Se il ministro si spara di Livio Zanetti
Se il ministro si spara Il modello thailandese contro la corruzione Se il ministro si spara Mentre i nostri occhi di italiani coscienziosi sono tutti puntati sull'orizzonte dell'Europa 1992 (anno della deregulation comunitaria totale), qualcosa di interessante sta succedendo anche nella Thailandia '88. Da quell'esotica plaga dell'Asia subtropicale ci arriva infatti una notizia piuttosto istruttiva, oltre che inaspettata. Il ministro della —rf*al casa. Chalermrhfli Li Buathang, accusato di aver venduto decorazioni a dei non aventi diritto, si è rinchiuso nel suo ufficio, ha scritto su un biglietto questa breve dichiarazione: «Mi considero implicato quindi non posso più continuare a vivere», e subito dopo si è sparato alla tempia una pallottola calibro 38. L'impressione sull'opinione pubblica è stata tale, specie quando si è appreso a quale modico prezzo erano stale messe in vendita le decorazioni incriminate (2 milioni 300 mila lire l'una), che.il Parlamento di Bangkok ha decretato seduta stante una «campagna siste¬ mngvsssnpmslctdrssQcnplp i matica contro la corruzione'). Questo sinistro episodio giuHge a dimostrare una volta di più, ove ce ne fosse bisogno, quale baratro separi ancora le società sottosviluppate del continente asiatico dalla quinta potenza industriale del mondo. Qui da noi nessun ministro si abbasserebbe fino a li traffici. Il commercio dei cavalierati (ma per royalties ben più elevate) è roba da portaborse. E chi oserebbe pretendere da un semplice portaborse il gesto estremo dell'hara-kiri? Quanto ai nostri ministri, cui compete caso mai la negoziazione dei grandi appalti pubblici, sono troppo laicamente moderni per praticare riti del genere. Inoltre — altro dato che sta a confermare quanto sia insormontabile il gap fra i due Paesi — qui da noi l'opinione pubblica è molto meno impressionabile, e si può ragionevolmente scommettere che nessun hara-kiii ministeriale riu- scirebbe a scuoterla dall'olimpica imperturbabilità con cui e solita reagire a un certo tipo dlnotizie. Con tutto ciò, non è detto che l'esempio di Bangkok sia destinato a rimanere del tutto infruttuoso. Qualche piccolo utile si può forse ricavarne. In attesa della rivoluzione copernicana, perché trascurare le piccole riforme thai—se; 'tromrr-uiUtW Joubert, si può sempre imparare tutto e perfino qualcosa di buono, perché non provare? Tanto più che siamo una società aperta, a tutto. Importiamo domestiche filippine e soft-ware giapponesi, pescatori tunisini e know-how americano, lavapiatti sudanesi e banchieri tedeschi: tanto vale farci mandare dalla Thailandia, se non proprio dei ministri ipersensibili, almeno quel progettino di legge contro il malgoverno che l'acerbo Parlamento di Bangkok ha finito di approvare nei giorni scorsi. Oltre tutto, non costa niente. Livio Zanetti
Persone citate: Joubert
Luoghi citati: Asia, Bangkok, Europa, Thailandia
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