Una Cernobil negli ospedali di Daniela Daniele
Una Cernobil negli ospedali Una Cernobil negli ospedali Troppi controlli inutili e radiazioni La proposta del «libretto radiologico» A quante radiazioni siamo esposti? Quali saranno le conseguenze per la nostra salute e per la nostra stirpe? «Con oltre 600 esami radiografici ogni mille abitanti (dato riferito al 1980, secondo una circolare del ministero della Sanità) la dose di radiazioni geneticamente significativa per la popolazione è comparabile, se non superiore, a quella causata nel 1986 dall'incidente di Cernobil*. Cosi scrive il professor Orestano, da Viterbo, ad un noto settimanale. Il problema incomincia ad essere «sentito» da molti medici. Ed ora una proposta della Lega per l'Ambiente, tesa a regolare la materia, è all'esame dei vari gruppi politici In Regione. Gli ambientalisti, con l'appoggio della Cgil Sanità e la consulenza di esperti del servizio di Fisica Sanitaria delle Molinette, chiedono l'istituzione di un «libretto radiologico personale». A Torino, nel 1986, sono stati eseguiti 693.286 esami radiografici (456.334 in strutture pubbliche e il resto in presidi convenzionati), per non contare quelli fatti in ambulatori privati, a pagamento. «Come dire — spiega il radiologo Gianni Sartorio, della Lega per l'Ambiente — che sette torinesi su dieci sono esposti, ogni anno, a radiazioni*. Tuttavia il rapporto non è cosi matematico. E' un po' la vecchia storia dei polli da mangiare e di quanti siano destinati ad ognuno di noi: in realtà c'è chi ne fa indigestione e chi non ne mangia proprio. Allo stesso modo, c'è chi deve subire un accumulo di radiazioni inutili. Moltissime, ad esempio, sono le radiografie «buro¬ cratiche». Quelle per produrre un certificato da allegare ad una domanda di lavoro. Chi fa l'Insegnante sa che cosa significhi. Se non si è di ruolo, dunque con un lavoro precario, si ha in più occasioni la necessità di presentare «certificato di sana e robusta costituzione». E, a giudizio di molti, sono ancora troppe le indagini radiografiche richieste dallo Stato o dalle amministrazioni locali per 1 fini più svariati, compreso quello di permettere ai ragazzini di fare qualche ora di nuoto. Si avverte, dunque, l'esigenza di mettere un po' d' ordine in questo settore. E' ancora il dottor Sartorio che spiega: «Se ogni cittadino fosse dotato di un libretto sul quale venisse descritta la sua storia radiologica e le dosi di radiazioni ricevute, sì creerebbe, per i medici di famiglia, uno strumento efficace per un effettivo controllo sul paziente. Sia per avere un quadro dei reperti indipendenti dalle scelte mediche (ad esempio gli esami svolti sul luogo di lavoro), sia per valutare la convenienza di ricorrere, dove sia possibile, a sistemi alternativi, per non incrementare le dosi accumulate dall'assistito*. La ripetizione degli esami, spesso, è dovuta proprio ad un'imperfetta conoscenza dei «precedenti» di ognuno. Il paziente stesso, molte -volte, non si cura di dire che la tale indagine è già stata fatta. Cosi la ripete. «Come nel caso — aggiunge il radiologo — di reperti che si riferiscono a fatti solo apparentemente patologici, ma in realtà ormai stabilizzati e non più pericolosi e sarebbe sufficiente avere a disposizione le vecchie lastre per rendersene conto*. Daniela Daniele
Persone citate: Gianni Sartorio, Sartorio
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