Giustizia dimenticata
Giustizia dimenticata Convegno dell'associazione magistrati Giustizia dimenticata «Attendiamo sempre le riforme promesse al tempo dei referendum» • II caso di Roma: 110 giudici, 155 mila processi pendenti ROMA — Da Roma a Milano, da Venezia a Napoli, da Torino a Bari, un unico grido di dolore: la crisi della giustizia è da tempo giunta a livelli di guardia. Con assemblee aperte a tutte le categorie di cittadini, si è svolta ieri in ogni distretto giudiziario la «Giornata della giustizia». Una manifestazione che era stata Indetta dall'associazione nazionale magistrati sin dal 13 dicembre con: lo, scopo àxTendere •partecipe l'opinione pubblica e la classe politica delle gravi carenze organizzative e di struttura che impediscono di assicurare una giustizia celere ed efficiente. Ma la buona intenzione del sindacato dei giudici è naufragata dinanzi all'indifferenza dei rappresentanti politici, alle prese in questi giorni con una delicata crisi di governo e con beghe interne di partito dai risvolti imprevedibili. Il dibattito, perciò, si è risolto ancora una volta In un dialogo tutto interno alla categoria. Una categoria che era stata blandita con promesse di riforme alla vigilia del referendum sulla responsabilità civile del giudice e che poi ancora una volta è stata abbandonata al proprio destino. •Passata la tensione che ha accompagnato la campa¬ gna referendaria — ha sostenuto infatti il presidente dell'Anni, Alessandro Criscuoio, che ha preso parte all'assemblea di Roma insieme con Nino Abate e Franco Morozzo della Rocca, entrambi membri del Consiglio superiore della magistratura — sui problemi della giustizia sembra essere nuovamente calato il silenzio-. In pratica, di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, di potenziamento delle: strutture e del personale giudiziario, di incremento di competenze del giudice di pace per alleggerire i magistrati di processi meno importanti, di tutti quei problemi urgenti cioè sui quali in molti si erano dichiarati d'accordo, oggi nessuno più ne parla. -Siamo ancora nella fase delle parole come strumento di politica giudiziaria-, ha commentato amaramente Criscuolo. Eppure la situazione è sull'orlo del baratro. Dei 7350 magistrati attualmente in servizio, ha ricordato il presidente dell'Anni, solo 4500 affrontano casi giudiziari veri e propri. Gli organici sono incompleti e, specie nel settore della giustizia civile, il deficit fa registrare cifre allarmanti con una media di mille cause pendenti per ogni magistrato. E la giusti¬ zia civile è quella che «tocca» più da vicino gli interessi dei cittadini: in media una famiglia su tre è interessata ogni anno ad un procedimento di natura civile. A Roma, poi, la situazione è catastrofica. E' necessario un altro Palazzo di Giustizia perché mancano gli uffici. Il personale paragiudiziario è insufficiente. L'arretrato è spaventoso. «Cancellieri, segretarie, coadiutori e commessi — ha denunciato U presidente del, tribunale di Roma, Elio Amatucci — sono sotto organico del 25 per cento-. Negli ultimi mesi, malgrado sia cresciuto il carico di lavoro, cinque giudici e quattro segretarie hanno lasciato la capitale per altre destinazioni. •In dieci anni — ha aggiunto Achille Toro, magistrato del tribunale civile — t ruoli si sono triplicati. Complessivamente ci sono oggi 155.000 processi pendenti per un totale di 110 giudici. Gli arretrati, che a Milano sono di 180 procedimenti per magistrato, a Roma sfiorano i 650-. Nonostante tutto, proprio poche settimane fa un giudice del tribunale civile di Roma, che ha un indice di lavoro di 197. è stato mandato al tribunale dei minorenni di Marsala, che ha un Indice di 0,20. r. c.
Persone citate: Achille Toro, Alessandro Criscuoio, Criscuolo, Elio Amatucci, Nino Abate
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