Confindustria: no di Romiti di Renzo VillareWalter Mandelli

Confindustria: no di Romiti L'amministratore Fiat rifiuta la candidatura alla presidenza Confindustria: no di Romiti I tre saggi ricominceranno da capo le consultazioni - Restano in corsa Lombardi, Patrucco, Mandelli e Pininfarina - Si fa strada l'ipotesi di una «presidenza istituzionale» TORINO — Romiti ha detto no. In un incontro di ieri mattina a Torino i tre saggi, incaricati di designare il nuovo presidente della Confindustria, hanno comunicato all'amministratore delegato della Fiat «l'emergere di una larga convergenza sul suo nomeo, da parte degli industriali italiani, alla successione di Lucchini. «Romiti — si legge in una nota di Corso Marconi — pur appressando l'alto significato della fiducia manifestatagli ha, con vivo rammarico, dichiarato di non essere in condizione di accogliere l'invito poiché le sue attuali responsabilità gli impediscono di dedicare il necessario impegno ad un cosi importante incarico». Si tratta di un no definitivo, da tempo nell'aria, che ha avuto l'avallo di Agnelli il quale ha più volte dichiarato che «Romiti non può lasciare la Fiat-, Per Coppi, Pichetto e Riello tutto ricomincia da zero. Non resta, infatti, che continuare il lungo giro di consultazioni con circa 300 persone tra componenti del direttivo e della giunta confindustriale, presidenti delle associazioni di categoria e territoriali, grandi imprenditori che, sino ad oggi, si sono tenuti in disparte. A questo proposito è facile presupporre che 1 saggi possano avere una serie di importanti colloqui mercoledì a Roma, in occasione del direttivo della Confindustria che raggruppa i 20 esponenti più significativi dell'imprenditoria italiana. Sulla rinuncia di Romiti, uno dei saggi e presidente dell'Unione Industriale di Torino, Giuseppe Pichetto, ci ha detto: «Sul piano personale, non come saggio ma come imprenditore torinese, sono dispiaciuto che una persona di caratteristiche politiche e industriali di grande valore come è il dottor Romiti non abbia potuto accettare la candidatura. Come saggi proseguiremo nelle nostre normali indagini, che non sono certo finite e che registrano grossi buchi, là dove era stato indicato il nome dell'amministratore delegato della Fiat». Che cosa potrà succedere a questo punto? Per l'attuale presidente Lucchini, a Milano per l'inaugurazione dell'anno accademico al Poli- tecnico, «chi siederà sulla poltrona di Viale dell'Astronomia a Roma non dovrà essere né il presidente dei grandi o dei piccoli gruppi industriali, né quello che guarda con più attenzione al Nord oppure al Sud. Dovrà essere, come me, il presidente di tutti gli imprenditori». Ed ha aggiunto che, pur non volendo entrare nel merito della vicenda del cambio della guardia (.«Spetta ai saggi che stanno procedendo nel loro delicato lavoro»), non si esclude una proroga dei tempi fissati: l'investitura ufficiale avverrà, come stabilito, il 18 maggio all'assem¬ blea della Confindustria. Caduto il «faro Romiti», le maggiori preferenze sembrerebbero andare ancora a Lombardi, Mandelli, Patrucco e Pininfarina anche se, come ha ancora detto Lucchini, «tutti sono importanti, ma nessuno é indispensabile». Per i primi tre pesereb- bero, però, alcuni veti incrociati. Su Mandelli e Patrucco, due degli attuali vicepresidenti e pertanto ottimi conoscitori della macchina confindustriale, sarebbero confluite parecchie preferenze e su ambedue potrebbe convergere anche il si della Fiat. A Mandelli, però, sarebbe già arrivato il «no» di De Benedetti, mentre 11 presidente dell'OUvetti, con Pirelli e Orlando, vorrebbe Lombardi alla guida degli imprenditori. Ma su quest'ultimo pesa l'opposizione degli imprenditori laici che 10 giudicano troppo vicino agli ambienti cattolici. Una soluzione che potrebbe mettere d'accordo i «grandi» sarebbe quella di Pininfarina, il grande carrozziere torinese, uomo internazionale non solo come parlamentare europeo, ma perché il suo talento imprenditoriale è conosciuto in tutto il mondo e negli Stati Uniti in particolare. Comunque, non si è mai riusciti a capire bene la sua reale disponibilità anche se, proprio la settimana scorsa, ha ribadito un «no» in sede di Consiglio della Federpiemonte, di cui è presidente. Se questi nomi non dovessero, per un motivo o per l'altro, esprimere il successore di Lucchini, si potrebbe pensare ad una «presidenza istituzionale»', di soli due anni, nel corso della quale si rimetterebbe a posto la Confederazione sul plano politico-ideologico, amministrativo e organizzativo in preparazione anche delle scadenze del 1992 che dovranno essere adeguatamente affrontate dall'imprenditoria italiana. In questo caso a guidare la Confindustria potrebbero andare o uno dei tre saggi (Pichetto, Riello o Coppi), o 11 presidente di una importante associazione territoriale o di categoria (Beltrami dell'Assolombarda, ancora Pichetto dell'Unione Industriale di Torino, e ancora Pininfarina della Federpiemonte). Sono, comunque, tutte e soltanto Ipotesi: i giochi si sono riaperti ieri con la rinuncia di Romiti e sarà il delicato lavoro dei saggi a sbloccare la situazione. La corsa è avvincente e sinora i colpi di scena non sono mancati. Renzo Villare L'amministratore delegato Fiat, Cesare Romiti, con alle spalle Walter Mandelli

Luoghi citati: Milano, Roma, Stati Uniti, Torino