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Con la macchina fotografica per scoprire i principi della musica Da Cage a Boulez: i ritratti di Betty Freeman in volume Con la macchina fotografica per scoprire i principi della musica TI jfUSIC people & others- è Inti// Jyl telato il catalogo (edito da Mazzotta, testo di Daniela Palazzoli, direttore dell'Accademia di Brera di Milano) d'una bella mostra di fotografie scattate da Betty Freeman in una quindicina d'anni. La signora americana che da molto tempo, con atti dì vero mecenatesimo, si adopera tra la California e New York per far conoscere ed eseguire la musica contemporanea, ha avvicinato compositori d'ogni età ed estrazione, fissandoli in ritratti molto acuti e pungenti. Sfilano così i protagonisti della giovane e meno giovane musica americana: ecco lo sguardo penetrante di Earle Brown, la scanzonata allegria di Cage, ritratto in cucina e in casa tra le sue mille piante; ecco Lou Harrison con la faccia da bonzo e gli strumenti del suo Oriente musicale, il divertentissimo Robert Eriksson, Harry Partch, compositore e co¬ struttore di strumenti, Steve Reich, il pianista Frederic Rzewsky, l'enigmatico Virgil Thomson, l'omerica barba di La Monte Young che ne circonda il volto indagatore... Tra questi figurano anche alcuni europei: ci sono foto di Boulez mentre dirige, una di Stockhausen sullo sfondo di Disneyland e due del nostro Lorenzo Ferrerò, ritratto nel suo studio che l'obiettivo scompone e la Freeman ricompone geometricamente, come in un quadro cubista. Il tono delle fotografie è di tipo spigliatamente cronachistico: le pose sono quasi tutte casuali e non preparate: ma l'autrice mira a cogliere l'essenziale di ogni personaggio e vi riesce assai bene, concentrando nel volto, in un gesto, o anche in un semplice contrasto di luce ed ombra, il profilo della musica che ciascuno scrive e che lei conosce e ama nella sua profonda attrazione per l'arte del no¬ stro tempo. p. gal. Betty Freeman: «Stockhausen a Disneyland» (1966)