Secondo uno scienziato americano per l'Aids sarebbe tutto da rifare

Secondo uno scienziato americano per l'Aids sarebbe tutto da rifare Per provare la sua teoria, è disposto a farsi iniettare il virus Hiv nel sangue Secondo uno scienziato americano per l'Aids sarebbe tutto da rifare CINQUANTUNENNE, tedesco di origine, naturalizzato americano, Full professor di biologia molecolare all'Università di California, campus di Berkeley, autore di svariate scoperte di grande valore scientifico per la biologia e per la biochimica, 11 dottor Peter Duesberg da circa un anno sta cercando di mettere più di una pulce nelle orecchie dei suoi colleghi (medici, biologi, virologi, epldemlologi) che si occupano di Aids. Egli si è convinto che la terribile sindrome non è causata dal virus .Hiv» che Montagnier In Francia e Robert Gallo in America hanno isolato e contro il quale da tempo in ogni parte del mondo si cerca invano di creare un vaccino Immunizzante. Il professor Duesberg è cosi sicuro delle sue affermazioni che si è detto disponibile a farsi Iniettare nel sangue una coltura di «Hiv», una volta che sia certo che l'iniezione non contenga altri agenti oltre quel virus. Secondo lui. l'Aids sarebbe causata da altri fattori, magari da una serie di concause peraltro ancora sconosciute. Insomma, per quanto riguarda l'Aids, la ricerca dovrebbe ricominciare daccapo. Tutto quello che è stato fatto, scritto e detto su quel virus sarebbe da rivedere completamente. Per capire come stanno le cose bisogna raccontare la storia dal principio. Nel numero 47 (1 marzo 1987) di una delle più quotate riviste scientifiche di oncologia, Cancer Research, Il professor Duesberg pubblicò una circostanziata memoria dal titolo «Retrovirus quali carcinogeni e patogeni: aspettative e realtà». Nelle 33 colonne di quell'articolo, arricchito da grafici e tabelle ottenute dalla revisione di 278 lavori di ricerca citati nella bibliografia, Duesberg mise in questione non poche delle ipotesi acquisite come realtà sull'essenza del retrovirus, sui loro meccanismi d'azione e in particolare su quelli responsabili dell'Aids. Lo scienziato concludeva la sua memoria con queste parole: 'Il virus dell'Aids non è sufficiente a causare la malattia e non esiste nemmeno l'evidenza — a parte la sua presema in forma latente — che sia una delle condizioni necessarie per provocare l'Aids. Comunque, potrebbe essere direttamente responsabile di una prima malattia mononucleosi-simile, quale è stata osservata in molte infezioni prima che si sviluppi l'attività antivirale del sistema immunitario. In una persona appartenente ai gruppi di alto rischio (g\l omosessuali e i tossicodipendenti, n.d.r.) la presenza di anticorpi di quel virus serve quale indicatore per il rischio annuale che oggi corrisponde allo 0,3 per cento ideila popolazione, n.d.r.) e che potrà raggiungere il 5 per cento. Ma in una persona non appartenente ai gruppi di rischio, la presenza di anticorpi dell'Aids non può essere un indicatore della malattia. E dal momento che i portatori di tale virus con o senza Aids mostrano avere immunità antivirale inclusi gli anticorpi neutralizzatori (tantoché si mostra la presenza del virus dalla detenzione di questi anticorpi, n.d.r.), l'eventuale vaccinazione non darebbe probabilmente benefici al portatori sani e a quelli affetti da Aids.. Come si vede, l'articolo conteneva affer¬ mazioni esplosive, per cui c'era da attendersi più d'una reazione da parte del mondo scientifico. Ma tutto passò sotto silenzio o quasi. Peraltro, Duesberg godeva e gode di grande reputazione scientifica tantoché recentemente è stato eletto membro effettivo dell'Accademia delle Scienze. Duesberg è allievo e continuatore dell'opera di Wendle Stanley che si conquistò U Nobel in quanto fu il primo a Isolare e cristallizzare 11 virus del mosaico del tabacco, nel 1968 individuò il virus dell'influenza; nel 1970 isolò il gene oncogeno del sarcoma. Dal 1975 ad oggi sta lavorando per stabilire la mappa genetica dei Retrovirus. E proprio In questo settore gli vengono riconosciuti i più alti meriti, come scrisse lo stesso Robert Gallo nel 1985 per la presentazione di un lavoro di Duesberg. Dopo la pubblicazione sul Cancer Research lo studioso di Berkeley ha ripetuto le stesse cose nella rivista Biotechnology del novembre e del dicembre scorsi. Ma anche in queste occasioni la reazione da parte dei sostenitori del virus «Hiv» si è risolta In rumoreggiamenti privati. Una discussione completa e al giusto livello da svolgersi a Washington, come ricordava ieri il New York Times, promessa a Duesberg varie volte, è stata poi sempre cancellata. L'apparente sordità del mondo scientifico è stata scossa in questi giorni dalla pubblicazione delle affermazioni di Duesberg su riviste e giornali popolari. Anche la televisione italiana ottenne l'altra sera da lui un colloquio in diretta via satellite e lo scienziato forni al pubblico italiano le sue idee. Ecco in sintesi 1 motivi per cui Duesberg non ritiene l'aHiv* responsabile dell'Aids. Per prima cosa il presunto ente patogeno appartiene ai Retrovirus. Come è noto, si tratta di entità biochimiche che. al contrario dei virus — diciamo normali — contengono non il Dna. ma solo l'Rna, cioè la parte che nella replica del coaice genetico svolge l'azione riproduttiva in coda al Dna. Nel Retrovirus questa azione parte dall'Rna (ovvero dalla parte finale; ecco il perché del prefisso ■retro-), che induce le molecole contenute nella cellula viva a produrre un Dna corrispondente al virus, che a sua volta genera l'Rna. Questo si ricopre della proteina corrispondente e il nuovo Retrovirus è fatto. Cosi esso esce dalla cellula, ma la cellula stessa non muore per questo, resta viva, al contrario di quello che invece avviene per 1 virus normali. Per dirla in parole povere — sostiene Duesberg — il Retrovirus usa la cellula come una specie di incubatrice. E spiega: ci sono molti tipi di Retrovirus passeggeri non patogeni che passano da una cellula all'altra in tutto il mondo animale senza provocare malattie. Non a caso cerchiamo di individuare in questi Retrovirus i responsabili di certi tumori, in quanto la cellula per diventare tumorale deve per forza rimanere viva. E' possibile — dice Duesberg — che solo il Retrovirus .Hiv. sia citocida? E' vero — prosegue lo studioso — che si è osservata in cellule di coltura l'azione dell'.Hiv. contro le cellule -T-helper- del sistema immunitario, ma è altrettanto vero che ciò si è verificato in condizioni particolari e si è osservato in un numero di casi troppo limitato per avere effetto: una cellula su diecimila. E' ben noto ai biochimici e ai biologi molecolari che occorrono almeno tre criteri per poter dire che un virus sia patogenodeve essere biochimicamente attivo; deve infettare o intossicare più cellule di quelle che l'organismo ospite possa rigenerare o salvare; in più, l'organismo ospite deve essere geneticamente e immunologicamente permissivo verso quel virus. Bene, nemmeno uno di questi criteri può essere evidenziato da tutti i dati raccolti sull'Aids. Si é trovato che l'.Hiv. e latente e inattivo non soltanto nei circa due milioni di americani che hanno avuto un test positivo, in quanto si sono trovati gli anticorpi di tale virus, ma anche nelle diecimila persone che annualmente sviluppano l'Aids e nelle cinquemila che ogni anno muoiono di tale malattìa. Secondo Duesberg, l'ipotesi deu'«Hiv» non è in grado di spiegare perché questo Retrovirus, che sarebbe in grado di uccidere le cellule «T-helper., impiega dai tre al cinque anni per compiere tale opera distruttiva, mentre al pari degli altri virus e Retrovirus, ci sarebbe da aspettarsi che il gene della replicazione dell'.Hiv. non rimanesse Inattivo, ma svolgesse la sua attività in uno, due giorni come tutti 1 Retrovirus. Cioè l'«Hiv> dovrebbe uccidere le cellule del sistema immunitario fino dai primi momenti dell'Infezione e non cinque anni dopo, quando appare essere biochimicamente inattivo e soppresso daT'immunità antivirale. Sul piano biologico questa latenza di cinque anni comporterebbe due bizzarre opzioni: o che le vecchie cellule -Thelper» muoiano cinque anni dopo l'infezione, o che le figlie di queste stesse cellule muoiano alla cinquantesima generazione una volta stabilito che esse si rigenerino a cadenza mensile. Ci sono altre considerazioni di Duesberg, ma le risposte più attese ora sono quelle di Robert Gallo. Non è escluso che egli e 1 suoi colleghi, sull'altra parte della barricata, abbiano valide argomentazioni nelle opportune sedi scientifiche. Giancarlo Mas ini RETROVIRUS Membrana Transcriptase inversa Nucleo

Luoghi citati: America, Berkeley, Francia, Washington