Siniora: «Senza Arafat non si può trattare»

Siniora: «Senza Arafat non si può trattare» A colloquio con il leader dei moderati palestinesi: «Potremmo risolvere la crisi in poche ore» Siniora: «Senza Arafat non si può trattare» TORINO — Hanna Slniora è la voce più autorevole del moderati palestinesi, molti vedono in lui l'interlocutore privilegiato nelle trattative sul futuro assetto dei territori occupati qualora Israele dovesse superare le intransigenze interne che ostacolano l'avvio del dialogo di pace. Da anni, fra mille difficoltà, dirige il quotidiano di Gerusalemme in lingua araba Al Fajr; arrestato cinque volte, sta > ora compiendo in Occidente un'intensa missione di buona volontà: nei giorni scorsi si era incontrato a Washington con il segretario di Stato George Shultz, sabato avrà un colloquio con il Papa in Vaticano. Lo abbiamo intervistato a Torino dove Sinlora si trova ospite della federazione provinciale del pei assieme all'avvocato Fayez Abu Rahmeh, presidente dell'ordine forense di Gaza. Lei rappresenta idealmen¬ te 1 «palestinesi dell'interno», quelli che vivono entro i confini dello Stato ebraico. Accettate di negoziare con le autorità di Gerusalemme? •La nostra disponibilità è totale. Sono anzi convinto che se ci venisse offerta la possibilità di sedere al tavolo della Conferenza internazionale di pace potremmo risolvere la questione nel giro di poche ore. A patto tuttavia di accedervi con una delegazione .scelta in libertàiàftila.nostra gente. Una pregiudtz siale che non spetta a noi rimuovere in quanto dal 1976 gli israeliani ci impediscono di svolgere le elezioni nella striscia di Gaza e nella West Bank'. Il primo ministro Shamir dice di non prevedere sviluppi a tempi brevi del dialogo con la controparte palestinese perché gli arabi non sono pronti ad accettare le proposte che Israele intende formulare. Cosa risponde? •Mi sembra una presa di posizione priva di senso. La verità è che lui non offre nulla di nuovo. Farebbe meglio a mettere in ordine la propria casa e superare le divergenze con il ministro degli Esteri Peres, di tutt'altro avviso. Spetta a loro compiere la prima mossa, le nostre posizioni sono chiare: vogliamo l'autodeterminazione ed il riconoscimento dei diritti di un popolo privato della patrittieeittima'. i;aVv* x*i .Anche. Arafat chiede di inserirsi nel colloquio ma continua a rifiutare di riconoscere resistenza di Israele... •Il 93 per cento dei palestinesi che vivono nei territori occupati si identifica con la piattaforma programmatica dell'Olp. Arafat resta l'elemento chiave di qualsiasi negoziato, tenerlo fuori della porta è impensabile'. E se le trattative si svolgessero sopra la vostra testa, per esempio direttamen¬ te fra Israele e la Giordania, Paese del quale siete stati cittadini fino al 1967? «Non nutriamo pregiudiziali nei confronti di nessuno purché il risultato finale premi le nostre aspirazioni. Se re Hussein non ci vuole fra i piedi, ci lasci in pace, e lo stesso discorso vale per chiunque altro, comprese certe frange del mondo arabo. La sollevazione popolare in at(o daU'8 dicembre dimostra: che siamo cdjWci'fttVfni dare avanti con le nostre sole forze'. Come mai la rivolta è scoppiata adesso e non durante i lunghi anni dell'occupazione israeliana? •E' semplice. Le giovani generazioni hanno detto basta all'odio ed al sospetto reciproco, intendono scrivere un nuovo capitolo di storia basato sul mutuo rispetto, sulla collaborazione,. Piero de Garzarolli

Persone citate: Arafat, Fayez Abu Rahmeh, George Shultz, Hanna Slniora, Peres, Piero De Garzarolli, Shamir, Siniora