La «legge finanziaria» non si riforma, si sopprime

La «legge finanziaria» non si riforma, si sopprime La «legge finanziaria» non si riforma, si sopprime La legge finanziaria fu introdotta nell'ordinamento nel 1978. Essa parti sul treno delle leggi approvate nel Parlamento dominato dalla maggioranza di solidarietà nazionale che rasentava il 90 per cento e non nasconde i segni utopistico-velleitarl di quella legislazione. Nella sua pratica applicazione è andata sempre più allontanandosi dal suo concetto originario fino a contraddirlo brutalmente. Essa voleva essere uno strumento di organica distribuzione delle risorse fra i vari settori di spesa abolendo ridondanze e distorsioni e collocando il bilancio annuale nel contesto di una programmazione triennale di obiettivi e mezzi per dargli più respiro ed una continuità progressiva. Voleva porre ordine ed instaurare armonia e viceversa ha scatenato via via il più selvaggio arrembaggio di tutti contro tutti per strappare la più grossa fetta della spartizione della torta delle risorse. Il presupposto necessario di una coerente applicazione della legge era l'esistenza in¬ dubbia di una forte maggioranza armata dalla chiara consapevolezza dei fini da raggiungere e di una salda volontà tesa a raggiungerli senza cedimenti a interessi particolari. Quando la legge fu varata la maggioranza che l'approvò era assai forte numericamente ma interiormente scissa. Forse qualcuno si illuse che avrebbe potuto padroneggiare ed egemonizzare quella maggioranza, che invece non tardò a disfarsi lasciando l'applicazione d'una legge tanto ambiziosa quanto pericolosa in balla dei marosi degli interessi particolari. L'art. 81 della Costituzione stabilisce che le Camere approvano ogni anno il bilancio presentato dal governo e che con la legge per la sua approvazione non si possono imporre nuovi tributi e prevedere nuove spese. La regola sancita dalla Costituzione è che il bilancio non comprenda se non la previsione di Salvatore Valitutti (Continua a pagina 2)

Persone citate: Salvatore Valitutti