Gli zingari «espulsi» dallo stadio di Angelo Conti
Gli zingari «espulsi» dallo stadio Sta diventando un caso lo spostamento dei trecento nomadi rom korakanè Gli zingari «espulsi» dallo stadio Devono lasciare la Continassa - Il nuovo campo, lungo la Stura, non è ancora pronto e già contestato: la zona è lontana da negozi e mezzi pubblici, in autunno è minacciata dalle piene del torrente - «Parcheggio» in caserma? «Mai» Nomadi. Per loro (abituati ad -errare alla ricerca di pascoli- come dice lo Zingarelli) uno spostamento di poche centinaia di metri dovrebbe essere uno scherzo. Ma il trasloco, da strada Druento a strada Aeroporto, sta sollevando un putiferio, anche politico. La querelle è nota: gli zingari devono lasciare la Continassa (lo Stadio incombe), ma accanto alla Stura, sui terreni comunali destinati al futuro campo, pascolano ancora le mucche. I tempi per costruire la nuova struttura (il costo è salito da un miliardo, previsto in un primo momento, a due miliardi) sono di 3-4 mesi. Troppi per le ruspe che incombono in strada Druento. decise a entrare in azione entro la fine di febbraio. Dove alloggiare i nomadi, in questi tre mesi? Nelle ex caserme Pugnani e Sani? I 302 rom korakanè che vivono alla Continassa non sembrano molto preoccupa¬ ti. «Attendiamo che qualcuno ci dica cosa fare perché, sinora, non abbiamo avuto indicazioni precise». Un gruppo di capifamiglia è stato portato, due settimane fa, in visita ai terreni destinati al nuovo campo: «La zona è ampia — commenta Zoran Alilovic. che ha fatto parte della commissione — e consentirà di avere più spazio e di ospitare una ventina di famiglie in più. Ci sono, però, due gravi problemi: la mancanza di mezzi pubblici e la eccessiva lontananza dai negozi e dalle scuole». Si pensa a una nuova linea di autobus mentre alcuni operatori, che si dedicano all'Inserimento sociale dei nomadi, hanno espresso perplessità «per un insediamento che ha come confini un fiume, una discarica, la tangenziale e i muri delle fabbriche». La possibilità di trascorrere qualche mese alla Pugnani e Sani fa strabuzzare gli occhi a più di un nomade: «Niente da fare. Sotto un tetto non ci andremmo mai. Figuriamoci in una caserma». Poi si accende la discussione (qualche donna vorrebbe «provare» a vivere fra quattro mura) e si finisce con raffermare, più o meno all'unanimità, che «se ne parlerà con Predo: vedremo cosa ci consiglierà lui». Fredo non è il capo dei korakanè, ma Olivero, il responsabile dell'Ufficio stranieri del Comune. Pur fra mille contrasti (e qualche inimicizia nata al momento di far rispettare i patti) è l'uomo più stimato dai rom torinesi. Nel suo ufficio di via del Carmine considera «evitabile» il ricovero temporaneo in corso Vittorio Emanuele. «/ tempi sono stretti, ma sono convinto che nel giro di 60 giorni la ditta die ha appaltato i lavori sarà in grado di costruire le attrezzature essenziali». Sembra una soluzione ragionevole, ma cozza con i tempi strettissimi per la costruzione del nuovo stadio. Due mesi di ulteriore attesa sarebbero troppi. Sembra riprendere, quindi, quota l'ipotesi «Pugnani e Sani» avversata duramente nella Circoscrizione Cit Turin. n gruppo consiliare psi del quartiere ha chiesto la convocazione di un'assemblea pubblica defininendo «sciagurato ed irresponsabile» il progetto e sottolineando, in modo assai critico, «ritardi ed errori di programmazione dell'amministrazione comunale». Qualche turbolenza anche nella Circoscrizione 5 che, pur esprimendo parere favorevole alla costruzione del campo sulla Stura, ha chiesto rigorose misure igieniche. Gli agricoltori e gli abitanti dei condomini vicini hanno intanto cominciato una sottoscrizione (raccolte, finora, oltre duemila firme) segnalando, tra l'altro, un rischio concreto: i terreni dove sorgerà l'accampamento sono soggetti a inondazioni e 1 nomadi, già nell'autunno, potrebbero finire sott'acqua. Angelo Conti
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