Il profeta Berlinguer più ispirato che scaltro di Carlo Carena

Cardini, uno storico trai riti dell'antica guerra L'analisi delle Crociate e della Cavalleria Cardini, uno storico trai riti dell'antica guerra LA lettura di tre libri di Franco Cardini apparvi contemporaneamente ci porta al cuore di uno storica modernissimo. Lontani i tempi di ancora non molti anni fa. quando il professore di Storia Medioevale,, era un lettore di diplomi polverosi complessato dal suo latinus gros.sus. bloccato sulle origini di Casa Savoia e sulla battaglia di Legnano. Cardini non ha nemmeno il complesso dell'argomento che tratta il preferenza: la guerra, sospettabile sempre e sospettatissima oggi, né senza qualche motivo La prospettiva storica di questo • caitoanarchico* tanche •se -di destra-i e lueidaviente realistica e illustra a cerchi concentrici gli aspetti antropologici e talune componenti psicologiche anche in sé positive sottostanti al macabro fenomeno. Quell'antica festa crudele. Guerra e cultura della guerra dall'età feudale alla Grande Rivoluzione é dei tre il testo più elaborato, uscito nell'82 da Sansoni ed ora rinnovato dal Saggiatore L'introduzione di Huizinga del carattere ludico della guerra, e U suo accostamento alia festa proposto da Caillois per ciò che anche nella guerra vi è di dissipazione, di esaltazione collettiva e di riduzione della sensibilità morale e fisica, operano con la massima potenzialità nell'interpretazione della cavalleria e delle Crociate. Sono i due temi dominanti negli studi del Cardini: che non si fermano, per questo, alle idee, bensì abbracciano i riti, le divise, le idealità e sconfinano o sovrappongono alla guerra la parata, alla pratica la poesia. In quasi tutto il periodo che va dall'XI al XVIII secolo la guerra ha cercato di conservare taluni valori, di circoscrivere i propri effetti ai contendenti e di non intaccare profondamente la continuazione della vita civile L'ideale cavalleresco come la riflessione illuministica furono altrettanti tentativi di sublimare o di umanizzare la guerra, rendendola meno leroce e meno distruttiva: si che a paragone con le successive — il fenomeno sembra una costante ineluttabile —, quelle si risolsero quasi in partite a scacchi o in dispute spassionate tra militari addestrati, consci del proprio mestiere e dei suoi guai. Questo è almeno il pedale su cui preme, nella complessità del fenomeno e non senza rischi, il nostro autore, per il quale nemmeno l'introduzione delle armi da fuoco costituì un radicale mutamento di atteggiamenti né ebbe conseguenze gravi quanto invece l'altro salto più recente della guerra di popolo o della guerra totale. La caratteristica più grave della guerra rinascimentale fu piuttosto l'introduzione della professionalità e la sua estensione e prolungamento endemico, che dilapidò ricchezza, distorse le vocazioni genuine degli uomini validi e corruppe gli animi con la pratica e In spettacolo quotidiano ti :a violenza. Questi temi tornano con insistenza anche negli altri due volumi, pur diluiti in una più ampia rete: e soprattutto in quello dei due che dalla città di raccolta degli emigrati francesi della Rivoluzione, • universo marginale, ma anche osservatorio prezioso*, prende il titolo di Te- stimore a Coblenza. Il volume si apre con una confessione autobiografica dell'autore die spiega la genesi delle sue concezioni, dei suoi interessi, del suo lavoro scientifico e di quell'altro, divulgativo, su quotidiani e riviste di cui appunto Coblenza rende conto adunando decine di articoli e recensioni. Ancora la violenza, il rito, pace e guerra, santi e miti: ma anche l'oro, il cibo, il poema. Altrettanto avviene in Minima mediaevalia, con il pellegrinaggio, la cattedrale, la cucina e fin i balocchi e il giardino medievale, in saggi però più estesi anche se mai troppo tecnici, com'è nella scelta di questo studioso pur ìnformatissimo e preciso. Testimone a Coblenza ce lo presenta poi nel contatto più diretto ed esplicito con quei problemi del proprio tempo che sono lo sfondo già trasparente degli studi professionali. La collaborazione al giornale e alla rivista stimola una curiosità latente e una partecipazione sentita alla contemporaneità, ai fatti di cultura, ai dibattiti religiosi ed etici, alla novità editoriale non necessariamente circoscritta al ruolo accader.-.ico (Franco Cardini insegna Storia medievale all'Università di Bari). Quando la guerra torna, ora è spesso la prossima ventura, tanto collettivamente esorcizzata quanto intimamente temuta. A fronte delle alienazioni del soldato negli ingranaggi della disciplina, dei drammi dei reduci, dall'assuefazione alla sanguinartela e persino dei furori collettivi, la guerra totale che ci minaccia o anche solo quella ancora per certi aspetti convenzionale che striscia, hanno misure imparagonabili e tratti davvero nuovi, ancor prima che per l'immane forza distruttiva, per le forme asettiche della tecnologia di cui sono fatte. TI tecnico in camice bianco col dito sul bottone rosso è certamente peggio, anche perché si sente migliore e al riparo, del Cavaliere sema macchia e senza paura. Carlo Carena Franco Cardini: «Quell'antica festa crudele», Il Saggiatore, 436 pagine, 40.000 lire»; «Testimone a Coblenza», Camunia, 380 pagine, 32400 lire; «Minima mediaevalia», Arnaud, 434 pagine, 30.000 lire.

Persone citate: Caillois, Franco Cardini, Huizinga, Savoia

Luoghi citati: Coblenza, Legnano, Sansoni