdoni a chi si pente veramente. Sono convinto — aggiunge Martini — che i Sistemi repressivi non recuperano i colpevoli, ma acuiscono e scatenano in essi i peggiori istinti che, prima o poi, trovano delle vittime innocenti. ZI dolore evitabile, anche se legalizzato, inflitto per forza non migliora il colpevole». La «terza via» tra 11 carcere a vita e l'amnistia generale è forse quella del lavoro esterno che l'ultima riforma penitenziaria (la legge Gozzinl) consente a tutti, anche agli ergastolani. Ma le ditti colta ad attuarla sono mol te: 11 lavoro è difficile per chi è libero, lo è ancora di più per chi è detenuto. Martini lancia una sfida alla città di Milano: -Mi pare abbia tante possibilità di lavoro, se venisse organizzato e magari inizialmente finanziato. Favorire l'inserimento di dete¬ nuti ed ex detenuti diventerebbe possibile, e più facile se ci fossero istituzioni capaci di garantire la loto presenza nella delicata fase di innesto tra deten:'tr. e mor.do del lavoro». Ci sono, dice l'arcivescovo di una grande metropoli dove questi problemi si sentono più forti, servizi sociali che mancano di operatori motivati e disponibili nel settore dell «-n'HA e dell'assistenza, arenazione, tossicodipci lenza, tempo libero. Inserire Ir questi servizi detenuti che hanno attitudine e disponibilità, sarebbe anche un modo di offrire loro la possibilità di dare «risarcimento sociale». E infine un Invito a tutti 1 carcerati: ■/ primi a operare la trasformazione del carcere e a convincere la società ad abolirlo siete proprio voi, attraverso la forza della ragione e della non violenza, per mezzo del dialogo». Cesare Martinetti

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