Tutte le nostre parole famiglia per famiglia

Tutte le nostre parole famiglia per famiglia Tutte le nostre parole famiglia per famiglia Esce il «Dizionario Italiano Ragionato» diretto da Angelo Gianni: etimologia, storia e intrecci di ogni vocabolo. Ne parliamo con gli editori D'Anna e il curatore Tristano Bolelli FIRENZE — Si allarga il boom dei vocabolari della lingua italiana. La gente li ricerca «affamata». Sono appena usciti i iue volumi del nuovo Devoto-Oli da Le Monnier e Selezione, il secondo dell'Enciclopedia Italiana, il rinnovato Garzanti, mentre continua la fortuna dell'ultimo Zingarelli. Ma quello che sarà presentato oggi alle 16 in Palazzo Vecchio (Salone dei Duecento), edito nelle prime 50 mila copie dalla G. D'Anna-Sintesi, XXII-2016 pagine, lire 62.000, è diverso da tutti gli altri. Il Dir (Dizionario Italiano Ragionato) presenta una grossa novità: elenca e raggruppa le parole in «famiglie» in base alla comune origine (etimo) e al significato. Non si tratta di un semplice vocabolario etimologico, che riporta accanto alla «voce» l'origine greca, latina o di altra area, ma di un'opera che riunisce, per la prima volta, intorno ad una parola-chiave, tutte le decine di derivati. Proprio come un grosso albero genealogico, che dal capostipite si ramifica in figli, nipoti, nipotini. E questo, perché? Per comprendere meglio 1 rapporti tra le parole e per penetrare più a fondo il significato di ognuna. A spiegare l'originale dizionario sono gli editori, i due fratelli Guido e Giuseppe D'Anna, il direttore Angelo Gianni, il glottologo Tristano Bolelli (curatore della parte etimologica), che col giornalista Luciano Satta ed una quindicina di collaboratori, hanno lavorato al volume per quaoi otto anni. L'idea del Dir e nata alcuni anni fa. I D'Anna avevano in mente di fare un dizionario sin da quando a dirigere la casa editrice, specializzata in testi scolastici, c'era il padre Giacomo (cui l'opera è dedicata). «Ma volevamo — dice Guido — uno strumento nuovo, che non ripetesse vecchi schemi e che potesse affiancare o sostituire gli altri vocabolari,,. Il momento arriva nel 1980: il progetio viene affidato ad Angelo Gianni, preside in pensione e autore di testi per le scuole. «L'idea era quella di riunificare una cultura, tecnica, umanistica, scientifica, che andava frantumandosi: perché non farlo attraverso le parole? I loro percorsi dicono tutto. Basta saperli rifare e rileggere,,. Da allora Gianni e la moglie Gloria Eschini ed altri dieci redattori cominciano un'impresa pionieristica e difficile. Cercano parole dappertutto e le ricollegano alla parola-chiave (o «capofamiglia»). Le voci, riviste da Satta, passano al torchio di Bolelli. che decide sugli etimi, taglia, aggiunge, scarta. Nascono cosi le «famiglie... Ecco degli esempi: da «duomo» (parolachiave dal latino •domu(m)», casa] discendono più di 60 parole, che troviamo elencate in ordine alfabetico, «dimestichezza», «domenica», «domestico», «domicilio», «domina», «dominio», «don Chisciotte», «dongiovanni», sino a «donna», «donzella», «donzello». Da «rosso», «rabbia», «rovente», «rovo», «rubecchio». «rubicondo», «rubrica» ed altre 60 voci sino a «rutilo». Ad «arca» — e chi lo immaginerebbe? dice Gianni — si riconnettono «arsella» ed «arcano». A «coorte», «corte», «cortegiano», «corte- sia», «cortile». Riaffiorano parentele imprevedibili: «attimo» con «atomo», «geloso» con «zelo», «infante» con «facondo», «busto» con «ustione», «ingranaggio» con «grano». E persino «merito» con «merenda» e «meretrice» (.donna che merita un compenso offrendo il proprio corpo»). Ed addirittura «cretino» con «Cristo» attraverso il francese «crétien» (povero cristiano, da cui «cretino»). Insomma scoperte e sorprese. Alla fine di ogni «famiglia» (con gruppi e sottogruppi) compaiono tre sbarre e, quasi sempre, un altro elenco di parole, parenti, ma un po' più lontane, che cominciano magari con una lettera alfabetica diversa (come «addomesticare» da «duomo») e saranno spiegate al loro luogo alfabetico. Ma come sono elencate le voci nel dizionario? «Sempre in ordine alfabetico,,, spiega Bolelli. «Quando parole-chiave come 'martello'precedono derivate come 'martellata' ci saranno dei rimandi',,. Certo, a prima vista, questo nuovo modo di consultare, anzi di leggere, il dizionario, può lasciare nell'imbarazzo. Ma, presa la mano, i vantaggi non sono pochi. Per la prima volta le parole appaiono nella loro complessa storia di intrecci e relazioni, nelle curiose trasformazioni dal greco, al latino, al volgare, all'italiano, con i diversi usi e significati che sono alla base della nostra civiltà, «Un dizionario di questo genere —dice Bolelli, tenace sostenitore dell'importanza delle lingue classiche — fa riflettere. Tornare al significato originario della parola, ripercorrendone tutti i passaggi, rappresenta il recupero di un patrimonio perduto. Anche solo attraverso due parole come 'plebe' ('plebeo', 'plebiscito'...) e 'pieve' ('pievano', 'pievania'...), entrambe derivate dal latino, la prima per via dotta (da 'plebs') la seconda popolare (da 'plebe(m)') riemergono interi capitoli di storia della lingua, della politica, delle istituzioni, del costume,,. Il Dir diventa dunque una chiave di lettura del passato e del presente utile a tutti: agli adulti, ai ragazzi, a chi sa il greco ed il latino, a chi ne è digiuno. «In questo caso — dice Giuseppe D'Anna — può costituire un vero toccasana^. «Ma c'è di più — aggiunge Guido, sfogliando il Dir — le nostre voci non sono asettiche definizioni, ma spiegano i fenomeni, prendendo posizione. Le parole devono confrontarsi col nostro tempo». Così sotto «razza», si legge un commento all'espressione «Non è un bastardo, ma un persiano di razza purissima» che dice: «Di fatto la locuzione è un nonsenso perché le cosiddette razze pure hanno una storia genetica di milioni di anni, durante la quale non si sa quali incontri siano avvenuti». Sotto «patrimonio» (da «padre»): «Una delle voci in cui il concetto di padre si unisce a quello di possesso dei beni». E sotto «Matrimonio» (da «madre»): «L'atto con cui l'uomo conduce a casa una donna perché diventi madre Maurizia Tazartes

Luoghi citati: Firenze, Le Monnier