Guerra all'Aids senz'armi di Marco Neirotti

Guerra all'Aids, senz'armi Perché in Italia il virus cresce più rapidamente che in altri Paesi ed è legato alla diffusione di eroina Guerra all'Aids, senz'armi Nel piccolo Centro operativo di Roma lavorano 14 ricercatori e 7 segretarie - Il direttore: «Riusciamo appena a tenere in piedi la baracca» • Ritardi di tre anni nella prevenzione fra i tossicodipendenti DAI NOSTRI inviati ROMA — Istituto superiore di Sanità, viale Regina Blena: qui c'è il Centro operativo Aids, creato per fare ricerche, elaborare dati, proporre strategie. Vi si arriva tra androni, ascensori, lunghi corridoi. La strada è indicata da foglietti scritti a mano e fissati al muro con lo scotch. Si va fra' celle frigorifere a -30 con l'avviso «Non aprire, attenzior.o ai virus: Poi stanze ingombre di provette e alambicchi vietate a chi non indossa «maschera, guanti ed occhiali,. Superata una barriera di scale e lavoranti con trapani, si arriva infine alle sei stanzette del Centro operativo Aids. Ha in forza una ventina di persone, ma alcune sono «distaccate* al servizio epidemiologico, in un palazzotto distante duecento metri. Direttore del Centro e il dottor Donato Greco. E' stato al convegno internai- ..> sull'Aids di Londra, ha -lilla scrivania grafici e pe. - fuali Sei -ssicodipende: sieroripsit vi o con l'Aids. E' chiaro che in Italia andiamo malissimo, soltanto in Spagna hanno percentuali vicine alle nostre, ma là i tossicomani sono la metà', dice Greco. Non cerca di spiegare i dati: «Stiamo facendo studi. Qualsiasi cosa dica è una sciocchezza*. La proccupazione maggiore è di «tenere in piedi la baracca*. Cioè il Centro operativo Aids. «Quattordici ricercatori e sette segretarie. Pochi per quello che c'è da fare*. Si avverte un senso di frustrazione. C'è inve .e grande animazione nel reparto del Telefono verde Aids, una linea a chiamata gratuita (il numero è 167861061) con medici e psicologi che rispondono alle domande su questa malattia. Dalle 13 alle 171 telefoni squillano in continuazione per quesiti seri o drammatici, ingenui o stravaganti C'è, per esempio, la madre che chiede se il figlio che frequenta un corso di nuoto rischia 11 contagio. Dice la dottoressa Cristina Marceca: «In sei mesi di attività abbiamo ricevuto 27.5S? telefonate da ogni parte d'Italia. I quesiti sono stati 32.510*. Sono dati che rivelano il bisogno di saperne di più, dati positivi soprattutto perché se ne ricava un'altra considerazione: -Nel primo mese almeno il 20 per cento delle domande era motivato dalla disinformazione. Adesso la gente sembra meglio informata*. Un dato, però, resta sconfortante: i tossicodipendenti, proprio la categoria più colpita dall'Aids, chiamano pochissimo, sono appena il 3 per cer :c «Un'ulteriore prova di con:c- sia difficile comunicare con loro*. Le persone più numerose al consultorio telefonico sono quelle non a rischio (il 35 per cento), seguite da clienti di prostitute (10 per cento). Telefonano omosessuali, barbieri, infermieri, dentisti, commercian¬ ti; altre categorie. Quasi la metà delle chiamate arriva dal Nord, il 30 per cento dal Centro, il resto dal Sud e dalle Isole. Le domande più frequenti sono sulla trasmissione del virus e sulla disinfezione. Al Centro il dottor Giovanni Rezza, già consigliere dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, si occupa del rapporto tossicodipendentiAids. Rezza, dipendente del ministero della Sanità, al mattino timbra 11 cartellino all'Eur e cìopo, sovente, viene in viale Regina Elena all'Istituto superiore di Sanità (a quasi un'ora d'auto), per ritornare al ministero alle 14 (altra oretta d'auto); nel pomeriggio torna qui all'Istituto, il più delle volte lavorando fuori orario e senza retribuzione. Dice di guadagnare un milione 300 mila lire al mese e di «fare un pensierino a un lavoro all'estero*. Commenta i dati di Londra: «Sono cifre che, in gran parte, erano già note. Il convegno internazionale ha fatto da cassa di risonanza. SI, abbiamo un altissimo numero di tossicodipendenti sieropositivi, sfiorerebbe l'SO per cento a Milano, è fra il 25 ed il 40 per cento in altre città. Tre-quattro volte superiore ai dati del resto d'Europa e nordamericani. li virus trova, a volte, ambienti più favorevoli. E' bizzarro, imprevedibile. Tra i nostri tossicomani il contagio avviene soprattutto per lo scambio della siringa, più frequente da noi che altrove-. Sta studiando nuove strategie: «Guardiamo alle esperienze fatte all'estero e lavoriamo su due piani:' uno teorico e l'altro pratico. U lavoro teorico consiste nella informazione, cercando di mirarla il più possibile, e nel programmi specifici per il personale sanitario. Sul piano pratico si tratta di intervenire nelle abitudini del tossicomane. In Olanda e in Inghilterra è in corso un esperimento interessante. Si offre all'eroinomane una siringa nuova •• una usata. Così si otte due risultati: si avvici,. tossicomane, riuscendo sbasso ad instaurare un rapporto di fidu eia, e si evita la disseminazione di siringhe usate nei prati e nelle strade*. Questa pratica ha avuto bu'- ' risultati proprio fra 1 dn. i che sfuggivano al contre lei centri. Dunque, siamo ancora qui a raccogliere dati e a studiare strategie, a guardare s>"e esperienze degli al1 . .-1 mondo della droga. Si it persa un'enormità di tempo. Il primo rapporto dell'Istituto superiore di Sanità sull'Aids ha la data 5 dicembre 1986. ma da tre, quattro anni si sapeva della malattia e della sua spaventosa diffusione. Dice il professor Giovanni Berlinguer: «Certo, si paga il fatto che dopo la riforma sanitaria i servizi di igiene pubblica e di epidemiologia sono stati poco incoraggiati*. A Milano il professor Monti denuncia carenze, una situazione ospedaliera non all'altezza della realtà. Da tre, quattro anni gli altri Paesi occidentali hanno avviato programmi di informazione e di prevenzione con manifesti e pubblicazioni, nelle scuole, nelle carceri, nelle caserme. Per la lotta contro l'Aids l'anno scorso gli Stati Uniti hanno speso 1100 miliardi, 80 la Francia, 60 l'Inghilterra. In Italia sono stati stanziati 35 miliardi, altri 100 si dovrebbero aggiungere nel corso dell'88. Non sono pochi, ma per i meccanismi della contabilità deiln Stato pare non si riesca aspenderli; Finora dalle casse del ministero . ella Sanità sono usc;m ~jl> 'anioni per l'allestirne del Centro Operativo Aìùj, da quelle del ministero della Pubblica Istruzione 340 milioni per 1 nove centn ii ricerca. Tutto qui. Briciole. Hanno fatto molto di più le Regioni (quella lombarda, la più colpita dall'Aids, ha già speso 15 miliardi), sottraendo fondi al bilancio della sanità locale, cioè hanno tirato verso l'Aids Una coperta corta, lasciando scoperti altri Importanti settori. Finora a funzionare è stato il volontariato, che è 11 contrario dell'iniziativa politica. Più solleciti del governo sono stati Mike Bongiorno e Adriano Celentano: il primo con le decine di milioni che da Canale 5 fa arrivare all'Associazione nazionale per la lotta contro l'Aids, il secondo con i 200 milioni al professor Fernando Aiuti della stessa Associazione. Ben poco si è fatto per i centomila e più eroinomani, la maggior parte sieropositivi e potenzialmente grandi diffusori del contagio. E si è trattato per lo più di iniziative di enti locali. Sul piano nazionale si è mossa soltanto l'Associazione natfonale per !? lotta contro l'Aida (Anlaids), che vive di volontariato e di aiuti privati, presieduta dal deputato liberale Francesco De Lorenzo. Che dice: «Abbiamo pubblicato un opuscolo per i sieropositivi. Diecimila copie, con chiare spiegazioni scientifiche e norme di comportamento. Lo abbiamo diffuso soprattutto fra i tossicomani». L'Ani aids (vicepresidenti t . professori Aiuti e Moroni) si occupa anche del sieropositivo sul-plano legale: «Abbiamo avvocati che intervengono nei casi di discriminazione. Se uno é licenziato o non trova assistenza medica perché sieropositivo, tuteliamo gratuitamente i suoi diritti*. L'Associazione ha sponsorizzato- la campagna •Pubblicità, e Progresso» sull'Aids, ha Istituito trenta borse di studio da 12 milioni per ricercatori, collabora con 11 ministero della Difesa per il «monitoraggio», uno studio computerizzato sul giovani che alla visita di leva accettano di sottoponi al test. Quéste Iniziative sono costate 500 milioni, altrettanti verranno spesi nel prossimi sei mesi. Tutto denaro di privati. E' in corso ' un'indagine della commissione Sanità del Senato che durerà due mesi «per fare il punto sull'Aids in Italia». Il presidente senatore socialista Zito dice: «Ci si pone l'obiettivo di fornire un quadro esauriente di come stanno le cose, di cosa si può fare e di cosa si sta facendo, anche al fine di dare un chiaro punto di ri/erimento a un'opinione pubblica disorientata da allarmismi o sottovalutazioni del fenomeno che sta indubbiamente assumendo contorni molto gravi*. L'indagine è incominciata mercoledì 10 febbraio, dopo che il convegno di Londra aveva fatto da «cassa di risonanza» della drammatica situazione italiana. Angelo Conti Luciano Carino Marco Neirotti