Bomba a due passi da Najib di Tito Sansa

Bomba a due passi da Najib Il nostro inviato testimone d'una strage in Afghanistan Bomba a due passi da Najib Il leader afghano partecipava ai funerali di Ghaffar Khan, eroe dell'indipendenza indo-pachistana L'esplosione in un parcheggio: «Ho visto una decina di morti» - Da Kabul accuse ai mujaheddin DAL NOSTRO INVIATO JALALABAD (Afghanistan) — Ho visto una decina di corpi senza vita a terra in un prato, pochi minuti dopo lo scoppio della bomba che, secondo fonti ufficiali, ha ucciso ieri, in un parcheggio improvvisato alla periferia Sud di Jalalabad. sei persone e, secondo voci incontrollabili, avrebbe fatto una ventina di vittime e causato decine di feriti. Appena dispersa la nube di fumo e polvere che aveva seguito lo scoppio, alle 13.15, uno spettacolo di desolazione si è offerto agli occhi del presenti. Due autobus distrutti, decine di automobili danneggiate e. in mezzo ai rottami, gente insanguinata che correva gridando, altri che gemevano per terra e centinaia di persone che correvano terrorizzate, gettandosi come impazzite lungo gli argini di un canale in secca. Erano tutti uomini, in quanto, secondo le usanze musulmane locali, le donne non partecipano alle cerimonie funebri e rimangono in casa a piangere il defunto. Ieri, appunto, a Jalalabad. a metà strada fra il confine del Pakistan e la capitale Kabul, si piangeva un morto illustre, il pacifista Ghaffar Khan, chiamato il Gandhi pakistano, morto mercoledì a Peshawar, nel Pakistan, all'età di 98 anni, dopo una vita spesa per la metà in prigione per motivi politici. Il gran vegliardo aveva chiesto fin da giovane e ripetuto ancora prima di morire di voler venir sepolto in terra afghana, che considera libera perché abitata da combattenti per la libertà, per ribadire in tal modo l'unità del popolo dei montanari pukhtu. sparso tra Afghanistan e Pakistan. E a Jalalabad, per assistere alla sepoltura, erano affluite, attraverso il leggendario passo di Khyber. circa 30 mila persone su di tremila automobili e autobus stracarichi anche sui tetti. Per le 15 era fissata la cerimonia funebre, alla quale ha poi partecipato anche il capo del governo afghano Najibullah. venuto da Kabul. Ma già a mezzogiorno la periferìa di Jalalabad era stata sommersa e Intasata da migliaia di automezzi pakistani. D'improvviso, il gran botto nel parcheggio vicino alla strada bloccata. Come risucchiati da una mano Invisibile, migliaia di uomini si sono gettati a terra contemporaneamente, in preda al panico, rotolandosi nei loro tabarri indossati per combattere 11 freddo che la mattina era stato pungente. Poi un'alta nube di fumo e di polvere, quindi un gran silenzio, infine urla e gemiti. Per almeno mezz'ora non si sono visti soccorsi al feriti. Bloccate dalle migliaia di vetture abbandonate per chilometri, le autoambulanze non hanno potuto avvicinarsi. Sono arrivati in un gran turbine di polvere due elicotteri dell'Armata Rossa sovietica dal vicino campo d'aviazione. Ho visto passare un'autocarro con due, forse tre salme coperte da un telo, ho contato 13 autoambulanze della Mezzaluna Rossa e 24 automobili danneggiate che però sono riuscite a venir fuori con 1 propri mezzi dal maledetto parcheggio. Ma tutto ciò avveniva almeno due ore dopo l'esplosione, alla quale ne era seguita una seconda, esattamente mezz'ora più tardi (alle 13.45 in punto). Ma questo secondo scoppio non ha provocato vittime in quanto i partecipanti alla cerimonia funebre avevano abbandonato la zona di perìcolo. C'è stato anche un certo allarme all'interno della base militare sovietica dinanzi alla quale ho sostato forzatamente, a lungo bloccato nella vettura che per oltre due ore non si è potuta muovere. Non uno delle migliaia di pakistani venuti eccezionalmente nell'Afghanistan occupato che passando dinanzi alle sentinelle degnasse di uno sguardo i biondi soldati russi. Grandi manifestazioni di simpatia e di fratellanza, invece, si sono viste di continuo non solo a Jalalabad ma anche lungo la strada tra 1 montanari pukhtu venuti dal Pakistan e l soldati dell'esercito afghano, pure loro appartenenti al popolo pukhtu. Si salutavano con l'indice e il medio alzati in segno di «V.. si scambiavano grida augurali e anche piccoli doni, frutta e pezzetti di kebab oltre che abbracci. Alla cerimonia funebre non è stato possibile accedere date le enormi misure di sicurezza dovute alla presenza del primo ministro di Kabul. Najibullah, e di rappresentanti dei governi indiano, pakistano e sovietico. Sono stati pronunciati discorsi commemorativi che ho udito da lontano attraverso gli altoparlanti. Il primo in inglese, gli altri in lingua pukhtu. Ignoro se qualcuno degli oratori abbia parlato degli attentati avvenuti meno di due ore prima e degli autori di esso. In proposito non vi sono notizie: Kabul accusa apertamente i partigiani mujaheddin, la voce del popolo sospetta che i mandanti siano altri e fa i nomi di due governi non interessati alla pace. Quella pace per la quale 11 quasi centenario Ghaffar Khan, il Gandhi pakistano, aveva lottato per tutta la vita. Tito Sansa

Persone citate: Gandhi, Ghaffar, Ghaffar Khan, Khan, Mezzaluna, Najib, Najibullah