Anche il sindacato tifava Pirelli di Valeria Sacchi

Anche il sindacato tifava Pirelli Sperava neìFaccordo con gli americani per una riduzione dei tagli annunciati Anche il sindacato tifava Pirelli Lo sbarco negli Stati Uniti, aveva detto Villani (Filcea), è una via obbligata - Il piano della casa milanese prevede una riduzione di 2400 posti nel settore pneumatici MILANO — Per il sindacato dei chimici la notizia, giunta in tarda serata da Chicago, sull'accordo di principio tra Firestone e Bridgestone sarà una doccia fredda. Fino a ieri infatti aveva fatto il tifo per il matrimonio americano della Pirelli. Ancora nel pomeriggio Silvano Villani, segretario nazionale della Filcea-Cgil, aveva detto: «Per il gruppo Pirelli lo sbarco negli Stati Uniti è una via obbligata, per non restare tagliati fuori dal grande mercato mondicle. Noi speriamo che la trattativa con Firestone vada a buon fine, anche perché ci aspettiamo delle ricadute positive. Una parte delle produzioni, infatti, potrebbe arrivare da noi». La speranza era che dopo una positiva conclusione della trattativa Pirelli-Firestone il piano di ristrutturazione appena annunciato dall'azienda e che prevede un taglio di 2400 unità nel settore pneumatici, p ìsse essere attenuato. Le parti — r , , ire attenuato. Le parti — segreterie nazionali dei chimici e l'amministratore delegato della Pirelli pneumatici, Gianfranco Bellingeri — si erano incontrate lunedi informalmente. Il 29 febbraio si terrà un'assemblea nazionale del gruppo a Bicocca, poi riprenderanno le trattative ufficiali, e intanto il sindacato aveva lasciato capire che «molte cose dipendono dall'America-. Ma perché una via obbligata? Perché già oggi le produzioni ad alta intensità di mano d'opera (camere d'aria, giganti tessili per camion, per trattori o carrelli elevatori) sono state spostate nel Sud-Est asiatico, i prodotti a medio-bassa tecnologia sono sempre più destinati ad essere fatti in loco a «bocca di fabbrica», ossia vicino agli stabilimenti di vetture (è il caso della Polonia dove Fiat produce la 126, o del Brasile dove realizza la 127). Non resta dunque per i Paesi industrializzati che la fascia delle produzioni me dio-alte, destinate ad essere _ ,— dio-alte, destinate ad essere sempre più concentrate nelle mani dei grandi produttori mondiali. Pirelli, prima in Europa con una quota del 30%, resta un produttore locale, pur possedendo una tecnologia sofisticata nel prodotto medio-alto. Ora, il prodotto me¬ dio-alto è destinato ai tre grandi mercati, quello nordamericano che consuma 200 milioni di pezzi l'anno, l'Europa che ne consuma 160 milioni e il Giappone con 70 milioni. Altri 200 milioni di pezzi vanno nel resto del mondo, ma appartengono alla fascia bassa. -A livello mondiale il settore pneumatici ha un'eccedenza valutata nel 25%. Ecco perché nascono le concentrazioni ed ecco perché si va a inevitabili razionalizzazioni — spiega Silvani —; negli Anni Novanta, i produttori regionali resteranno con il prodotto medio-basso, e questo accadrà anche a Pirelli se rimane all'attuale dimensione. Di qui la necessità di giocare la carta americana*. Oltre ai 2400 eccedenti del settore pneumatici, più o meno ripartiti nei quattro stabilimenti di Tivoli, Villafranca Tirrena, Settimo Torinese e p.Ua ex Bicocca, il piano F.relli parla di altri 600 lavoratori che usciranno attraverso pensione, prepensionamento o dimissioni incentivate. Ora l'ipotesi di un matrimonio tra Firestone e Bridgestone sembra aver dato un colpo di spugna alla speranza che una parte dei 2400 tagli potesse venire riassorbita. Valeria Sacchi ,, . „ I Valeria Sae

Persone citate: Bicocca, Firestone, Gianfranco Bellingeri, Silvani, Silvano Villani, Villani