«Ho assolto Bucharin»
«Ho assolto Bucharin» Parla il vicepresidente della Corte suprema dell'Urss «Ho assolto Bucharin» «Senza dire la verità sul passato non potremo mai realizzare le riforme» «Ci saranno presto altre riabilitazioni» - «Trotzki? E' un altro discorso» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La seduta della Corte suprema dellTJrss, il 4 febbraio, durò due ore e mezza, e passò tra grandi emozioni. Perché all'ordine del giorno della Corte, 'il 4 febbraio, c'era il riesame di un processo tra i più dolorosi della storia dell'Urss. Quello che, clnquant'anni fa, condannò Nikholai Bucharin e Alexei Rikov. Nell'aula elegante e rotonda, al primo plano del gran palazzo grigio che si affaccia alla via Vorovski, c'erano tutti e 381 membri della Corte, quel giorno; anche i quindici presidenti delle Corti nelle Repubbliche, come richiede la procedura in casi del genere. Come andò la seduta? Parlarono in molti, ricorda il vicepresidente della Corte, Oleg Tiomushkln. Si alzarono a turno, dai loro scranni attorno al tavolo chiuso, ad anello, nel centro di un altro. .Prima di tutti, Mikhail Marov, che presentò la causa al Plenum. La riferi nei dettagli, per quaranta minuti. Poi, il procuratore generale. Alexander Rekunkov, che motivò il ricorso. E poi cominciò la discussione: parlarono Ismail Alkhazov, dell'Aeerbaidjan, Raimond Brise, lettone, Robert Tikhomirovich, capo del collegio criminale, Alexandr lakiemenko, ucraino. Alla fine intervenne il presidente, Vladimir Terebilov. E si passò al voti: all'unanimità, la Corte decise la riabilitazione postuma di Bucharin e degli altri.. Come andò, Oleg Petrovich. che cosa si disse, quel giorno? Nel suo ufficio foderato di legno di betulla, accanto all'aula del Plenum, Oleg Petrovich Tiomushkln racconta: con le parole; ma anche con gli occhi, lustri quasi, alle volte ; e con le mani, mobilissime, al riaffiora- re di ogni emozione. 'Andò che tutti si espressero con amarezza, con sdegno. Dissero che la gente deve sapere la verità, che accanto a Stalin ci furono altri colpevoli, canaglie come Iagoda, come Ezov, come Ulrich, ette presiedeva il processo, e come Vishinski, che in quel processo rappresentava l'accusa di Stato.. Fu, dunque, una riflessione collettiva sulle nefandezze del proprio passato? .SI, fu davvero cosi. Eravamo turbati: il nostro, non è retorica dirlo, è stato il tribunale della storia.. Eravate tutti d'accordo? •Per pensarla diversamente, bisognava essere dementi o mascalzoni.. E il presidente che disse? .Invitò i membri della Corte a esaminare la causa senza emozioni, da un punto di vista puramente giuridico.. E vi riuscì? «Purlarono tutti con forte emozione, eravamo tutti molto turbati. Anche il presidente, che pure ci aveva richiamato all'oggettività giuridica, parlò con ardore.. Che disse? .Che bisognava far sì che il nostro decreto riflettesse, senea nascondere nulla, le violazioni della legge commesse allora. Che durante l'indagine si usarono mezzi illegali, che si diede una valutazione sbagliata delle prove, che gli imputati furono privati del diritto alla difesa. Perché andò proprio così: l'accusa si basò sui metodi dell'Inquisizione, a cui rinunciarono tutte le società civili dopo la Rivoluzione francese. Questo decreto, disse ancora Terebilov, deve diventare un monito e un documento didattico per i giudici d'oggi, deve insegnare alla gente a reagire alle violazioni di legge.. E la fase istruttoria quanto è durata? .Non meno di due anni, nel complesso. Prima di presentare il ricorso, il procuratore generale ha dovuto fare molti controlli, interrogare un gran numero di persone, esaminare un'enorme quantità di documenti, Emanuele Novazlo (Continua a pagina 2 in quarta colonna)
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