Ma com'è fiacca l'avventura in tv! di Emio Donaggio

Ma com'è fiacca l'avventura in tv! Se il video uccide l'emozione Ma com'è fiacca l'avventura in tv! Sfoglia un album a fumetti D.O.C., tipo Clno e Franco, ed eccola 11 l'avventura. Vai a rivederti -Indiana Jones- al cinema, e scoprirai cos'è il mozzafiato; guardati lo stesso film ma in edizione originale in video, e ti verrà il mal di testa. Il ritmo impresso fino all'ultimo respiro da Spielberg al suo eroe supera gli spot pubblicitari ormai sapientemente distribuiti, ma va a sbattere senza scampo contro 1 sottotitoli. Nessuno in grado di intendere e di volere ma ignorante dell'inglese recitato, può infatti seguire Harrlson Ford che fugge con l'idolo d'oro in pugno tra un sibilare di dardi avvelenati ed un continuo spalancarsi di trabocchetti, l'ultimo dei quali superabile solo con l'aiuto della fida e lunga frusta, e al tempo stesso leggere quanto dice un laido traditore già oltre l'ostacolo, ovvero: -Non c'è tempo di discutere: lei tiri l'idolo e io la frusta-, frase che copre un buon quaranta per cento della superficie videa, corrompendo quindi anche l'immagine dell'azione incalzante. Può essere un caso limite (se ne avrà comunque certo conferma stasera con • The Warriors- ancora un Italia 1), ma prende risalto perché, mai come di questi tempi, l'avventura in televisione s'è ammosciata. Come frustate sulla pelle, curate con acqua e sale tipo Bounty, sono state le puntate di quella sciagurata produzione dell'«/sola del tesoro-, scaraventata nello spazio da un regista di antica data detto Renato Castellani, e un cast di brontosauri dello star-system che andavano da Ernest Borgnine a Anthony Quinn passando per Philippe Leroy e Ida De Bendetto. Parodia di avventura, senza 11 minimo sforzo di immaginazione, che se lo scopre Mei Brooks, ci fa un altro -Spaceballsma dentro la Rai-Tv. Ha più attenuanti il regista Alberto Negrin con 11 suo domenicale -Segreto del Saìiara-. Il fatto che Negrin sia ignoto ai più, non ha peso: l'orrido -Sul ponte dei sospiri- visto questa settimana in video-cineteca, aveva insopportabili scenografie firmate Giorgio De Chirico. E' che la costosissima opera resta sempre in bilico tra la semplicità a buon mercato di Clno e Franco e la gratuita (son scaduti i diritti d'autore) eppur sapiente scuola dell'Emilio Salgari cui dichiara di essersi ispirato. Ma non ha a disposizione i piccoli voli di fantasia come la domestica pantera nera Fang, o la carica travolgente degli avvenimenti dove il Bene ed il Male non sono poi cosi identificabili come si vorrebbe. In questo Sahara (rigorosamente autentico ma faunisticamente popolato, ahimè, da un solo falco mode in England e improbabili pitoni azzannatoli di schiavi infedeli) i cinici uomini della Legione Straniera si sdraiano a sparare dalle dune come vuole la miglior iconografia dei fumetti, ma finiscono con il soccombere alla maestosa quiete del tramonto al ralentp. Essa prende U sopravvento sull'agguato, le detonazioni, il lampo della scimitarra che impugna una donna dagli occhi ardenti. La sapiente fotografia ha, in tv, lo stesso compito delle note scientifiche di cui Salgari costellava i capitoli dei suoi romanzi. Funge da babirussa: -Voce malese, bùbi, porco, e ruSa, cervo- e via con due pagine di eccetera eccetera, ma poi non c'è il supporto del colpo di scena, dell'azione alla Sandokan. Forse, come nei telefilm polizieschi, bisognerebbe sostituire le auto con i leoni berberi che, in un inseguimento all'eroe, travolgono beduini saggi, biechi sceic chi, attonite principesse vergini. Ma sarebbe comunque meno efficace della realtà che. nel telegiornale, propone i misfatti della Parigi-Dakar. E si tradirebbero di nuovo Salgari e l'avventura tutta. E la fantasia, soprattutto. Emio Donaggio Mighuel Bosè: «Il segreto del Sahara»

Luoghi citati: Dakar, Indiana, Italia, Parigi