La Rivoluzione francese vista (e parodiata) dagli animali parlanti di Nico Orengo

La Rivoluzione francese vista (e parodiata) dagli animali parlanti Si riscopre il poema eroicomico dell'abate Casti La Rivoluzione francese vista (e parodiata) dagli animali parlanti CENTOMTL'ANNI almen- l'Atlantide affondò, come un tiianic di pietra e terra, se ne salvò qualche briciola, qua e là: le isole Canarie. Cosa stava accadendo, poco prima che il continente si afflosciasse vertiginosamente negli abissi? Lo ha raccontato, negli anni della Rivoluzione francese, uno dei più disincantati illuministi italiani, Giovan Battista Casti, erede del Metastasio nella carica di .-poeta di corte- in quegli anni a Vienna. Il poeta, che era nato ad Acquapendente, nel Lazio, il 1724, lo aveva descritto in un poema eroicomico, lungo 26 canti, a sestine narrative, dal titolo: -Gli animali parlanti-. Stava accadendo che tutti gli animali di quel continente fossero presi nella discussione se fosse meglio un regime monarchico o un regime repubblicano, ed eventualmente un compromesso fra i due. fi peso della disputa fu fatale per l'Atlantide, ma non per il Casti, che deve a guest'opera un ricordo letterario fuori dai confini dell'oblio, ma di difficile reperibilità sul mercato. Luciana Pedroia ne ha curato ora una edizione in due volumi, per la Salerno editrice (pagine 852, lire 125.000), con note, indici ai 26 canti, un saggio introduttivo, che aiutano a destreggiarsi in questa lussureggiante, affollata *zoocrazia-. Con Fedro, Esopo, gli apologhi orientali, lo stesso La Fontaine alle spalle, il Casti, intellettuale deluso dalla piega che aveva preso la rivoluzione francese, voleva mettere in scena il teatro della politica, '.'eterna violenza della 'ragion di Stato-, l'inefficacia di ogni formula di governo, fosse la monarchia o la repubblica. Vesti gli uomini da animali, li portò ad Atlantide e li lasciò scorrazzare per un po' nell'età dell'anarchìa, poi domandò loro quale governo desiderassero. Cosi comincia la -Gran Festa- di gli -Animali parlanti-, rappresentazione, senza tempo, di vizi, poche virtù e tanti intrighi per il potere. Il Cane vuole la monarchia assoluta, il Cavallo è scettico: un re può abusare del potere assoluto. La Volpe tace e aspetta. Il Toro, l'Asino, la Giraffa e il Mulo si candidano al ruolo di monarca. Il Cane propone il Leone, L'Elefante si candide e cerca di uccidere il Cane. La Volpe aspetta. Re sarà il Leone e la Volpe si dichiarerà favorevolissima. Da quel momento fra Cane e Volpe si inizierà una lun¬ ghissima battaglia a colpi d'intrighi e d'armi. L'Atlantide si trasformerà in un Louvre alla Dumas o in una contemporanea repubblica delle banane di galanterie e violenze, ipocrisie e megalomanie. La Leonessa vuole il potere e prepara veleni, il Gatto si fa capo della polizia e spia, il Cane, di indole pedagogica, istituisce una Accademia per istruire gli animali, un Papppanallo vuol insegnare le lingue >l figlio del Re: ad un topo vie ne affidata la incu di bibliotecario, la Vt^lpe diventa primo ministro... Nascono, naturalmente, • club di ribelli-, si fa strada l'idea di una -guerra santa-. che poi diventerà una guerra civile, che richiederà, dopo abbondanti massacri, una 'pacificazione- e un ripensamento delle istituzioni e del modo di governare. E' a questo punto che Casti fa sprofondare l'Atlantide e annegare gli animali parlanti. ■ Poema della "Rivoluzione" descritta da un vecchio buffone di corte diventato sanculotto», lo definiva il Settembrini, e il Carducci inveiva su -quelle bestie-, che >L3guitano ad affannarsi per ventisei canti In sestine a dimostrare che non sono bestie: il che appariva abbastanza dal primo canto». Agli spiriti del Risorgimento lo scetticismo del poeta di Acquapendente non andava proprio giù. Ma l'abate, fuggito nel 1796 dalla corte di Vienna, dove un soffocante clima di antigiacobinismo gli rendeva difficile esprimersi e pubblicare, forse non voleva tanto scrivere un'opera politica, quanto sondare i meccanismi dell'animo umano, le geometrie del comportamento che si scatenano al cospetto del potere, di qualsiasi potere, l'infamia continua, nella quale, crudelmente e vanamente, gioca l'uomo. Nico Orengo Un'immagine da una tavola dell'«Encyclopédie»

Luoghi citati: Acquapendente, Atlantide, Lazio, Salerno, Vienna