Le trasgressioni di un sarto tranquillo

Le trasgressioni di un sarto tranquillo moda Le trasgressioni di un sarto tranquillo NON si tratta solo di trasgressione, a quella ci pensano già in tanti. Lui, JeanPaul Gaultier, va oltre. Lo chiamano l'enfant terrible della moda francese. «Ma ho quasi 36 anni, e comincio a sentirmi un po' vecchio per questa definizione», dice Gaultier: e intanto negli occhietti furbi brilla l'ironia di chi non ti darà mai la soddisfazione di sapere se sta parlando sul serio o se è soltanto un'altra provocazione. Provocatore, genio? Il dibattito su chi sia veramente Jean-Paul Gaultier, autodidatta della moda asceso irresistibilmente dalla banlieue parigina agli altari della fama internazionale, si riapre a ogni sfilata. Sfilata? Macché. Gaultier non fa sfilate, ogni collezione è una carrellata di colori, forme e colpi di scena che spiazzano regolarmente l'establishment dell'haute couture. Dopo aver messo la gonna agli uomini, denudato le spalle maschili, enfatizzato i seni delle donne ingabbiandoli in enormi conchiglie o spirali puntute di metallo, dipinto gli ombelichi delle modelle, insomma dopo aver demolito gli stereotipi giocando sulle ambiguità, eccolo con nuovi abiti-gag per la primavera-estate. Per l'uomo si comincia con un'ironica dissacrazione della virilità: i pantalone aderenti, da macho, con tre uccellini sulla cerniera, resi mobili da molle. Poi ecco un tutù tempestato di fiori da portare a torso nudo con solo due corolle sui capezzoli. E qui molti si innervosiscono sostenendo che Gaultier trasforma gli uomini in travestiti. Ma lui non fa una piega, anzi si diverte e ribatte con l'ennesima provocazione: «Non credete che ciascuno di noi sia un po' bisessuale? Non credete che sia ora di distruggere questa barriera nell'abbigliamento maschile e femminile?». E se non lo credete, pazienza. Tanto lui lo fa lo stesso. Ma certe calze di pizzo, e certi cappelli alla Greta Garbo addosso a un uomo non sono eccessivi? «Quelle sono provocazioni», ammette Gaultier creando ancora più confusione. Intanto la carrellata procede e arrivano leggere camicie color banana che si prolungano per diventare ampi pantaloni e creare un effetto tropical gangster in cui Kid Creole si troverebbe senz'altro a suo agio; subito dopo appaiono i pantaloncini elasticizzati tipo polpe, corti al ginocchio da indossare con serie giacche e stivaletti squadrati. E passiamo alla donna. Per lei questa primavera ci sono i blazer elasticizzati c gessati alla Al Capone che dalla vita in giù diventano dei body. Alle casalin ' ghé'invéce Gaultier dedica una versione raf finalissima del grembiule in chif- _~«* fon di seta da indossare su ampi pantaloni e giacche blazer dalla forma ottocentesca che sottolinea le rotondità del sedere e del fianchi: e per tranquillizzare chi non è magrissima le fa indossare da modelle ben più che rotondette. Per la sera, seni al vento. Il gioco del ti vedo e non ti vedo decisamente non è il suo forte: Gaultier va al sodo e con modelli in tulle di stretch trasparentissimo, scopre il busto. Altro che nude look! D'altronde Gaultier lo ammette: il seno è per lui una piacevole ossessione: «Può darsi che a volte esageri, ma ritengo che se una cosa è bella bisogna crearle attorno un po' di esagerazione perché tutti se ne accorgano», dice. A questo punto viene da pensare che i suoi modelli siano quasi importabili e non è vero. Sono capi dalle proporzioni precise, sobrii nei tessuti e nei colori, con un'ottima vestibilità. E' il modo di accostarli e accessoriarli che li rende d'avanguardia. Le creazioni del sarto francese si suddividono in 5 linee, le prime due — per uomo e donna — portano il suo nome, la terza si chiama Bogey's, la quarta Jean-Paul Gaultier Stretch e sono tutte prodotte e distribuite dall'azienda fiorentina Gibò. L'ultima linea è nuovissima e molto economica: uscirà questa primavera e si chiamerà Jean-Paul Gaultier Junior. Nasce dal sodalizio con un altro stilista fuori dagli schemi, Elio Fiorucci, che si è anche impegnato a produrla. Si tratta di 70 pezzi base che vanno dal jeans all'abito da sera. Ci sono giubbotti corti corti con maniche a palloncino e piastre d'alluminio al posto delle tasche; pantaloni a cinque tasche larghissimi stretti in vita da alte cinture, tailleur alla Lauren Bacali. Niente di trascendentale, quindi. No, almeno nelle linee, decisamente sobrie. Lo choc sta nelle fantasie composte ora da piccole ossa, tibie per l'esattezza, oppure scheletrini sonnacchiosi e sornioni... Gaultier sostiene che queste sue «macabre» invenzioni non vanno lette come un riconoscimento alla violenza, ma semmai come il piacere della sorpresa, del gusto di giocare. «Io amo il rock e sono cresciuto con i Beatles e i Rolling Stones, però non mi scandalizzo se andando a un concerto heavy metal vedo ragazzi che indossano giubbotti con il teschio ricamato sopra. E allora perché sorprendersi se ho deciso di trasferire quest'idea su giacche di taglio classico e vestiti da educanda?». Gaultier vuole stupire, divertire e divertirsi. E' una sensazione che gli è sempre piaciuta, fin da ragazzino quando imparava da sua nonna, cartomante ed estetista e con la quale ha vissuto molti anni, che cos'era la bellezza. Studente non molto brillante ha incominciato a esprimere la propria creatività disegnando centinaia di schizzi: «Ma ero timido e non osavo presentarli di persona, così li spedivo a tutti gli stilisti di Parigi». A 18 anni, proprio il giorno del suo compleanno, Pierre Cardin lo chiama a lavorare come suo assistente. Comincia così la sua formazione, prima alla scuola di Cardin, poi con Jacques Esterel e Jean Patou. con il quale nel '76 crea la sua prima collezione: è una catastrofe dal lato commerciale, ma nel mondo della moda se ne parla ancora. Due anni dopo ci riprova con l'aiuto di un partner giapponese, Kashiama, che ancor oggi produce su licenza le creazioni di Jean-Paul per il Giappone e l'Estremo Oriente. Tutto fila liscio, il successo, questa volta non tarda «a'^arrivare. Nelli» Jean-Paul e l'azienda italiana Gibò diventano partner inseparabili. ! Biondo ossigenato, I amante del bianco e del M nero (i colori della te0^ levisione degl Anni 50, quelli della sua infanzia), in poco tempo diventa lo stilista preferito delle rockstar: Boy George, Sade, Spandau Ballet. Bowie, Madonna e Sting sono suoi clienti affezionati. Oggi Gaultier possiede boutiques a Milano in via della Spiga, a Tokyo e ovviamente a Parigi al 6 di Rue Vivienne. A prima vista sembra un tipo fin troppo comune, 9on fuma, non beve, è innamorato dell'Italia, gli piacciono gli spaghetti e la buona tavola, guarda molto la televisione e il suo lavoro lo apk passiona più di ogni altra cosa. pare il ritratto di un tranquillo borghese. «E forse lo sono davvero un po': faccio una vita senza sorprese, ma nello stesso tempo invento de bod' ghé'indedicafinalisgrembfon di indosssu am sono i blazer ati c gessati pone che dalla diventano Alle casalin e Gaultier a versione raf a del in chif- _~«* a da due a — e, la ey's, Paul sono stri fiofe dama modara. Duprovapartnshiamproducreazper istremfila quest«a'^Jeanitaliapartn! BioI amaM ner0^ le5Ogde bin vikyo rigi ne. 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Tutto o, il successo, olta non tarda rivare. Nelli» ul e l'azienda Gibò diventano nseparabili. ossigenato, del bianco e del colori della tene degl Anni uelli della sua nzia), in poco mpo diventa lo lista preferito elle rockstar: Boy George, Sade, Spandau Ballet. Bowie, Madonna e Sting sono suoi clienti affezionati. Gaultier possieques a Milano lla Spiga, a Toviamente a Pa di Rue Vivienma vista sembra fin troppo co9on fuma, e, è inna dell'Itaiaccio spa la aa l

Luoghi citati: Estremo Oriente, Giappone, Italia, Milano, Parigi, Tokyo