In ospizio omicida per amore

In ospizio omicida per amore Quattro anni di arresti domiciliari al pensionato che uccise la moglie In ospizio omicida per amore donna, gravemente malata e in preda ad:atroci sofferenze.'M$&s$Ì$l£.,,9Ìp dì fa urie sparò 'Con un fucile, poi tentò il suicidio -"Tf" tribunale di Verona: ie ..ni .oìiwì finita» eutanasia» h'b DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VERONA — La vittima era consenziente. Cosi Angelo Blllo è tornato alla casa di riposo «San Oiuseppe», tra le nebbie di Ronco all'Adige, dopo la sentenza di venerdì sera che l'ha visto condannato a quattro anni di arresti domiciliari per avere ucciso la moglie Irma Cecchini, ammalata da 17 anni. Il sorriso della figlia Daniela ha accompagnato il suo breve viaggio verso la destinazione alla quale lo ha inviato la Corte d'appello di Verona, dopo soli quaranta minuti di camera di consiglio. Giudici popolari e togati si erano infatti trovati d'accordo subito sul fatto che erano davanti ad un caso esemplare di -morte pietosa-. Un lungo amore, comin-ciato quando Billo, di professione macellaio, aveva appena 19 anni — oggi l'uomo ne ha quasi 70 — e la sua Irma soltanto 15. Un amore che non si è di certo concluso il 27 gennaio dell'anno scorso, quando l'uomo si senti dire dalla sofferente moglie: «£' ora di farla finita-. Per questo — come disse al giudice istruttore nel luglio scorso e come ha confermato la sentenza — Billo prese il fucile, si avvicinò al letto della donna che attendeva il colpo mortale. Cosciente e consenziente. Poi l'uomo telefonò alla figlia Daniela per informarla di dove aveva messo 1 soldi, e tentò il suicidio sparandosi un colpo in bocca, n proiettile però gli aveva devastato il volto e l'aveva privato di un occhio, ma non era stato sufficiente a farlo morire. I soccorritori, per di più, erano arrivati proprio mentre l'ex macellalo tentava di raggiùngere la finestra della camera per gettarsi nel vuoto. Eutanasia, dunque. E che la donna fosse sveglia e «presente», al momento dello sparo, lo aveva confermato subito 11 certificato di morte del medico legale, Domenico Di Leo. La legge prevede chiaramente 11 caso di chi cagiona la morte con 11 consenso della vittima, e In dividua la pena tra 1 8 e 115 anni di carcere; La Corte d'appello veronese è andata sotto il limite minimo e Blllo potrà cosi rimanere vicino ai familiari, in semilibertà, ospite della casa che la pietà di un prete e la solidarietà di cattolici veronesi ha realizzato come ultimo rifugio dei carcerati nel difficile momento dell'uscita dal carcere, quasi sempre malati. Il caso di Angelo Billo forse non si è ancora concluso perché il p.m. Francesco Carbone aveva chiesto la condanna dell'imputato a 10 anni per omicidio volontario e quasi sicuramente, quindi, ricorrerà in appello. E' chiuso invece per l'opinione pubblica veronese nella generale solidarietà con il vecchio che aveva inteso esprimere il suo immutato amore decidendo di morire insieme con la moglie. La donna, è vero, poteva avere ancora qualche anno di vita. Era affetta da policitemia, poi trasformatasi in una forma di leucemia cronica. Ma poteva sopravvivere fra atroci dolori solo par¬ zialmente attenuati dalle cure. Il suo silenzio davanti al marito che aveva imbracciato il fucile è l'unico aspetto che eventualmente potrebbe fare discutere sulla sua volontà di morire. Ma non in questo caso — hanno detto i giudici — davanti anche a precedenti affermazioni della donna, confermate dai testimoni, che esprimevano il costante desiderio di morire. Si è davanti ad una sentenza con i caratteri dell'eccezionalità. L'alternativa era di bollare Blllo come assassino — questa era stata la conclusione del difensore Giulio Oppi — o di rimandarlo tra i familiari come persona perbene. La Corte non ha avuto dubbi. Negli ultimi vent'anni si sono registrati in Italia una decina di casi analoghi. L'ultimo risale al 1983 ed è noto come il «caso Paplni»: un padre uccise il figlio focomelieo. E' stato dunque .un atto d'amore quello del Billo? La morale cattolica non lo accetta. E proprio ieri. 11 vescovo di Verona, Oiuseppe Amari, ha inviato a tutti 1 medici della provincia una lettera dove invita a -difendere la vita-, « Voi — scrive 11 presule — che a titolo singolare servite la vita-. Angelo Billo ha invece ottenuto anche la solidarietà silenziosa del cognato, Enrico Cecchini, che non se l'è sentita neppure di testimoniare contro l'uccisore della sorella. Franco Ruffo

Luoghi citati: Italia, Ronco All'adige, Verona