Tra cipolle e garofani giganti

Tra cipolle e garofani giganti A PALAZZO PITTI 80 QUADRI FLOREALI, PASSIONE DEI MEDICI Tra cipolle e garofani giganti In mostra dipinti inediti, 14 disegni e una ventina di oggetti rari (arazzi, vasi d'avorio, libri, erbari) del '600 e 700 - In alcune opere di Jan Brueghel dei Velluti e di Daniel Seghers si contano più di 40 specie di fiori - «Peonie, anemoni, ranuncoli, ridotti a amene mostruosità» - Frutti, aromi e cereali nello splendido orto di Lorenzo il Magnifico FIRENZE — Sempre sorprese con i Medici. Grandi signori, raffinati collezionisti, adesso li scopriamo appassionati di botanica. Furono loro a incrementare questa scienza in Toscana, a creare orti botanici e giardini, a intrecciare scambi di esotiche •cipolle, (bulbi) e semi rari con i maggiori regnanti d'Europa, a farli arrivare dall'Africa, America, Asia, a comprarli nei mercati di Venezia, Amsterdam, Anversa. E per non dimenticare la bellezza di fiori e frutti, li facevano dipingere da abili artisti. Fiori, insomma, a manciate, nelle collezioni medicee e nella mostra .Floralta., appena inaugurata nelle sei sale del restaurato Andito degli Angioini in Palazzo Pitti (sino al 10 aprile). Sono 80 dipinti, molti inediti, 14 disegni e una ventina di oggetti rari (manufatti in pietre dure, arazzi, vasi d'avorio, libri ed erbari), del Seicento e Settecento, già di proprietà medicea, provenienti da musei fiorentini e depositi. La rassegna, curata dalla storica dell'arte Marilena Mosco e dalla botanica Milena Rizzotto, è eccezionale. Per la qualità delle opere e per il carattere interdisciplinare. Accanto ai nuovi contributi per la storia dell'arte ci sono curiosità naturalistiche: ogni fiore e ogni filo d'erba dipinto è stato studiato e quasi sempre identificato. «Impresa non facile», sottolinea la Rizzotto in catalogo (ed. Centro D), «peonie, anemoni, ranuncoli, ridotti ad "amene mostruosità", diventano spesso indistinguibili e, peggio ancora, nei testi del Cinquecento e Seicento sono indicati con nomi prellnneani». Eppure le centinaia di varietà sono venute fuori: in alcuni dipinti di Jan Brue ghel dei Velluti e di Daniel Seghers si contano più di 40 specie di fiori. I Medici le conoscevano bene e le curavano personalmente, per scopi ornamentali e terapeutici. Lorenzo il Magnifico aveva uno splendido orto con /fori, frutti, aromi e cereali. Ma il primo 'Scienziato, è Cosimo I, che a metà Cinquecento fonda un orto botanico a Pisa e, poco dopo, il Giardino dei Semplici a Firenze. Fa arrivare piante medicinali dall'America per «adattarle al suolo toscano» e crea a Boboli il giardino dei frutti nani. Il figlio Francesco I costruisce, un giardino pensile sopra la loggia dei Lanzi e lo riempie di-'limoni, aranci, gelsomini7 ed altre rarità, che poi fa riprodurre fedelmente da Jacopo Ligozzi. Cosimo III, attento alla salute, va ad Amsterdam a cercare semi e bulbi di piante esotiche per ricette e tisane. E forse introduce a Firenze l'ananas. Il figlio Ferdinando III cura i giardini delle ville di Pratolino e di Poggio a Calano, e l'altro, Gian Gastone, si lascia dietro la fama di fanatico dell'ananas. Insieme con fiori veri, erbari, manuali e trattati, i Medici raccolgono dipinti a scopo scientifico e ornamentale. SI formano nelle ville e nei palazzi grandi collezioni floreali, legate al gusti del vari rampolli di Casa. Ricchissime fino al Settecento, quando col tramonto della dinastia Maria Luisa de' Medici, Elettrice Palatina, dona l'immenso patrimonio d'arte a Firenze. La mostra ripresenta ogg*, in cinque sezioni, una parte di quelle opere, tutte restaurate. Nella prima (Flora spontanea in Toscana) sono esposte 14 tempere (4 inedite) del veronese Jacopo Ligozzi. il migliore Illustratore scientifico del granduchi Francesco I e Ferdinando I. Riproducono In ogni dettaglio la flora spontanea toscana e le piante rare Inviate a corte. Nella seconda sono riunttl l dipinti fiamminghi e olandesi dalla fine del Cinquecento al Settecento, eseguiti a Firenze o comprati all'estero. Decine di varietà di fiori, dipinti dal vero, a memoria, o ripresi da modelli, come quelli, nel Vaso di fiori con Iris, di Jan Brueghel del Velluti (Anversa 1568-16P5), figlio di Brueghel il Vecchio. Misteriose ghirlande su rame, con al centro un ritratto, di Daniel Seghers (1590-1666) il miglior pittore della scuola di Anversa. Inquietanti nature morte con fiori, frutti e animali di Clara Peeters (1594-circa 1657), seguace di Jan Brueghel. Festoni turgidi di colori come quello di Jan Davidsz de Heem, acquistato da Cosimo III a Utrecht nel 1669, durante la visita al pittore. Sottoboschi di Otho Marseus, invitato nel 1656 a Firenze da Leopoldo de' Medici, e detto l'annusatore per la mania di odorare t fiori. 1653), Jan van Kassel, Nlcolaes van Vaerendael, prediletti da Cosimo III. Originale e .moderno, il presunto autoritratto di Nicola van Houbraken (fiammingo, nato a Messina nel 1660 e attivo a Livorno) che sbuca dalla tela strappata dentro una ghirlanda di fiori. Nella terza sezione, la Scuola romana e napoletana. Mario de' Fiori, il maggior fiorante romano del Seicento, è presente con l'Autoritratto con figura acquistato da Cosimo III nel 1697 e con un palo di .nuovi, dipinti floreali riemersi dai depositi di Palazzo Pitti. Sono sue anche quelle due curiose tavole a fondo oro con Angeli e fiori (Museo Sttbbert), un tempo sportelli della carrozza del granduca Ferdinando III. CI sono nomi di spicco come quelli di Andrea Belvedere e Werner Tamm, ma anche di artisti oggi meno noti come il romano Giovanni Stanchi o il napoletano Giacomo Recco. A tutti vengono restituiti l dipinti. Grossi recuperi e scoperte anche tra i fioranti attivi a Firenze (quarta sezione). Una rivelazione è, a esempio. Bartolomeo Ligozzi, «eccellentissimo pittore di fiori», nipote di Jacopo, con le splendide e sconosciute Nature morte con vaso di /«ori e frutta ispirate al nordici e a Mario de' Fiori. Simone del Tintore di Lucca (1630-1708) con le delicate Boules de neige, uscite dal magazzini. Andrea Scacciati, citato negli Inventari della granduchessa Vittoria della Rovere è presentato in una serie di composizioni ispirate ai fiamminghi. Inediti anche per II più noto Bartolomeo Bimbi, tra i preferiti di Cosimo III e Ferdinando III: due garofani giganti, a enempio. sembrano uscire dall'elegante cornice intagliata da Croster, il Mugherino del granduca, vasi e bocce di vetro pieni di fiori. A Gaspare Lopez appartiene un raro esempio di iconografia botanica, l Tulipani (3 fiori sullo stesso stelo), sinora sconosciuti, eseguiti nel Settecento per l'Elettrice Palatina. Cosi, di fiore In fiore, sino all'enigmatico Lorenzo Todinl, documentato nel nono decennio del Seicento, di cui sono tornate alla luce 6 tempere su pergamena (4 firmate e datate). L'ultima, piccola ma preziosa sezione è dedicata alle Arti decorative di soggetto floreale. Maurizia Tazartes Firenze. Un olio su tela di anonimo fiorentino del XVII secolo, tra gli 80 dipinti in mostra con 14 disegni a Palazzo Pitti