Fantastico, missione compiuta di Francesco Fornari

Fantastico, missione compiuta I diciotto edifici consegnati alle autorità di Kiongwani, in Kenya Fantastico, missione compiuta L'iniziativa, realizzata in sei mesi, grazie al contributo dello sponsor della trasmissione dì Celentano e ad altre offerte - Nel complesso aule, dormitori e refettorio - Un sistema di canalizzazione può raccogliere un milione di litri di acqua piovana - Il vescovo di Machakos: «Un progetto genuino che corrisponde alle necessità» DAL NOSTRO INVIATO KIONGWANI (Kenya) — La pista clie porta al villaggio e punteggiata di multicolori ritagli di stolta: una specie di gran pavese per accogliere i visitatori accorsi in gran numero ad assistere alla consegna del nuovo complesso scolastico costruito in sei mesi dalla Procter e Gamble con i soldi offerti dagli acquirenti di Dasli. il detersivo che ha s|>onsorizzato la trasmissione televisiva "Fantastico». La pioggia caduta copiosa la notte scorsa, un avvenimento eccezionale in questo periodo, lia trasformato la rossa argilla della pista in fango vischioso in cui affondano i piedi nudi dei ragazzini che corrono gridando incontro alle auto che avanzano faticosamente. E' giorno di festa oggi a Kiongwani e in tutto il territorio della parrocchia di Kasikeu (che si estende per circa mille chilometri quadrati), ietta da tredici anni dal missionario comboniano padre Adriano Bonfanti. 50 anni, una curiosa barba sul mento che richiama alla memoria immagini di antichi santoni. I diciolto edifici costruiti con il contributo (1 miliardo 400 milioni) della Procter e Gamble, industria multinazionale per la produzione di saponi, detersivi, caffè, prodotti alimentari e farmaceutici e con le offerte (2 miliardi 100 milioni) racc<flte sinora con l'iniziativa reclamizzala da Celentano. il -guru., della più discussa e controversa edizione dì -Fantastico... vengono consegnali ufficialmente alla comunità locale. Il complesso e composto da aule per ospitare gli allievi della scuola superiore, dormitori, refettorio e cucina, abitazioni per gli insegnanti, un grande serbatoio in grado di contenere un milione di litri di acqua pio¬ vana, raccolta con un ingegnoso sistema di canalizzazione che convoglia la pioggia dal tetti nella cisterna. L'acqua. Il grande problema dell'Africa. La siccità rende il terreno improduttivo, la carestia costringe' le popolazioni di vaste regioni ad abbandonare 1 villaggi in una disperata fuga verso regioni più fertili. Ogni anno decine di migliaia di persone, in maggioranza bambini, muoiono di fame e di stenti. A Kiongwani, che in lingua swahili significa -il posto del kiongo-, un alberello spinoso che prolifera nella zona, specialmente dopo la scomparsa dei rinoceronti che ne erano particolarmente ghiotti, il problema dell'acqua è drammatico. Non esistono sorgenti, l'acqua viene attinta dalle donne in una grande pozza che nella stagione delle piogge si riempie e durante il periodo secco si riduce fino a trasformarsi in un acquitrino fangoso in cui vanno a cercare frescura e si abbeverano gli animali. L'acqua e infetta: le donne scavano piccoli canali nei quali fanno filtrare il liquido giallastro, fangoso, maleodorante, ma l'acqua non è depurata e può provocare gravi infezioni. Racconta padre Bonfanti: -Quando arrivai nel 1974. venticinque bambini morirono perché avevano bevuto quell'acqua». Da quel giorno il missionario si e battuto per cercare di aiutare .la sua gente..: la Procter e Gamble che cercava nuove forme di pubblicizzazione dei propri prodotti, venuta a conoscenza del problema, ha deciso di intervenire. Spiega Sergio Gazzera. direttore delle relazioni esterne: «Sia ben chiaro che' non siamo una società di beneficenza: noi abbiamo la funzione di produrre e commerciare beni di consumo. Quest'anno abbiamo deciso di destinare il "budget" per la promozione a qualcosa di diverso. Invece dei premi della solita lotteria fra gli acquirenti dei nostri prodotti, con questo denaro (un miliardo) abbiamo dato il via ad un'iniziativa di carattere filantropico. Insomma: invece di offrire un premio a chi comperava "Dash", gli abbiamo chiesto dei soldi, mille lire per un mattone", per aiutare la gente di questo villaggio». La storia è nota. Abbinata a "Fantastico... l'iniziativa propagandata da Celentano dopo un inizio stentato ha superato le più ottimistiche previsioni. Al pùnto che adesso è possibile iniziare i lavori per la costruzione del secondo complesso (non previsto in un primo tempo) che ospiterà la scuola inferiore (elementari e mrdiel e l'asilo. Padre Bonfanti è felice. -La decisione di costruire la scuola è stata presa dalla comunità: la gente ha capito che solo l'Istruzione può assicurare un futuro ai loro figli. Adesso avranno l'acqua pulita grazie al vascone e la possibilità di far studiare i giovani, che un giorno potranno imparare un mestiere e andare a lavorare nelle grandi città. O tornare qui, a prestare la loro opera come medici o ingegneri. Solo l'istruzione può assicurare un futuro alla mia gente. La terra no. In tredici anni, i buoni raccolti sono stati tre o quattro. Le colture hanno bisogno di tre mesi di pioggia l'anno, quando siamo fortunati piove per quindici giorni-. Per Padre Bonfanti questo è un giorno molto speciale. Non solo ha visto la realizzazione di un sogno, ma la grande partecipazione di gente, migliaia di persone delle tribù «kamba» arrivate dai più lontani villaggi della sua sterminata parrocchia, lo ripaga dell' amarezza provocata dalle polemiche che la sua iniziativa ha scatenato all'interno del mondo missionario e dello stesso ordine comboniano. -Hanno detto che questa era un'iniziativa sbagliata, perché sponsorizzata da una multinazionale die si faceva pubblicità sulle spalle dei poi-eri. Sono stato accusato di fare una "carità da colonialista", imponendo alla mia gente una scuola costruita dai bianchi in gran fretta, senza lasciargli il tempo di capirne appieno l'importanza. Sono accuse folli, senza senso. La scuola è stasta voluta da loro, hanno partecipato alla costruzione. Adesso la gestiranno direttamente, perché si tratta di una "harambee", una scuola che appartiene ai genitori degli allièvi, i-quali si accollano tutte le spese di gestione, compresi gli stipendi degli insegnanti-. Mons. Urbanus J. Kioko. vescovo di Machakos, non ha dubbi: -Queste polemiche sono sorte perché nessuno sa esattamente qual è la situazione qui. Il progetto è genuino perché risponde alle vere necessità locali: c'è un gran bisogno di scuole, nella mia diocesi ci sono più di trentamila bambini e ragazzi ai quali va data la possibilità di studiare-. Con una punta appena di velata ironia questo dinamico prelato nero, che predica in "Swahili» e mangia il pollo seduto su una panca insieme ai fedeli, conclude: -Non c'è niente di disonesto se un'azienda commerciale vuole fare un'opera buona. Sono disposto a favorire in futuro altre iniziative simili-. Per gli abitanti di Kiongwany. all'oscuro di queste polemiche, conta solo il fatto che adesso, dove c'era soltanto sterpaglia, esiste una scuola vera, con aule, dormitori, mensa. Prima gli studenti seguivano le lezioni dentro baracche cadenti o all'ombra degli alberi. Per lavagna l'intonaco sporco di un muro, per quaderno la sabbia su cui disegnavano le lettere con le dita. Adesso hanno una biblioteca fornita impianti igienici, dormitori confortevoli. Alla presenza del rappresentante del governo (District Officer) e del segretario locale del partito Kanu. in rappresentanza del presidente keniano Daniel Arap Moi. un picchetto d'onore di studenti procede all'alzabandiera mentre la folla multicolore assiepata da ore sul piazzale, fin sulle pendici del colle che sovrasta il villaggio, intona l'inno nazio naie: -Costruiamo la nostra nazione...-. Francesco Fornari Adriano Celentano

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