«Così non si combatte la mafia» di Giuseppe Zaccaria

«Così non si combatte la mafia» L'amarezza del giudice Caponnetto sul modo in cui si è scelto il suo successore «Così non si combatte la mafia» L'attuale capo dell'Ufficio istruzione di Palermo: «Al Csm si chiedeva un segnale di sostegno che non è venuto. Meli o Falcone non importa, ma fratture così sono inconcepibili» - «Diplomatiche» le reazioni degli altri magistrati PALERMO — Il telegramma è secco: un rigo e mezzo, giunto a Palazzo dei Marescialli alla metà dello scorso dicembre. Dice: .Comunico le mie dimissioni dall'Associazione nazionale magistrati»: firmato, Antonino Caponnetto. Il discreto signore catapultato quattro anni fa in una Palermo sconvolta, l'uomo chiamato a ricostruire un Ufficio istruzione annichilito dalla bomba che aveva ucciso Chinnici, non ci sta più. A fargli cadere le braccia non è la nomina di Antonino Meli anziché quella di Giovanni Falcone, ma il modo in cui il Csm è arrivato alla decisione. Rinvìi, polemiche, campagne di stampa, e alla fine quattordici «si», dieci «no», cinque astenuti. -Sarò anche un ingenuo, ma mi chiedo come sia possibile una risposta del genere. Al Consiglio superiore in realtà si chiedeva se la guerra alla mafia dovesse esser combattuta ancora, e fino a che punto. Cinque consiglieri hanno risposto "mi astengo" Anche Caponnetto, fra qualche tempo, si asterrà. Poche settimane ancora, e il consigliere istruttore dell'«emergen^a» potrà lasciare la caserma della Guardia di finanza in cui vive da quattro anni, riavvicinarsi alla famiglia, che non si è mai spostata da Firenze, riprendere una parvenza di vita civile. Quando si parla di -servitori dello Stato» bisognerebbe riflettere su esperienze come la sua: quattro anni di vita blindata per incappare poi in una grande delusione. «Si, avevo sperato fino al¬ l'ultimo che il Consiglio superiore recuperasse un minimo di unità. Avevo sperato che, proprio mentre la mafia ricominciava a uccidere, da Roma arrivasse un segnale di sostegno. Invece non è accaduto. Sono deluso, amareggiato, fratture di questo tipo sono inconcepibili. Il problema della lotta alla mafia si è frammentato in una serie di ambizioni e personalismi che non riesco a capire. Ma la tendenza era già nell'aria: proprio per questo mi sono dimesso dati Associazione magistrati prima ancora che la nomina venisse decisa. Non avevo altro mezzo per esternare la mia protesta». Caponnetto. questo è evi¬ dente, faceva il tifo per Falcone. Quattro anni di lavoro in comune, e di una comune vita da «reclusi», spiegano da soli questa propensione. Ma la delusione, l'amarezza non nascono dal fatto che adesso a succedergli sia stato designato il dottor Meli: • E' un magistrato di grande esperienza, di grande onestà: io stesso stamani gli ho fatto le congratulazioni...». No, la questione * che Meli, Falcone o chiunque altro, avrebbe dovuto arrivare alla poltrona più esplosiva d'Italia con ben diverso viatico, con appoggi ben più compatti. -Cosa sta succedendo? Non lo so, ma vorrei proprio saperlo Caponnetto continua a parlare in toni som¬ messi, ma le sue affermazioni paiono pietre. -Sicuramente — dice — c'è qualcuno che sta pilotando una manovra. Vorrei sapere con quali fini». Già, vorrebbero saperlo in molti. Forse è anche quest'incertezza, o l'indefinibile minaccia di un clima tornato a farsi di colpo irrespirabile, che nei corridoi del palazzo di giustizia adesso suggeriscono toni sfumati, dichiarazioni di olimpico distacco. Sentite il dottor Motisi, consigliere aggiunto che fino a ieri, nel caso di una nomina di Falcone, minacciava furiose conferenze stampa: -Meli è un magistrato con la "emme" maiuscola, siamo amici da tren- Vanni. Anche per Falcone però ho la massima stima, e lui lo sa. Non era un problema personale. Se però le cose fossero andate diversamente nell'ufficio si sarebbe creata una frattura, io sarei stato costretto a dimettermi...». Carmelo Carrara, sostituto procuratore: -Meli? Un indiscutibile gentiluomo. Con lui, in fondo, non ci saranno le lacerazioni che si sarebbero verificate se al posto di Caponnetto si fosse insediato qualcun altro». Paolo Giudici, autore della recentissima requisitoria contro i «signori degli appalti», è ancora più sfumato: •Sii ìio la mia opinione, ma preferisco non dirla... La nomina di uno o dell'altro candidato comunque non costituisce una battuta d'arresto nella lotta alla mafia. Sarebbe assurdo. Falcone rimane a Palermo, negli ultimi anni ha operato benissimo. Continuerà a lavorare nello stesso modo». Maria Vittoria Randazzo. anche lei sostituto in Procura: -Non vedo grandi motivi di sorpresa: quando il Csm trattò la nomina di Paolo Borsellino alla Procura di Marsala non dovette sco7itrarsi con un così netto divario di anzianità fra i candidati». Falcone, ieri, per l'intera mattinata ha fatto dire agli agenti che presidiano il suo ufficio di essere -molto occupato», ha staccato il telefono, non ha rilasciato altri commenti. Pensare che sia contento è difficile. Ritenere (come pure la radio ieri aveva annunciato) che adesso voglia andarsene da Palermo, è un'illusione. Giuseppe Zaccaria