Il giudice diviso

Il giudice diviso Lo scontro nel Csm sulla nomina di Meli a Palermo Il giudice diviso La nomina del consigliere istruttore di Palermo da parte del Consiglio Superiore della Magistratura ha messo in evidenza ancora una volta le due impostazioni che si contrappongono nella configurazione della magistratura. Si tratta di una contrapposizione che divide la magistratura ed anche le forze politiche, se si deve giudicare dalle posizioni assunte dai componenti laici del Consiglio. E non è questione da poco, poiché riguarda un problema di fondo dell'ordinamento giudiziario e le ragioni a vantaggio dell'una come dell'altra tendenza hanno serio fondamento. Valore primario da tutelare nella organizzazione della magistratura è la indipendenza dei magistrati. E indipendenza, secondo una formula tradizionale, significa «assenza di speranze e di limimi. Qui non interessano le speranze di benefici e i timori di danni che possono venire da occulti gruppi di potere, ma le speranze di gratificazioni e di punizioni provenienti da pubbliche istituzioni che. direttamente o indirettamente, possono incidere sulla vita professionale dei magistrati. Se all'esigenza di garantire l'indipendenza dei magistrati si dà un peso esclusivo, la prospettiva che si accoglie è quella di una magistratura in cui tutti sono eguali. Ogni selezione tra i magistrati viene evitata ed il criterio della anzianità emerge come l'unico utilizzabile quando una scelta c ineludibile. Un simile sistema ha il pregio di rendere inutile la ricerca di consensi e di utili appoggi. Ma gli uffici in cui i magistrati esercitano le loro funzioni sono molto diversificati e richiedono preparazione ed attitudini diverse. Si pensi all'attività dei magistrati inquirenti ed a quella dei giudicanti, al settore civile ed a quello penale, al giudizio di merito e a quello di legittimità e. infine, alle funzioni di dirigente di un ufficio. Non tutti gli uffici sono eguali, inoltre, per il peso e rischio che impongono a chi li ricopre. Per inclinazione personale, per prove date, per esperienza e professionalità acquisite i magistrati sono diversi tra loro e l'interesse generale richiede che l'uomo giusto sia inviato al posto ed al momento giusto. Tali considerazioni spingerebbero a mettere il criterio dell'anzianità non al primo, ma all'ultimo posto, relegandone la rilevanza al solo piano della periodica progressione dello stipendio La seconda impostazione accetta il rischio di scelte che possono essere sbagliate, se non altro per la scarsa utilizzabilità di ciò che risulta dai fascicoli personali dei magistrati e dai pareri, solitamente elogiatai. che vi sono contenuti. L'effetto, poi. che può prodursi tra i magistrati non è solo una positiva spinta al miglioramento della qualificazione professionale di ciascuno, ma anche l'induzione ad atteggiamenti carrieristici. La prima impostazione evita tali rischi, rinunciando al vantaggio per il funzionamento degli uffici giudiziari che può derivare dalla scelta felice del magistrato più idoneo. La promozione dello spirito di indipendenza è indiscutibile, cosi come è evidente il prezzo da pagare in termini di adeguatezza degli uomini alle necessità degli uffici cui vengono destinati e di appiattimento delle caratteristiche professionali dei magistrati. La decisione presa da) Consiglio Superiore della Magistratura e la significativa divisione che -;i è manifestata nel voto, sarebbero incomprensibili se venissero discusse alla luce di sentimenti più o meno antimafia. Né si può interpretare il voto come frutto dello scontro tra gli amici di un candidato e gli amici di un .litro La realtà è meno semplice e risale ad una legge sull ordinamento giudiziario vecchia e pilatesca. che indica insieme e senza graduazione i criteri dell'anzianità, dell'attitudine e del merito. Dietro ciascuno di tali criteri si profila una magistratura con caratteristiche e qualità diverse. La scelta fondamentale dovrebbe correttamente farla il legislatore Il nuovo ordinamento giudiziario che la Costituzione invano richiede ormai da quarantanni dovrebbe togliere dal generico il ricorrente discorso della selezione e della professionalità, indicando il criterio prevalente con i relativi elementi di giudizio e prevedendo gli opportuni contemperamenti e le possibili eccezioni. In mancanza, qualunque decisione assuma il Consiglio. rimarranno sempre contrasti e perplessità. Vladimiro Zagrebelski

Persone citate: Meli, Vladimiro Zagrebelski

Luoghi citati: Palermo