Bagnoli il gigante muore di Eugenio Palmieri

Bagnoli, il gigante muore VIAGGIO NELLE CATTEDRALI DELKACCIAIO PUBBLICO Bagnoli, il gigante muore Nell'84 per rilanciare l'impianto spesi 1120 miliardi - Ora si parla di bruschi ridimensionamenti - Nubi pesanti per l'occupazione - Il sindaco Lezzi: «Per ogni chiusura ci vuole una fabbrica nuova» Uno degli impianti più moderni d'Europa DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — La. strada scende da Posillipo e si affaccia all'improvviso sul dinosauro sempre meno fiammeggiante adagiato di fronte alla spiaggia. Il mare è un lago e si colgono d'infilata le splendide isole di Nisida, poi Procida e, vestita di foschia, Ischia. Il dinosauro è lo stabilimento siderurgico di Bagnoli. In questi giorni In molti stanno decidendo la. sua sorte: tramutarlo definitivamente in reperto archeologico come accaduto ad altri dinosauri dell'acciaio dislocati in mezza Europa, oppure rianimarlo fino alle massime potenzialità produttive. Per Napoli non è una differenza di poco conto trattandosi di uno degli ultimi poli industriali di una città con quasi duecentomila disoccupati. I diagrammi, le quote produttive, un tanto a nazione, assegnate nella lontana Bruxelles tra i potentati del tondino, il piano drastico della casa madre Finsider assediata da 10.000 miliardi di debiti, risultano - incomprensibili, fantasmi di promesse fatte e non mantenute, presagi di guerre tra poveri come potrebbe essere tra Bagnoli e Taranto. Ed è difficile spiegare alla gente della fabbrica, ridotta nel giro di un decennio da 10.000 a 3.000 persone, che l'unica soluzione, come propone il nuovo piano di ristrutturazione, e la sopravvivenza del solo treno superautomatizzato dove le bramme, enormi scatole di acciaio, vengono ridotte in nastri che serviranno per allestire frigoriferi, automobili, lattine. Il rischio di Bagnoli non è quello di chiudere ma di morire per consunzione, di tirare avanti àncora per qualche tempo in attesa che il blocco del turn over, che si protrae da dieci anni, riduca alla pensione buona parte degli occupati attuali. Per i 700 in cassa integrazione a rotazione si sa che non ritorneranno. • Come si fa a spiegare alla gente — afferma un sindacalista del Consiglio di fabbrica — che deve essere cancellato il più moderno stabilimento siderurgico d'Euro¬ pa, con un margine operativo lordo tornato positivo?*: E si perché la storia di Bagnoli, in questa fascia di territorio che ricorda un po' Calcutta e un po' Taiwan, il degrado sociale, l'economia del vicolo, l'attaccamento alla fabbrica, ripercorre itinerari già visti. Un cumulo di errori come a Oioia Tauro e il dissolvimento delle responsabilità. Nel 1984, infatti, il governo impegnò 1120 miliardi per l'ammodernamento e il rilancio dello stabilimento: ciclo continuo, spazi verdi, tagli occupazionali, niente più polveri che intonacavano di rosso irrespirabile le case adiacenti, gli scarichi a mare che lasciavano l'acqua limpida, un treno-robot dove i pochi tec¬ nici controllano, lontano dal calore, che il computer rispetti 11 programma. Bagnoli non ha mai marciato a pieno ritmo bensì intorno a 1,2 milioni di tonnellate e anche questo ha pesato sull'efficienza complessiva: oggi, dopo tre anni, lo si vuole ridimensionare a 600 mila tonnellate per trasformare prodotti «importati, da Taranto o da qualche altra parte. Una crisi siderurgica più dura del previsto, le pressioni degli altri partner europei, le motivazioni ineluttabili che si raccolgono tra i dirigenti. Ma nella fabbrica il clima è pesante. L'impressione è che il sindacato faccia fatica a gestire 11 malumore interno, che gli stessi napoletani avvertano poco o addirittura con disinteresse l'Importanza della posta in gioco, quasi si sia allentato il legame di solidarietà tra la cittadella siderurgica e l'altra Napoli. .Sapremo reagire al momento giusto, non bisogna perdere la calma., dicono al consiglio di fabbrica Pietro Lezzi, uomo di cultura, vecchio demartiniano, è da sei mesi il sindaco socialista di Napoli. Capelli bianchi, un bel vestito grigio («£' dell'SO», precisa), sembra più un laborista inglese che il primo cittadino della Campania. Lui è pronto e ha le idee chiare: .Ero l'unico insieme a Galasso a sostenere negli Anni Sessanta la necessità di mettere l'Italsider in un'altra zona, vicino al lago Patria. In questi anni sono state combattute battaglie generose ma improduttive. L'industria, di base è destinata al Terzo Mondo: meglio sarebbe stato impegnare le forze per altri tipi di industrializzazione'. Lo stabilimento di Bagnoli, il dinosauro, si adagia su 2 milioni di metri quadrati di terreno. I sospetti si rincorrono. Un bel boccone: qualche modifica al piano regolatore e si potrebbe avviare un nuovo sacco edilizio. Si parla di attività turistiche, di megapiani per fare della zona flegrea una nuova Costa Smeralda con l'interessamento di Iri, Eni e Fiat. • Tutte falsità, non è vero niente', risponde Lezzi. Nessuno ha presentato proposte e dal Comune dovrà passare ogni eventuale progetto». Secondo un'indagine dell'Isers l'età media dei dipendenti deiritalsider è di oltre 42 anni. Nuclei familiari composti in media di 3-5 persone che vanno avanti con un solo reddito che' non supera il milione e mezzo per 1 turnisti di notte. Lo stabili mento è anche un centro di quei servizi che le istituzioni hanno dimenticato: campi di calcio, da tennis, e anche 450 case che stanno per essere consegnate. Di fuori c'è la camorra che aspetta con i bambini che fanno da postini dell'eroina, che muoiono nei cantieri del lavoro nero. Eugenio Palmieri Tecnici giapponesi al lavoro a Bagnoli nel 1984, quando il centro fu rilanciato a livello europeo

Persone citate: Galasso, Lezzi, Pietro Lezzi