Tomba così nasce un campione di Gian Paolo Ormezzano

Tomba, così nasce un campione Dalle colline dì S. Lazzaro alla Coppa del mondo, la storia del giovane che ha rilanciato lo sci azzurro Tomba, così nasce un campione Straordinarie doti atletiche sono affiancate a un pizzico di sana follia - Le serate al night che hanno sconvolto il mondo dello sport Alberto Tomba detto Bomba, Rambo, Al bertone e chissà come oggi, domani, a lp Calgary se vincerà l'Olimpiade, è nato a Bologna il 19 dicembre 1966, nella clinica di Sant'Orsola, dove lo hanno subito pesato e soppesato: 4 chili e 200 grammi assai vivi, vivaci. Padre Franco commerciante in tessuti, benestante; madre Maria Grazia casalinga; fratello Marco allora di anni due (undici anni dopo sarebbe arrivata Alessia). Trasferimento dodici anni fa in una villona antica — stile Seicento bolognese, viene precisato dagli agiografi — di Castel de' Britti, frazione di San Lazzaro di Savena, importante la pronuncia sdrucciola, savena, che è un Comune appena fuori Bologna, verso Imola, fra la città grande e Ozzano Emilia patria di Wanna Marchi che da 11 cosmeiizza l'Italia al telefono. San Lazzaro di Savena e IMsto di vigoroso baseball, e il baseball è uno dei pochi sport che Alberto non ha praticato. Nella sua biogralia di campione dello sci alpino, già sette vittorie in Coppa del Mondo, fra slalom speciale e slalom gigante, in una sola stagione, ci sono esperienze di calcio (incidente ad un ginocchio, stop), tennis, basket, nuoto, sci d'acqua, motocross (mamma apprensiva, stop: è la stessa mamma che ora gli vieta la discesa libera). Alberto era ed è quel che suol dirsi un esuberante. L'essere poi bolognese lo colloca in una tipologia facile, spinta e insieme fisiologica, automatica: quella dell'esuberante-gaudente. colui che fa tutto perché gli piace (art tutto (in questo spirito è stato partecipante attivo ad uno neo-show romagnolo con spogliarello maschile per signore liberate, la tederazione ha provato a punirlo severamente, poi ha deciso di dargli una multa di un milione e probabilmente di pagargliela), e sempre sa riderci sopra, cosi da sdemonizzare ogni atto eventualmente abietto o semplicemente irriverente, da esorcizzare ogni pericolo protondo. L'emiliano, meglio poi se bolognese, adora ì tortellini, la mortadella, i dolciumi, ed Alberto bambino è stato fedele al copione. Lui e lo sci si sono incontrati su un pendio innevato nel giardino della villa, tredici anni fa, e doveva essere uno degli ultimi inverni in cui cadeva veramente la neve. Con il fratello .adulto. Marco. U bambino Alberto scendeva sugli sci. e metteva a palate neve su neve per fare un trampolinetto e spiccar voli. Racconta la mamma che una volta lo vide saltare abbastanza angelica- mente da quel trampolino, e che con lui si librò alto uno splendido pavone: e potrebbe essere stato quello il Segno della carriera, considerando anche la sicura vis augurale, sperimentata nei secoli e nei millenni, di quell'uccello. Il padre portò i figli a sciare dapprima a Sestola e a Corno alle Scale. nell'Appennino modenese, e poi, ma già avanti nella pratica delle nevi, in località più sofisticate: Marco e Alberto, e Marco era meglio di Alberto, però aveva poca determinazione, e niente fanatismo. Alberto era invece quello che di notte versava acqua sulla poca neve di una collina di San Lazzaro, perché nascesse il ghiaccio e il mattino si potesse scendere con velocità e rabbia di curve e di frenate. Alberto fece in fretta a preferire le spiagge di neve a quelle di Milano Marittima, ed a volerle anche d'estate: cioè a candidarsi per un'attività sciistica seria, visto che a sedici anni era già elemento di interesse azzurro, sia pure azzurro pallido, e che le occasioni di allenamento continuo non gli mancavano. Mentre Marco smetteva subito l'on lo sci bello e cattivo dell'agonismo. La carriera del Nostro comunque non e con moto uniformemente accelerato, come accade canonicamente per la maggioranza dei campioni. Nel 1984 Alberto che era già Albertone (1.82 come adesso, però 95 chili, sei e mezzo più del peso-forma attuale) vinse lo slalom parallelo di Natale sulla montagnola milanese di San Siro, quella costruita dai e sui rifiuti urbani. In quell'inverno però lui vinse anche due gare nazionali, ad Arabba ed a Brunico, e la stagione dopo esordi in azzurro .vero-. Coppa Europa e Coppa del Mondo. In quest'ultima manifestazione un ottavo posto, due sesti, un nono. Tre successi in Coppa Europa, cinque in gare nazionali. Nel 1986-87 il podio di Coppa del Mondo, secondo in Val Badia dietro all'aostano Pramotton: poi, ormai azzurro fisso nella manifestazione massima, quarto, quinto, decimo, sesto, sesto, ottavo, nono. Il colpo grande a Crans Montana, campionati del mondo: terzo nello slalom gigante, unica medaglia per l'Italia. Nessun tecnico lo aveva previsto, nessun augure lo aveva vaticinato bravo, cosi spaventosamente bravo come nella stagione attuale: dal 27 novembre al 19 gennaio ha vinto lo speciale al Sestriere, il gigante al Sestriere, il gigante in Alta Badia, lo .speciale a Madonna di Campiglio, lo speciale a Kranjsca Gora, lo speciale a Bad Kleinkirchen, il gigante a Saas Fee. Adesso tutti spiegano come lui non possa non vincere tutto, zavorrandolo di attese, nessuno ci | aveva detto per tempo che e come lui avrebbe vinto tutto. E' stata scandagliata la sua vita. Ama i cibi pesanti, i vini leggeri, il casual in tutto, gli abiti come l'esistenza. Da due anni ha la ragazza, Cristina, di Idice, paesino vicino a San Lazzaro di Savena. Ama la discoteca, l'ha miniaturizzata nella sua stanza dentro la villa di famiglia. Non è vero che il papà gli regalerà una Ferrari se vincerà una medaglia d'oro ai Giochi. E' vero che con quel che ha guadagnato può già comprarsi più Ferrari, e che i molti soldi devono ancora arrivare: per ora 30 milioni a vittoria, più un fisso stagionale, ma chi compra per un miliardo i suoi guadagni della prossima stagione fa un affarone. E' estroverso, mattoide, intelligente, simpatico. Recita filastrocche per vedere la faccia che gli altri fanno quando lui dice cose strampalate, e controllare se sono cosi servili o fessi da ridere. Si è fermato — andava dal salesiani — al quinto anno per geometri, dovendo .lavorare, sugli sci, ma ha giurato che riprenderà gli studi, anche perché il fratello che non ama l'agonismo è ragioniere, aiuta il papà, e in casa Tomba ragioniere è più che slalomista ancorché principe, re, imperatore degli slalom. Vera la storia di un suo patto con la mamma, donna forte quanto bella (ed è assai bella) agli inizi dell'attività agonistica spinta: non fare mai le discese. Albertone è religioso, don Mario Naviglio suo parroco è suo sulveur, a Courmayeur Albertone ha stretto forte la mano allo sciatore polacco Karol meglio conosciuto come Giovanni Paolo n. Aibertone ha un amico-consigliere-guru, è modenese, si chiama anche lui Alberto, Alberto Marchi detto Paletta, dai paletti degli slalom, è lui che ha allenato il primo Tomba, che lo ha portato all'agonismo. Marchi sta sempre con Tomba, nella squadra azzurra non gli vogliono bene, si prènde fette di gloria e soprattutto vanifica tanto pomposo lavoro di esperti laureati, hanno provato a vietargli gli alberghi del team Italia, Tomba ha detto che senza il Paletta lui non c'è più, scegliere. Marchi spiega cosi Tomba: «E' uno con la trazione su quattro ruote, gli altri l'hanno su due ruote». Paletta è per la libertà ad Albertone, che altrimenti cessa di essere Rambo. Lasciargli la discoteca, le amicizie bolognesi, la vita di sempre. Capace, Tomba, di piantare 11 tutto da un mattino all'altro, smettendola di essere locomotiva del treno commerciale dello sci italiano, rimessosi in movimento specialmente grazi; a lui. Dicono i tecnici nostri, dai capi Demetz e Messner in giù. che gli altri italiani della squadra sono demotivati: tanto ci pensa Alberto a vincere. Un cittadino, un atle tono messo sugli sci su una gobba di terreno appena fuori Bologna, ha tolto alla squadra azzurra il pigmento, utile anche se ogni tanto pericoloso, come ogni droga (nel senso di spezia) che si rispetti, della rivalità fra alto-atesini e italoparlanti di Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta. C'è il rischio che Tomba proponga ed imponga almeno per gli slalom, specialità tecniche ed artificiali, l'atleta semplice sugli sci, il trasferimento sulle nevi di creature fatte in palestra, alla faccia di tutte le belle storie sulla sensibilità alle nevi, sulla crescita nell'ambiente .bianco», sulla necessaria o almeno utile montanarita, se ci passate il termine. Andando cosi verso lo sci proteinlco, meglio alla portata di un bolognese ricco e ben nutrito che di un montanaro tirato su a polenta e pane. L'equivalente di cosa sta accadendo nell'alpinismo, dove 1 cittadini freeclimbers salgono in tre ore le pareti che i grandi scalatori classici salivano e salgono in tre giorni. Al team azzurro è servito senz'altro il professor Conconi, parzialmente spostato dallo sci nordico allo sci alpino, senza parlare di autoemoperfusioni ma parlando invece di chiarificazione scientifica di concetti magari già esistenti, e di loro spe¬ rimentazione con tutte le garanzie. Conconi fra l'altro ha fatto perdere a Tomba sei chili, convincendolo ad una mezza dieta che toglie chili ma non forze. Albertone era capace di farsi cinque bistecche (storico), se dopo 11 prosciutto e i tortellini aveva ancora molta fame, Conconl è intervenuto anche In chiave psicologica. Restano nel Nostro vampe di fame tremenda, con licenze subite e pericolose, ma insomma la carne sembra domata, nel senso della bistecca e nel senso delle esigenze caloriche corporali. n Paletta comunque è imprescindibile, anche per convincere Tomba a mettere i piedi giù dal letto. Nella squadra azzurra lo contestano, ma la figura dell'accompagnatore-guru è sempre stata valida in uno sport itinerante come lo sci. Stenmark ha trovato un italiano di Ortlsei, Nogler, ex barbiere ed ex commissario tecnico azzurro; Thoeni aveva Messner, adesso et delle Nazionali; Claudia Giordani ebbe suo padre, telecronista del basket acconciatosi a rallies automobilistici tremendi per fare i weekend bianchi con la figlia. C'è sovente un Magistris per i Ribot dello sport, un amico con cui spartire 1 silenzi, più impegnativi dei rumori. Ribot il grande galoppatore aveva bisogno di Magistris, quadrupede calmo, sempre al fianco, fuorché si capisce nelle gare. Quelli dello sci sono sportivi abbastanza anomali, chiamati a un'attività serrata in pochi giorni, costretti per tutto l'anno ad una maniacale, noiosissima coltivazione del fisico. Tomba è un atletone, lo dicono le due cifre podistiche, quelle che non mentono mai, neanche su un nuotatore: meno di tre minuti sul chilometro, 38 sul 300 metri, meno di 13 sul 100, 1,80 nel salto in alto. Con un balzo da fermo lui salta 3 metri, con tre balzi 9, con cinque balzi 15. I balzi sono importanti per uno sciatore, dicono di gambe forti ed elastiche, Stenmark si fa a balzi le strada principali del paesi dove gareggia, prima e dopo la competizione. Tomba solleva in un solo strappo 115 chili, 20 più di Pramotton che è il migliore slalomista dopo di lui. Atleta comodo, Tomba, sinché tutto va bene, sinché tutto gli va bene. Potrà diventare scomodo in maniera repente, e non parliamo di quando non vincerà più, ma di quando gli passerà per la mente che fare il campione non è poi cosi divertente, specie se non si hanno più (e non si hanno mai avuti) problemi di denaro. Ma in attesa dei problemi, anticipati dalla faccenda della scappata nel nightclub romagnolo, completiamo l'agiografia. Le cifre lanciano Tomba sulle orme di Stenmark, lo svedese che ha vinto 13 volte in una stagione. La gente emiliana, italiana si sposta nei luoghi delle sue gare, a fare un tifo calcistico. Dopo la sua prima vittoria al Sestriere salirono al colle per 11 secondo appuntamento, il 29 novembre, in trentamila, a vedere lui, applaudire lui, beccandosi sino a nove ore di coda per il rientro a Torino (era la domenica di Juventus-Ascoli piovosa, con neanche duemila paganti). Tutti concordi i campioni del passato ed anche del presente a definire Alberto una superstar. Dice Gustavo Thoeni: .Tomba è semplicemente inimitabile, mai nessuno ha sciato come lui». Dice Zeno Colò: .Non somiglia a nessuno, su una base comune di tecnica innesta qualcosa di particolarissimo'. Dice Ingemar Stenmark: •Può vincere la Coppa del Mondo anche sema le discese, e mi auguro che come me non rischi le ossa per farle.. Dice Ermanno Nogler: «Due medaglie d'oro per lui ai Giochi di Calgary, e magari il bronzo nel supergigante.. Dice Karl Schranz: •Le sue vittorie, nello sci di oggi sempre più perfezionato, hanno un valore enorme: una volta era più facile vincere, c'era meno impegno di tecnici, di scienziati intorno all'atleta: Dice Claudia Giordani: .Al mare mi si presentò così: tu sei una campionessa, io sarò un campione, piacere.. Lui alimenta il rapido mito con allegria alla Renzo Arbore: .Potevo far meglio, a metà percorso mi sono addormentato.; .Quando vincerò la decima gara farò una dichiarazione sorprendente e reciterò una filastrocca speciale in diretta.; .Perché devo firmare gli autografi alle donne sui giubbotti o sulla pelle della schiena, se mi piace firmarli altrove, magari proprio II?. ; .Mio padre una volta disse che se avessi vinto una gara avrebbe tagliato un albero del nostro giordino per mettere un cippo, ora non vorrei che facesse il disboscatore.; .Sono un grande disc-jockey, purtroppo so anche sciare bene e mi tocca trascurare questo mestiere.; .Ho messo gli sci tardi, sennò avreste dovuto scrivere di un bambino prodigio e chissà cosa avreste composto su di me.. Ma anche: .Aiutatemi a essere normale, con tutte le belle cose che mi stanno capitando addosso.. In casa lo chiamano ancora Biccl, nessuno sa perchè. 11 fratello è Tato, la sorellina è Moki. Alberto detto Biccl torna a casa ogni volta che può, e più in fretta che può. Gian Paolo Ormezzano