Venga l'Habeas corpus

Venga l'Habeas corpus Venga l'Habeas corpus MASOLINO D'AMICO Siete mai rimasti chiusi in un ascensore? A me non è capitato, e non conosco quasi nessuno a cui sta successo «sul serio», ossia per un periodo di tempo davvero lungo, e senza possibilità di soccorso immediate. Sembra tuttavia si tratti di una esperienza spiacevolissima; per lo meno, è generalmente ritenuta tale. E' addirittura un incubo per i molti che davanti alla,minima possibilità di correre un tale rischio preferiscono, fate piani ■ e piani di scalea piedi." C'è evidentemente nella natura umana qualcosa che si ribella alla sola idea della limitazione forzata dei movimenti. Quando ero bambino una cameriera mi infilò per gioco dentro un materasso arrotolato; non l'ho dimenticato mai più. E se mi chiedessero senza pensare qual è la più orrenda fra tutte le disgrazie proposteci dai media in questi anni, indicherei senza esitare Vermicino. E' quindi con meraviglia che noto, ogni volta, la scarsa indignazione con cui la stampa, l'opinione pubblica, la stessa gente nei suoi discorsi commenta nel nostro bel Paese la piaga dei sequestri di persona. La violenza subita-da un indifeso — una ragazza, un bambino — durante un'ora o due suscita ghilterra e ha prosperato nel Nuovo Mondo. Da noi i semplici sospetti sul conto di un cittadino ancora fino a ieri consentivano a un giudice istruttore di tenerlo in galera per anni. Del resto fino a ieri un grosso numero di cittadini italiani, soprattutto donne e bambini, veniva tenuto praticamente sequestrato in casa senza che nessuno trovasse niente da ridire. Così come tanti di noi lasciano il cane chiuso in macchina,' convinti che la bestia non chieda di meglio, ieri (ma saranno proprio finiti, quei tempi?) mogli, figli, dipendenti passavano buona parte della loro esistenza sotto chiave. Con questo retaggio storico non sorprende se il pubblico fa a meno di scaldarsi per il fatto che un tale, per di più ricco, abbia trascorso sei mesi incatenato a un lettuccio e con un cappuccio in testa. Senz'altro interpretando il comune modo di sentire, i giornali definiscono spesso «felice» la conclusione di queste avventure: quando la vittima è stata rilasciata — spesso segnata per la vita dall'esperienza — quando il riscatto è stato pagato, e insomma quando è stato compiuto un delitto che buona parte del mondo civile considera nefando. più sdegno della prigionia, di solito in ambienti estremamente angusti, subita da un malcapitato magari per mesi e mesi. Ancora l'altro giorno il brigatista pentito Savasta difendeva sé e i suoi complici con una lettera alla Repubblica dall'accusa di aver torturato l'ing. Taliercio. Prima di essere barbaramente assassinato costui era Stato «soltanto» tenuto rinchiuso durante alcune settimarie (e interrogato da fanàtici imbecilli: ma questo esula dal nostro argomento). In seguito al rapimento e all'assassinio del piccolo Lindbergh molti Stati nordamericani istituirono per tali crimini la pena di morte. Nel passato ho sentito spiegare tanta severità con l'ondata emotiva che accolse la tragedia capitata a un eroe nazionale: comprendiamo quella reazione, si diceva più o meno, però noi italiani, eredi di Cesare Beccaria, non ci saremmo scalmanati fino a quel punto. Ma fu veramente isterismo? Le popolazioni anglosassoni hanno sempre tentato di garantire al massimo la libertà fisica dell'individuo. Il principio deìl'habeas corpus, ben noto ai fans di Perry Mason, è nato in In¬

Persone citate: Cesare Beccaria, Lindbergh, Perry Mason, Savasta