Tutti di corsa al Crepuscolo
Tutti di corsa al Crepuscolo L'opera di Wagner ieri al Regio Tutti di corsa al Crepuscolo Pubblico trafelato per l'inizio alle 1830 TORINO — Alla prima dell'opera, come in ufficio, di corsa. Cappotti e pellicce lasciati volando al guardaroba, per non far tardi al Crepuscofo-maratona di Wagner, in lingua originale, con la regia di Gianfranco De Bosio. L'inizio, ieri sera, era fissato alle 18,30. Un'ora difficile; c'è stato un ritardo di pochi minuti, per perméttere a tutti di sistemarsi. Poi, Zoltan Pesko ha dato 11 via all'orchestra. Due intervalli di mezz'ora l'uno, alle 21 e alle 22,15. Conclusione, poco prima di mezzanotte e mezzo. E in tutto, quasi sei ore di teatro Regio. Con il procedere degli atti, c'è stato un assestamento degli spettatori. Subito, le poltrone e i palchi vuoti non erano pochi, e quando è cominciato il prologo, con le tre Nome accovacciate su una roccia grandiosa, intente a tessere il filo del destino avvolte in ampli manti neri e acconciate come Giano bifronte, una maschera dietro la testa, si respirava attenzione ma anche nervosismo. L'impresa, si capiva, era vissuta come difficile, non soltanto dal puntò di vista musicale. Ma poi, quando sono apparsi Brunilde e Sigfrido e hanno cominciato a duettare, sorridendosi, lentamente l'attenzione ha avuto la meglio, sono cessati i colpi di tosse, è sceso un silenzio perfetto. Qualcuno ha seguito all'inizio il testo, poi le' pile accese sono rimaste non più di due o tre. In un palco, c'era una ragazza che guardava attentissima, con il walk-man nelle orecchie. Che cosa avrà ascoltato? n primo, atto si è concluso con grandi applausi, tutti i protagonisti in scena, mentre molti già scappavano veloci. Dell'inizio di tardo pomeriggio, è rimasta per tutto 11 tempo l'atmosfera confusa di palllettes e gonne scozzesi, smoking e abiti sportivi. Nel primo intervallo, alle 21, c'è stato un assalto al bar, che aveva preparato panini e dolci, e un rinfresco di vino gratuito e sponsorizzato; una trentina di persone almeno hanno abbandonato il teatro: la maggior parte chiedendo la contromarca per poter rientrare dopo un rapido spuntino, ma quelli che son fuggiti per primi non si sono neanche voltati a cercare la maschera. Intanto, c'era gente che arrivava fresca, con l'eleganza di chi aveva deciso di far con comodo, e andava aj prender posto. E' finita cosi che all'inizio del secondo atto, con il buio che avvolge' va la reggia dei Ohlbicun ghi, il bel teatro Regio era un pochino più affollato che all'inizio. E' sembrata colpire la sce na, austera e grandiosa, con l'enorme roccia che saliva a ì> scalinata, sullo sfondo prima i fuochi e poi il paesaggio del Reno. La reggia dei Ghibi cunghi era poi disegnata da enormi colonne, con due troni collocati al lati di una cornice di "legno scuro che ha racchiuso tutta l'opera. Campioni assoluti della ma' ratona sono stati comunque Zoltan Pesko e i professori dell'orchestra. m. v.
Persone citate: Gianfranco De Bosio, Zoltan Pesko
Luoghi citati: Torino
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