Nella riserva dei Miccosukee gli indomabili indiani di Pier Paolo Cervone

Nella riserva dei Miccosukee gli indomabili indiani Nella riserva dei Miccosukee gli indomabili indiani j A KICCOSUKEE iÀ IV/1 indian village. You are welcome». Il cartello di benvenuto è sulla Interstate Highway 41, l'autostrada che da Miami si spinge all'interno del parco nazionale delle Everglades, a Sud-Ovest della Florida. In questa ragnatela di paludi vivono ancora oggi i discendenti dell'unica tribù di indiani che non si è mai arresa al governo federale degli Stati Uniti. Sono rimasti in 500. Abitano in decorose casette (su tutte spunta l'antenna tv) allineate lungo la strada, conosciuta anche come Miami Trial, che corre a fianco di canali dove sfrecciano gli «airboats». battelli spinti da una grossa elica clie portano i turisti nel mondo incontaminato delle Everglades. Ma sul retro delle case, in mezzo al giardino, ci sono le tradizionali ••chickees». capanne coperte di rami di palma e aperte di lato, che si vedono su alcune isolette delle Everglades chiamate «hammocks». Nella loro terra i Miccosukee devono rispondere solo alle leggi tramandate dal leggendario capo Osceola che nel 1835 sconfisse i soldati di Washington. Mentre gli altri indiani, confinati nelle loro riserve, vivono .sotto l'attento controllo di funzionari statali, i Miccosukee dispongono liberamente di un territorio di 800 chilometri quadrati. Ed hanno fatto un bel business, nella sana tradizione di queir «american way of lite» che non si voleva imitare. 1 Scuole, supermercato, casennetta dei vigili del iuoco. ristorante, distributore di benzina. Ai Miccosukee non manca niente. Madri e tiglie. nel tradizionale abbigliamento, si avvicendano dietro i banconi del negozio di souvenirs. Vendono anelli, collane, cartoline, bambole, tappeti, camicioni. cappelli, maglie e soprammobili. Per entrare nel villaggio, ricostruito abilmente ma in un'atmosfera freddina e artificiale, i turisti devono per forza passare dal negozio. E chi ha il coraggio di tornare a casa senza un ricordino indiano? Sotto i «chickees» abili mani lavorano tessuti dai colori sgargianti. Ma solo le donne più giovani usano filo e ago. Le anziane della tribù non disdegnano le macchine da cucire, anche se i modelli sono vecchiotti. Gli uomini, come gli antenati guerrieri, si esibiscono in furibonde lotte, davanti a cineprese e macchine fotografiche, per domare gli alligatori. Il villaggio ha quattro «chickees» per una visita breve nel mondo dei Miccosukee. Ecco la cucina, con tronchi di cipresso intorno al fuoco che rappresentano il cerchio della vita. Poi la camera da letto, con piattaforme sopraelevate per difendersi da rettili e insetti. Infine, camminando sulla sabbia, si raggiungono due specie di laboratori per il ricamo e il cucito. Nella più grossa capanna del villaggio una galleria di ricordi e testimonianze del passalo: ritratti, loto ingiallite, mappe, documenti, costumi, utensili, armi. E' stato costruito tutto in fretta, nel giro di un anno. L'idea è venuta a Buffalo Tiger. presidente del Consiglio generale della tribù (dodici membri), l'uomo che nel 1981 ha concluso una trattativa con il governo federale che si trascinava da quasi trent'anni. A Buffalo i Miccosukee devono tutto. Si rivolsero a lui. nei primi Anni 50. quando decisero di far valere i loro diritti su quelle terre che li aveva visti combattere (e vincere) tre guerre a fianco dei Seminoie contro l'esercito degli Stati Uniti. Tiger viveva a Miami, si era sposato, lavorava nello studio di un avvocato: era l'unico che conosceva la lingua e le leggi dei bianchi. Non ci pensò su due volte: lasciò la moglie, si licenziò e tornò nelle paludi, in mezzo al suo popolo. Dopo i primi insuccessi, nel 1962 i Miccosukee sfoderano la carta vincente: un documento, validissimo, del 1839. firmato dall'allora presidente degli Stati Uniti. Martin Van Buren. garantiva a tutte le tribù Seminoie un territorio di cinque milioni di acri (pari a 20 mila chilometri quadrati) se si lossero impegnate a vivere in pace nel Sud-Ovest della Florida. Quel documento, scovalo da un amico degli indiani in un archivio del Bureau ol Indian Affairs di Washington, costrinse il tribunale di Tallahasee. capitale dello Stato, a riconoscere ai Miccosukee, unici superstiti dei Seminoie, il diritto su quella terra, pari a un settimo dell'intera Florida. Che fare? Cacciare gli americani che nel irattempo abitavano la parte meridionale della penisola? Impossibile. Comprare la terra dagli indiani? Lo proibisce la credenza dei Miccosukee: la terra non appartiene a loro ma al divino creatore, il ■ Great Breathmaker». L'accordo è recente, risale al 1981 Builalo Tiger è riuscito ad avere dal governo fe derale un milione di dol lari (quasi un miliardo e 600 milioni di lire) e il di ritto perpetuo a disporre di un territorio di 800 chilometri quadrati, oltre alla rendita di tre milioni e mezzo di dollari che gli Usa versano ogni anno alle tribù. I Miccosukee vanno fieri della loro indipendenza. Anche se nel villaggio sono arrivati hot-dogs. hamburgers e televisione, possono ripetere la «Green Corn Dance», un rito che si rinnova ogni anno a giugno quando vengono nominati i nuovi guerrieri in una zona segreta delle Everglades. Pier Paolo Cervone Florida: con barca e pagaia nelle intricate paludi delle Everglades

Persone citate: Buffalo Tiger, Green, Martin Van Buren

Luoghi citati: Florida, Miami, Stati Uniti, Usa, Washington