Sei mesi con il terrore dell'Aids

Sei mesi con il terrore dell'Aids L'incredibile vicenda di due pompieri di Baltimora che soccórsero una donna sieropositiva ferita Sei mesi con il terrore dell'Aids Una negra era stata trafitta per sbaglio da una freccia durante una lite - Brewer e Britcher la caricarono in ambulanza, erano coperti di sangue - Subito si sparse una voce: «Era positiva al test Hiv», e per i due vigili fu l'inizio dell'incubo BALTIMORA — C'era un caldo Insolito a Baltimora nel tardo pomeriggio del primo giugno dello scorso anno, Jewel Foster Lyles, 25 anni, stava camminando per la East Federai Street. La strada era ingombra di bottiglie vuote e cartacce. Entro due settimane la signora Lyles, una negra statuaria, dalla fronte ampia e 11 sorriso luminoso, avrebbe dovuto dare alla luce 11 secondo figlio. Il suo aspetto scanzonato nascondeva una vita difficile. Aveva abbandonato la scuola a sedici anni e l'anno successivo aveva avuto una figlia da Jerra Lyles, che sposò cinque anni dopo. Ma il matrimonio non durò. Adesso aspettava un figlio dal suo nuovo ragazzo e viveva con 1 genitori in East Oliver Street, un isolato r.- East Federai. Pi ima cu ruettersi in maternità, lavorava come donna delle pulizie al Johns Hopkins Hospital. Mentre camminava, si accorse che poco lontano Andre Williams e Lamont Jones stavano prendendosi a botte. William e Jones erano all'angolo della via, di fronte ai muro di mattoni vivi di un edificio abbandonato. Stavano litigando furiosamente per una fidanzata. Jewel Lyles conosceva bene tutti e due. La sorella di Williams era stata la ragazza di suo fratello e lei stessa era stata a qualche grigliata estiva in casa Williams. Attraversò la strada e si diresse verso 1 due. Mentre si avvicinava, Jones cominciò a colpire Williams con la gamba metallica di un tavolo. William corse in casa e afferrò la prima arma che vide: l'arco da caccia smontabile di suo padre. L'arco a puleggia, usato per la caccia al cervo, era potente quanto una doppietta. Quando Williams sbucò di casa brandendo l'arco in cui aveva incoccato una freccia di ottanta centimetri con una punta di acciaio affilata come un rasoio, Jones stava attraversando la strada accanto alla signora Lyles. William gridò alla donna: -Attenzione!» e lei si gettò contro la catenella del marciapiede. Ma essendo incinta non potè essere troppo agile e fini scaraventata sul marciapiede. William scoccò l&lfreccia che colpi la signdr^Lyles all'ade dome, trapassandola da parte a parte. La donna si aggrappò alla catenella cercando disperatamente di sollevarsi. Se la prima fase della diffusione dell'Aids cominciò dagli ambienti omosessuali, la seconda, avvenuta soprattutto attraverso le siringhe usate dai drogati, ha avuto come teatro i quartieri negri e latinoamericani più poveri. E. nonostante le assicurazioni degli esperti medici che il rischio di trasmissione al di là dei contatti sessuali e delle iniezioni sia pressoché inconsistente, l'epidemia ha creato apprensione non soltanto tra chi vive in quegli ambienti ma anche tra 1 normali lavoratoli poliziotti e vigili del fuoco, che ogni giorno vengono a contatto con le vittime della droga e della violenza. Alle 17, John D. Britcher e Gary R. Brewer avevano appena cominciato il loro turno di notte. Britcher, 25 anni, è un omone con il volto da bambino e 1 modi gentili. Appartiene alla quarta generazione di una famiglia che ha sempre fatto parte dei pompieri di Baltimora. Fin dal 1981 lavora come infermiere, alle dipendenze del servizio medico del dipartimento di emergenza dei vigili del fuoco. Britcher si è fatto la reputazione di uomo d'azione, uno che odia stare dietro alla scrivania. Gli piace anche aiutare la gente: parte del suo tempo lo passa con 1 vigili del dipartimento cittadino volontari. Brewer, 41 anni, è vigile del fuoco fin da quando tornò dal Vietnam, nel 1969. E' magro, col volto butterato e gli occhiali da aviatore che non toglie mai. E' gioviale ma inquieto. Non ama correre sulle ambulanze (-Non è per questo che mi sono arruolato», dice), ma a causa della carenza di personale paramedico, come altri pompieri a Baltimora, deve essere in servizio con un infermiere due volte al mese. Britcher e Brewer stavano accorrendo a un'altra chiamata quando sì trovarono a passare a sirene spiegate per East Federai Street. Sentirono la radio gracchiare: 'Una donna colpita da una freccia*. Quando voltarono all'angolo della East Federai, Jewel Lyles era distesa a terra. -Sembrava un cervo ferito», ricordava Britcher. Una folla di curiosi si era già radunata intorno alla donna. Nel medesimo istante; arrivarono altri quattro vigili "del fuoi»sii^'un'autopompa.' Mentre questi tenevano pronta la barella, Britcher e Brewer, a mani nude e con le maniche inzuppate dal sangue che sgorgava dall'addome della signora Lyles, tolsero la punta e la parte posteriore della freccia che le uscivano dal corpo e cercarono di bendare la ferita. «Mi pare d'essere tornato in Vietnam», disse Brewer a uno dei pompieri. Britcher, Brewer e 1 vigili misero la signora Lyles, che ancora respirava, sulla barella e la caricarono sull'ambulanza dalle bande bianche e arancioni. Uno dei pompieri si mise al volante, Britcher e Brewer salirono dietro, con la signora Lyles. Nella corsa verso l'ospedale, la donna continuava a perdere sangue. Prima che fossero arrivati al pronto soccorso del Johns Hopkins Hospital il sangue copriva il pavimento dell'ambulanza e sgocciolava fuori filtrando sotto gli sportelli. Britcher e Brewer ne erano inzuppati. I due portarono la signora Lyles all'Area 4 per gli interventi di emergenza, dove fu preparata per un intervento chirurgico immediato. Se ne occupò il dottor Timothy G. Buchman, direttore del reparto traumatizzati adulti. Buchman, 32 anni, un uomo piccolo e tarchiato, dal faccione tondo e gli occhiali con la montatura metallica, somiglia un po' a Radar O'Reilly della serie televisiva -MA.S.H.». Laureatosi all'università di Chicago, venne al Johns Hopkins come interno nel 1980. Jewel Lyles respirava ancora, ma la pressione arteriosa era crollata. Buchman decise di tentare di salvare sia la madre sia il piccolo. Men¬ tre un assistente comprimeva l'aorta per dirigere il flusso del sangue verso 11 cervello e il cuore della madre, Buchman, aiutato da un ostetrico, praticava un taglio cesareo per liberare il bambino. La signora Lyles morì sul tavolo operatorio ma il figlio fu estratto vivo e dopo la rianimazione fu portato al piano superiore, nel reparto cure intensive per neonati. Le braccia nude di Buchman erano inzaccherate del sangue della madre è del bimbo. Al reparto neonati, una delle infermiere si ricordò che la signora Lyles era venuta all'ospedale per i controlli medici in vista del parto e andò a prendere la sua scheda. Scopri che la signora Lyles era sieropositiva, che era cioè portatrice del virus dell'Aids. L'infermiera chiamò subito una collega del pronto soccorso, al piano di sotto che si fece scappare la notizia con un poliziotto. La voce si diffuse rapidamente. Quando arrivò a Buchman, il chirurgo cominciò a temere seriamente di essere stato contagiato. BcsdvtpfLppnzetocWpnrtWcclsor Nel frattempo Britcher e Brewer si lavarono senza cambiarsi i vestiti intrisi di sangue e ripulirono col getto d'acqua di una gomma 11 pavimento dell'ambulanza. Attesero chiacchierando nei pressi del pronto soccorso finché il bimbo della signora Lyles non fu trasferito al reparto infantile. Poi, chiamati per un'altra emergenza, se ne andarono con l'ambulanza. ''Celiando il pon^ott'b^che! era 'stato al pronto'soccorso tornò alla sua stazione, chiamò il tenente Frank E. Welter, che era stato il supervisore dei turni del personale di emergenza nel settore Est di Baltimora negli ultimi otto anni. Dal racconto Welter risali all'incidente in cui erano intervenuti Britcher e Brewer. Weller sparse la voce e chiese agli uomini se avessero avuto tagli aperti o ferite. Weller disse che sarebbe andato all'ospedale per scoprire se la voce fosse vera. Infuriato che l'ospedale non avesse detto nulla ai due vigili delle condizioni della signora Lyles, Weller, un uomo tenace con paio di baffi sottili, andò al Johns Hopkins per chiedere la verità. Il direttore del servizi paramedici si rifiutò di parlare, non confermò né smentì nulla. Quando più tardi ufficiali del dipartimento dei vigili del fuoco chiesero al Johns Hopkins se la signora Lyles fosse davvero portatrice del virus dell'Aids, non ebbero risposta. L'informazione era confidèriziàle!; disse un1'responsàbile dell'ospedale.'1 ? ; Senza alcuna ferita aperta attraverso cui il sangue Infetto di Jewel Lyles avrebbe potuto entrare direttamente nella loro circolazione, Britcher e Brewer non correvano apparentemente alcun pericolo. Ma i due dell'Aids ne sapevano ben p< ■> perché non avevano mal uto alcuna istruzione .. n'argomento: La prima reazione di Britcher fu di non dare eccessiva importanza al rischio, ma Brewer divenne estremamente teso: passò 1 giorni successivi a cercare di scoprire se la signora Lyles fosse stata infetta dal virus dell'Aids. Disperato chiamò la banca del sangue del Johns Hopkins. «Ci rendiamo conto della situazione — fu l'ambigua risposta che ottenne —. Perché non chiama U suo medico?». Numerosi pompieri si rivolsero a Jef f DeLisle, presidente del Baltimore Firefighter Locai 734, per un aiuto. DeLisle chiese a un reporter di una stazione televisiva locale di. Indagare. Il- .reporter chiamò l'ufficio ,,dei jnedicq legale, che confermò che la signora Lyles era risultata sieropositiva. A quel punto, ricorda DeLisle, -scoppiò un pandemonio». Il 19 maggio. II Centro per Il controllo della malattie aveva annunciato i primi tre casi di lavoratori sani che erano stati infettati dal virus dell'Aids dopo un breve contatto con una grande quantità di sangue. Era la prima volta che si verificava una trasmissione del virus a lavoratori sani non attraverso un prolungato contatto con fluidi corporei né a Iniezioni. Quando il medico legale confermò che Jewel Lyles era stata portatrice del virus dell'Aids, la vicenda fini sulle prime pagine dei giornali di Baltimora. Brewer e Britcher furono assediati dai giornalisti e ricevettero pure alcune telefonate da squilibrati. Un reporter chiamò la moglie di Britcher in ufficio e le disse che il marito era risultato positivo all'esame per l'Aisd e stava intentando una causa per danni alla città. Una donna, che disse di essere una vittima dell'Aids, telefonò a casa di Brewer e, quando la figlia tredicenne le rispose che non era in casa, cominciò a commiserarla per avere un padre che si era preso l'Aids. Brewer era terrorizzato dalla possibilità di poter contagiare la moglie e i due figli. Decise di non dormire più con la moglie. -Ero molto preoccupato della faccenda, anche perché dell'Aids non ne sapevo niente», ha detto. Andò all'infermeria del dipartimento dei vigili del fuoco per consultare il dottor Edward O. Hunt. Il medico, insieme con il suo assistente Arthur T." Gordon, fece poco per rassicurare . Brewer: .Non possiamo farci nulla, se uno ce l'ha, ce l'ha». Brewer chiese di essere messo a riposo per lo stato di estrema tensione in cui si trovava, ma Hunt e Gordon rifiutarono. »Non aveva nulla», ha spiegato più tardi Gordon. Il medico era convinto che non non ci fosse nulla che lui o Hunt potessero dire a Brewer per tranquillizzarlo. Secondo Gordon, -pretendeva gli si dicesse che non c'era alcun pericolo». Quando Brewer chiese di essere sottoposto all'esame del sangue, Gordon gli consigliò di rivolgersi alla Croce Rossa. Brewer andò dal suo medico che gli consigliò uno psicologo. Con una lettera dello psicologo e del medico curante e un intervento del sindacato, riusci a convincere Hunt a farsi mettere In malattia. Amareggiato per il modo in cui era stato trattato, decise di dare le dimissioni alla fine dell'estate. Nel frattempo aveva avviato, dal suo medico, la pratica per un test sull'Aids a proprie spese Britcher all'inizio cercò di non dare troppo peso all'Ine! dente ma l'attenzione delta stampa e l'importanza data alla vicenda dai giornali locali e dalle stazioni televisive lo innervosì. Il sabato mattina, sei giorni dopo l'Incidente, si svegliò trovando la moglie in lacrime. Come Brewer aveva interrotto i rapporti sessuali con la moglie. Britcher fu dispensato dal sèrvizio per motivi familiari. Stette a casa una settimana poi andò in vacanza. Gli capitava di guardarsi spesso le mani e di sfregarle In continuazione, come se volesse cancellare le ultime tracce del sangue della signora Lyles. Il mese successivo si accordò con il dipartimento per sostenere un test per l'Aids al Mercy Hospital, nel centro di Baltimora. Ma neppure l'esame riuscì a rassicurare Britcher. Il Dipartimento del vigili del fuoco gli aveva dato un foglietto di carta con su scritto in lettere maiuscole -Test per l'Aids». Quando lo mostrò all'impiegata dell'accettazione dell'ospedale, ricorda Britcher, la donna gli lanciò un'occhiata furtiva e spinse 11 foglietto indietro con la punta di una matita. Britcher fu chiamato in un'ampia sala: disposte su una fila di lettini altre persone stavano donando il sangue. Apposta per lui c'era invece un'infermiera con in mano un contenitore oblungo con una vistosa etichetta arancione che diceva: -Materiale pericoloso». Avrebbe dovuto aspettare parecchie settimane, disse l'Infermiera, prima di ottenete il risultato del test. n terrore dell'AidB che Imperversava tra i vigili del fuoco e gli infermieri nelle settimane successive alla morte di Jewel Lyles si è adesso notevolmente ridotto. Il dipartimento ha introdotto alcune modifiche, ma ovunque la situazione pare essere cambiata assai poca Il dipartimento dei vigili del fuoco ha dotato il personale di emergenza di guanti, ma molti sono troppo piccoli per le mani di un uomo di corporatura media, ed è provato che in molti casi i vigili e gli infermieri non 11 usano; neppure negli incidenti dove il rischio di contatto con il sangue di un'altra persona è elevato. I test per l'Aids condotti nell'arco di sei mesi su Britcher e Brewer sono stati negativi. Ma i due non hanno ancora superato l'incidente. Britcher conta di sottoporsi a esami di controllo ogni sèi mesi. E alla fine dell'estate Brewer ha deciso di non dimettersi, il nuovo sindaco, di Baltimora ha appoggiato una proposta per portare a vent'anni il minimo di servizio necessario a un vigile del fuoco per andare in pensione. In questo caso a Brewer resterebbero meno di due anni di servizio: anche se lui continua a essere riluttante alle uscite in ambulanza ed è ancora ossessionato dall'idea di potere contagiare la moglie. -E' da quel primo giugno — dice — che mia moglie non è più la stessa». John li. Judis Copyright «The New York Times Magazine» e per l'Italia «La Stampa» Il medico legale confermò: la donna era portatrice del virus. Fu la fine della tranquillità e l'inizio della paura. I due erano trattati come se fossero stati appestati. Anche i rapporti con i familiari rischiavano di entrare in crisi. I test erano negativi ma la vita non fu più come prima Washington, giugno '87. Agenti in guanti di gomma bloccano un uomo che protesta perle discriminazioni contro i malati di Aids (Ap)