A Washington la battaglia di Gaza di Ennio Caretto

A Washington la battaglia di Gaza Arriva Mubarak con la sua idea di pace; Shamir rischia d'essere scavalcato A Washington la battaglia di Gaza Inviato di Gerusalemme per seguire da vicino le iniziative del presidente egiziano - Shultz incontra dne leader palestinesi moderati Il piano; tregua, conferenza, negoziati DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Il presidente egiziano Mubarak ha ieri presentato al segretario di Stato americano Shultz e al ministro della Difesa Caducei il suo piane di pace per il Medio Oriente. Oggi lo esporrà anche a Reagan, che lo riceverà alla Casa Bianca. Mubarak ha proposto .una moratoria di sei mesi nelle ostilità in Cisgiordania e a Gaza- durante la quale dovrebbe essere convocata una Conferenza internazionale di pace. La Conferenza servirebbe da • premessa e ombrello' a negoziati diretti tra Israele e i Paesi arabi. Dopo l'incontro, sia Mubarak, sia Shultz, sia Carlucci hanno rifiutato qualsiasi commento: •Per ora posso soltanto dire che abbiamo avuto colloqui interessanti-, ha detto il segretario di Stato. La cautela americana è dovuta alla resistenza opposta dal premier israeliano Shamir al varo di un nuovo progetto di pace che sfocerebbe inevitabilmente in un diverso statuto dei territori occupati. Shamir ha inviato a Washington un emissario per seguire da vicino le consultazioni del Rais, e ha chiesto — e ottenuto — un incontro con Reagan per l'inizio di marzo. Ma l'ammini strazione americana non ha nascosto di essere favorevole -all'idea nuova della moratoria'. Parlando ai giorna listi, un funzionario del Di partimento di Stato ha sot tolineato che « finché gli episodi di violema in Cisgiordania e a Gasa non saranno cessati, sarà impossibile negoziare la pace in Medio Oriente». Un altro segno delia propensione americana a prendere in esame il piano Mubarak lo ha dato Shultz, ricevendo ieri due leader palestinesi moderati dei territori occupati. Anche su questi colloqui, il segretario di Stato ha mantenuto il massimo riserbo. Ma Shultz ha avuto modo di appurare che alcuni Paesi europei, come la Germania, l'Inghilterra e la Francia, sostengono il presidente egiziano, e che la co¬ munità palestinese della Cisgiordania e di Gaza è ansiosa che gli Stati Uniti lo appoggino nel ruolo del mediatore. Tra quindici giorni, ha detto un portavoce, Shultz manderà il sottosegretario Armacost in Israele •e in altri Paesi mediorientali', cioè l'Egitto e la Giordania. Due fattori trattengono Reagan dal tentare di piegare Shamir. Il primo è che il Presidente non vuole spingere il premier israeliano a una linea ancora più dura nei territori occupati, né vuol dare l'impressione di mirare a una crisi di governo in Israele per riportare al potere il ministro degli Esteri Peres, più duttile. Il secondo è che a una Conferenza internazionale di pace sul Medio Oriente dovrebbe partecipare anche l'Urss: e in cambio di una concessione . di questo tipo Reagan esige qualche contropartita nel Golfo Persico da parte di Mosca. Mentre una mediazione degli Stati Uniti a media scadenza è possibile, non lo è a scadenza ravvicinata, salvo svolte clamorose, come la caduta di Shamir. Come si articolerebbe un'iniziativa americana? La Casa Bianca spera che sia Shamir, sia il re giordano Hussein ammorbidiscano le loro posizioni. Conta sulla forza di persuasione della comunità ebraica americana, che ha assunto un atteggiamento critico nel confronti del premier di Israele, e su quella di Mubarak, che intende riproporre a Hussein di rappresentare i palestinesi. Non dispera neppure in una maggiore flessibilità dei vari Paesi arabi che si sono riavvicinati al presidente egiziano. All'Interno degli Stati Uniti la protesta contro la repressione in Cisgiordania e a Gaza è enormemente cresciuta, come ha notato la Washington Post, e avrà certo ripercussioni internazionali. Nei colloquii con Shultz e Carlucci, Mubarak ha discusso anche del Golfo Persico, del terrorismo e della Libia, senza peraltro concordare particolari iniziative. Ieri pomeriggio, il leader egiziano ha incontrato il ministro del Tesoro Baker e quello dell'Agricoltura Lyng. Ma questo suo secondo blitz diplomatico ha avuto obiettivi di carattere esclusivamente bilaterale: dal '78, l'anno dell'accordo di Camp David con Israele, l'Egitto ha ricevuto 20 miliardi di dollari in aiuti economici e militari dagli Stati Uniti, due miliardi l'anno; una cifra inferiore solo a quella ricevuta dallo Stato ebraico. Mubarak ha fatto presenti le difficoltà del suo Paese, e ha chiesto agevolazioni per il pagamento dei debiti. Ennio Caretto