Monica scrisse ai giornali «Aiutateci a vivere meglio»

Monica scrisse ai giornali «Aiutateci a vivere meglio» La vita della zingarella uccisa a 13 anni da un amico Monica scrisse ai giornali «Aiutateci a vivere meglio» «Sono molto triste perché vendo le rose» - «Per me la scuola è una festa» DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Quattro volontari della Comunità di Sant'Egidio hanno scritto .L'altra storia di Monica Petrovic.. la zingarella strangolata a 13 anni da un .amico». Tra lo squallore dei campi per nomadi e il lavoro precario nella città. Monica coltivava tenerezze e sogni Era felice di avere fra le dita una penna e di prepararsi a una festa con gli amici della scuola. In un tema del 3 giugno '85 aveva scritto: -Qual è la cosa che aspetto di più durante la settimana? Io aspetto che vado a scuola, aspetto la mia zia. aspetto un giorno bellissimo, aspetto una festa-. Ai giornali, in risposta a quelle pubblicate contro gli zingari, nel febbraio '86,-| aveva mandato questa lettera scritta di suo pugno, con pena e sforzo, lei che solo quattro anni prima aveva incontrato 1 libri e i quaderni: -Tu, signore, hai detto una cosa molto brutta, perché non è vero quello che dici. Noi siamo puliti e andiamo a scuola. A scuola scriviamo, facciamo i disegni e la merenda. Al campo fa freddo, è caduta la neve e abbiamo i piedi gelati. Abbiamo poca legna. A noi non piacciono queste parole che hai detto, perché noi vogliamo un campo che sia pulito, dove c'è l'acqua, dove possiamo lavare i vestiti, dove possiamo dormire in pace e stare tranquilli-. I quattro giovani volontari sono Franco Di Domenicantonio (bibliotecario). Paola Cottatellucci (assistente sociale), Susanna Placidi (architetto), Lucia Lucchini (studentessa). Questo il loro racconto. •abbiamo conosciuto Monica nel novembre del 1984, al Campo di via Casilina. Viveva H da circa 4 anni con là sua famiglia che appartiene al gruppo dei Ru dati, nomadi di religione ortodossa. Giunsero in Ita lia una decina di anni fa, provenienti da una piccola città vicino Belgrado. • Quando abbiamo conosciuto Monica era uscita da poco dall'ospedale perché, come molti di loro, aveva subito l'epatite virale. Per questo non potè cominciare a venire a "scuola popola re". Ogni volta che ci vede va arrivare al campo ci chiedeva: "Quando vengo io alla scuola?". La iscrivemmo alla scuola elementare 'A. Tona", la più vicina al campo. La inserirono in una "classe ponte", cioè una classe composta da soli bambini nomadi. Andare a scuola era difficile, spesso era stanca, tanti problemi. Monica vendeva fiori nella zona di Piazza Navona e la sera faceva tardi. Per questo ottenemmo dalla scuola il permesso di entrare alle 9,30. Per imparare a leggere e scrivere era necessaria la "scuola popolare". • Quell'anno eravamo costretti a farla in una baracca vicina alla roulotte dove abitava Monica. Era sempre la prima ad arrivare e non c'era mai bisogno di chiamarla. Aveva, allora, nove anni: non era mai andata a scuola e non sapeva nemmeno usare la matita. Nonostante le difficoltà a scrivere aveva molta voglia di imparare e finiva sempre molto in fretta le schede che le davamo. Le piaceva móltissimo leggere-e scrivere. Ad aprile aveva già cominciato a farlo. •A scuola, nonostante le numerose assenze, decisero di promuoverla lo stesso in terza elementare. Monica non sapeva cosa significasse "essere promosso". Spiegammo a lei e a tutti gli altri bambini cosa voleva dire. Erano molto fieri, perché era il loro primo successo in un mondo lontano e dei "gagè" (non nomadi) Alla fine di giugno insieme alla famiglia parti per Rimini. LI era possibile guadagnare di più con la vendita delle rose. A settembre ricominciammo la scuola popolare, e il primo appuntamento fu una gita allo zoo. Monica non c'era mal stata ed era la prima gita fuori del campo. Tutto era nuovo. •Alla scuola elementare "Tona" frequentò per due mesi, quasi tutti i giorni. La maestra le voleva bene e Monica di questo era contenta. Aveva il problema dei compagni di classe. Quando faceva lunghe assenze si vergognava a tornare a scuola, si vergognava per come era vestita e perché non sapeva scrivere bene come gli altri bambini. Monica a nove anni viveva la responsabilità della vita della famiglia ed era totalmente investita delle preoccupazioni per quello che succedeva al campo: la paura continua di essere mandati via, il freddo, la mancanza di acqua...: • Ogni volta ci aspettava per raccontarci quello'che era successo. Era sempre affettuosa: ci abbracciava e ci confidava le sue preoccupazioni, chiedendo rassicurazioni. Aveva sentito che forse ci sarebbe stato lo sgombero del campo. Allora scrisse: "Io li dico la verità. Si è sentito davvero questo problema e mio papà ha molta paura perché noi non abbiamo la casa e poi non abbiamo dove andare e nemmeno i soldi. Abbiamo pochi sòldi". • C'erano giorni in cui anche a scuola popolare era molto triste. Un giorno scrisse: "La mia vita è molto brutta e triste perché vado con le rose... e non vedo l'ora che sono grande e finalmente posso andare dove voglio, dove voglio io". In queste difficoltà la scuola popolare era un luogo di amicizia, anche se non sempre è stata facile. A volte Monica arrivava arrabbiata o stanca e non aveva voglia di parlare con nessuno. Bastava ascoltarla un poco che subito era contenta. • L'amicizia con Monica in questi anni è divenuta sempre più forte. Era una delle bambine più affezionate alla scuola popolare. Ogni volta che la salutavamo, ci domandava quando saremmo tornati. Il rapporto con la scuola elementare si è interrotto definitivamente alla fine del 1986. Avevamo pensato che poteva, studiando con noi, presentarsi come privatista all'esame di quinta elementare. A novembre si spostò in un altro campo a via Salviati. Era cresciuta molto, anche se aveva solo tredici anni. Era considerata grande e l'età del matrimonio non era lontana. Non mancava mai alla scuola dei "grandi". Era il suo sogno prendere la quinta elementare. Voleva andare alla scuola media. Spesso confidava i progetti futuri. Le piaceva molto studiare, capire, leggere e scrivere. L'ultima cosa imparata sono state le addizioni in colonna, cosi controllava i conti della spesa. -Giovedì 14 gennaio, il giorno prima della morte, doveva esserci la "scuola con i grandi", ma abbiamo dovuto rimandarla. Monica e un'altra bambina ci aspettavano impazienti. Le abbiamo spiegato che non si poteva fare scuola. Si è arrabbiata molto di questo. Ci siamo messi a parlare un po' e abbiamo progettato insieme una festa. Ci saremmo visti domenica per la scuola. Quando l'abbiamo riaccompagnata a casa non era più arrabbiata ma felice di un appuntamento cosi importante e sperato. • Ci siamo salutati affettuosamente come sempre. Questa è stata l'ultima volta che abbiamo visto Monica-. Roma. La tredicenne Monica Petrovic, strangolata (Ansa)

Persone citate: Franco Di Domenicantonio, Lucia Lucchini, Monica Petrovic, Susanna Placidi, Tona

Luoghi citati: Belgrado, Rimini, Roma, Sant'egidio