Ecco i fantasmi della letteratura

Ecco i fantasmi della letteratura Ecco i fantasmi della letteratura (Segue dalla l'pagina) conforto, visto che raccontiamo storie d'inverno — o, per meglio dire, storie di fantasmi — intorno al fuoco di Natale. E una volta 11, non ci siamo mossi se non per accostarci di più alla fiamma. Questo però non conta. Giungiamo alla casa, una vecchia casa con una quantità di enormi camini, dove la legna nel focolare arde su antichi alari, e ritratti sinistri (alcuni anche con leggende sinistre) aggrottano le sopracciglia con aria di diffidenza dall'alto dei pannelli in noce delle pareti. (Un albero di Natale. 22 dicembre 1850). Il fantasma è un prodotto ideale, una sorta di modulo che offre alcune caratteristiche standard e una formidabile gamma di optionals. Tradizionalmente, si sa (ma non obbligatoriamente), i fantasmi escono soltanto di notte: il che li accomuna alle streghe, ai vampiri, ai licantropi e ad altre «creature delle tenebre». Non di rado l'apparizione è annunciata con lieve anticipo da un colpo di i>ento. da un improvviso abbassamento della temperatura atmosferica (a volte, è vero, un rialzo: ma allora la manifestazione sarà sicuramente di origine infernale), da profumi dolci ma indescrivibili, oppure da un olezzo insopportabile (muffa o peggio). Nelle viciname le candele si comporteranno in maniera anomala: in alcuni cari la fiamma diventa addirittura azzurra. Se è presente un cane, ringhiera o abbaierà come se stesse per prodursi un sisma. A volte, anzi abbastanza spesso, lo spettro fa la sua comparsa proprio a mezzanotte in punto; e allora può darsi che l'orologio più vicino impazzisca — o collabori attivamente — offrendo ai presenti tredici rintocchi al posto della canonica dozzina. Fino almena a Dickens i revenants sono generalmente trasparenti: pallidi eredi della tradizione gotica (ma anche di un mondo in cui scienza e teologia erano tutfuno), non vengono riflessi dagli specchi, e non gettano ombra alcuna. Sono datati soltanto di quel minimo di sostanza -l'itale- (si fa per dire) da renderli visibili all'occhio umano senza rinunciare alla loro fondamentale caratteristica di attraversare muri, cancelli e porte come niente fosse. Non solo: continuano a frequentare imperterriti, allo stesso livello di prima, interni e cortili dove in anni recenti cazzuola e cemento hanno provocato un innalzamento o ribassamento dei pavimenti e dei soffitti (perciò appariranno a metà). Ma la ghost-story non è soltanto un racconto di fantasmi, di revenants. La definizione più esatta è quella di H.P. Lovecraft: storia dell'orrore soprannaturale. Si tratta soprattutto di racconti in cui si verifica una sconcertante distorsione spazio-temporale, una repentina osmosi tra dimensioni, una crepa nel muro che separa un tipo di realtà da un'altra. I morti-che-tornano, in senso stretto, saranno forse in maggioranza; ma di poco. I fenomeni e le creature che lasciano intravedere momentaneamente la diversità e la pluralità dei mondi sono notevoli anch'essi per la loro grande varietà. Documentarli è un'impresa a dir poco ardua. Ci vorrebbe un Newton per postulare una struttura di base con un Primo Motore; un Linneo per catalogare gli abitanti; un Danvin per sistemare teoricamente le interrelazioni tra essi, un Einstein per ridurre il tutto a una comoda metafora che aiuti a comprendere i rapporti con il mondo quotidiano in cui ci muoviamo. In assenza di tali personaggi irripetibili (e senza contare che forse basta Freud per spiegare tutto) proviamo a stendere un elenco che è quasi volutamente confuso. Una scorsa anche frettolosissima alle numerose antologie del fantastico rivela, oltre ai morti-chetornano di cui sopra, spìriti familiari, dèmoni vendicatori, e custodi di tesori e di segreti; vampiri e vampiresse (che sono -nonmorti- per eccellenza: Nosferatu - «non spirato»;; ghouls e necrofili; una vasta gamma di pratiche legate all'occultismo, alla negromanzia, alla magia nera, alla stregoneria, al satanismo, alla massoneria cagliostresca (i cui protagonisti non di rado finiscono assai male); oggetti stregati, amuleti e talismani vari (non basta gettarli in mare: tutfal più si può sperare che il terzo e ultimo desiderio concesso ponga fine alle conseguenze orrende dei primi due...). Seduttrici fatali, ritratti parlanti (o peggio), automi, Golem, e statue che si animano o che esercitano un'influenza maligna (il Convitato di Pietra del Don Giovanni, la Vénus d'Ille del racconto di Merimeé); Doppelganger — e l'uso del tedesco, in questo caso, è doppiamente perdonabile, giacché è soprattutto Hoffmann, nella narrativa, e Heine, nella poesia, a lanciare la potentissima metafora del Doppio; casi di telepatia, chiaroveggenza, premonizioni, sogni che si avverano, presagi di morte come i Banshees del folclore celtico. Poltergeist e casi di -invasione psichica- (per dirla con Algernon Blackwood); Elementali di fuoco, di terra, di aria, di acqua; possessioni diaboliche e patti con il Diavolo; alchimia, mesmerismo, e pseudo/scienza in generale; mostri e prodigi della natura — quelli fuggiti alle retate della teratologia scientifica, tra i quali la -strana orchidea, di H.G. Wells, l'orripilante ragno granchio del duo alsaziano Erckmann-Chatrian. il fatai guanciale dell'uruguaiano Horacio Quiroga. Casi di mettrmpsicosi, di gite extracorporee, di viaggi nel tempo; saltuarie interferenze da parte di razze -perdute- o dimenticate, dalla -piccola gente- di Arthur Machen ai viscidi mutanti di Lovecraft agli egizi puri di Rider Haggard; -presenze- impalpabili, invisibili, anonime e devastatrici come il • Wendigo. (sorta di spirito del vento) di Blackwood, la -cosa maledetta- di Amorose Bierce, o l'Urlo di Robert Graves; libri maledetti la cui lettura provoca la follia, come il Necronomicon. TYoppi gli esempi? Forse, ma solo perché alcuni sconfinano nella fantascienza, che è parente stretta del -nero: oppure in ciò che oggi si usa chiamare parapsicologia. Troppi gli aggettivi? Indubbiamente, ma caveat lettor: questo ramo della letteratura è forse l'unico, a eccezione della poesia lirica, ad aver più bisogno di aggettivi che non di verbi. Ma non siamo troppo seri. Si tratta qui, dopo tutto, di fantasmi di carta. Malcolm Skey George Tooker: «1 dormienti» (pan.)