Ortega, il guerrigliero presidente

Ortega, il guerrigliero presidente Cresciuto in un quartiere operaio è passato dalla lotta armata alle sottigliezze della politica Ortega, il guerrigliero presidente La sua storia nella testimonianza di un amico: «Non abbiamo mai avuto una vera giovinezza» - Le tappe dell'adesione al Fronte nazionale Nelle prime ore di un umido mattino di novembre, Daniel Ortega Saavedra s'imbarcava su un jet a Managua per andare a combattere i contras. Non era diretto verso le impervie montagne del Nicaragua o verso le lussureggianti foreste tropicali, dove i combattenti si tendono agguati mortali, ma alla volta di Washington dove, secondo lui. la guerra con i contras sarà definitivamente vinta o perduta. Sull'aereo, il presidente Ortega illustra brevemente lo scopo del suo viaggio. «Sia che Reagan voglia mandare ai contras 3 milioni di dollari oppure 30 oppure 270. deve sempre avere l'approvazione del Congresso-. Per una volta, sembrava che la lobby di Ortega a Washington avesse ottenuto risultati, e che il Congresso dovesse votare al più presto per impedire ulteriori aiuti ai contras. Ma i suoi sforzi furono improvvisamente vanificati da una serie di rivelazioni del maggiore Roger Miranda Bengoechea, un ufficiale nicaraguense che disertò in ottobre negli Stati Uniti. Miranda disse che il governo sandinista continuava ad aiutare la guerriglia nel Salvador, nonostante l'impegno sottoscritto nel nuovo piano di pace per il Centro America di sospendere gli aiuti. Il maggiore mostrò la copia di un documento di 68 pagine che delineava i piani sovietici per incrementare l'esercito sandinista fino al 1995. A molli membri del Congresso le informazioni rivelarono l'esistenza di due Daniel Ortega: uno che rassicura gli americani che il Nicaragua sarà libero e non allineato, e l'altro che stringe segretamente accordi militari a lungo termine con Mosca. Poco dopo che la testimonianza di Miranda fu resa pubblica, il Congresso approvò aiuti addizionali per oltre 8 milioni di dollari. Non era la prima volta che Ortega si giocava potenziali simpatizzanti a Washington. Nell'aprile 1985. non era ancora passata una settimana dall'abolizione di ogni forma di aiuti ai contras decisa dalla Casa Biunca. che Ortega lasciava inaspettatamente Managua per una visita ufficiale a Mosca. Il Nicaragua era rimasto senza petrolio ed era alla disperata ricerca di nuovi aiuti promessi dall'Unione Sovietica: gli aiuti arrivarono. Ma molti membri del Congresso presero il viaggio come una grave offesa: cambiarono indirizzo di voto e approvarono un contributo di 27 milioni di dollari ai contras. Al suo ritorno da Mosca nel 1985. Ortega non si scusò con nessuno: .,// nostro ? un Paese sovrano*, disse semplicemente: -iVon siamo un satellite degli Stati Uniti-. Allo stesso modo non volle scusarsi dopo le esplosive dichia-azioni di Miranda, insistendo sul diruto del Nicaragua di potenziare il proprio esercito. La credibilità di Ortega è molto discussa nell'attuale processo di pace, cosi come la volontà, politica degli altri presidenti centroamerirani: l'accordo di pace, firmalo lo scorso agosto, e per tutti senza precedenti. Nel documento, i presidenti si sono impegnati a cessare gli aiuti ai gruppi combattenti che cercano di abbattere reciprocamente i rispettivi regimi, e consentire all'interno completa libertà politica e di stampa. Se altri Paesi interromperanno davvero gii aiuti ai contras, come prevede l'accordo, e si stabilirà il cessate il fuoco in Nicaragua. Ortega dovrà dimostrare al mondo la sua affidabilità. Ramiro Gurdiàn. uno dei suoi più profondi critici, diversi anni fa si vide confiscare la piantagione di banane dopo una serie di contrasti con il governo. Avendo molto tempo a sua disposizione, è diventato presidente della principale federazione di coltivatori e allevatori anti-sandinisti, nota con la sigla spagnola Upanic. Il fatto che i sandinisti gli permettano di rimanere attivo e di parlare liberamente, mostra che tollerano ancora denunce del loro regime. In un piccolo ufficio poco illuminato, nel quartier generale dell' Upanic a Managua. Gurdiàn. 44 anni, laureato all'Arkansas State University, si spenzola all'indietro dalla sedia girevole e riflette un attimo prima di dire la sua impressione sull'uomo che domina 11 suo Paese. OrdimCscmsicacemdecodepacachpamdevidopamsecocoridesmsuforiml'igmmmcdppplmnstiStdpz • Quando incontrai Daniel Ortega per la prima volta, dissi a me stesso: Dio mio, ma chi ci governa?-. Ricorda: Cominciai a vedere ì suoi discorsi in televisione, che sono molto radicali. Ho l'impressione che di fronte alle telecamere /accia apposta a esacerbarli. Serve a dare un'immagine radicale ai membri del partito, a presentarsi come uno che non ha paura dei gringos. Ma quando gli si parla in privato, è davvero calmo. Un'altra persona. Ciò che ammiro in lui è la sua capacità di lavorare sodo, sema mai stancarsi. E' anche modesto, nel senso che non ha vizi: non è un bevitore né un donnaiolo. Penso abbia imparato molto in otto anni*. -Il grosso neo di quest'uomo è l'ideologia, talvolta mi sembra un grande cinico-, continua Gurdiàn: .Dice co.se non vere. Sono le sue verità. Per ■ quante tempo ha detto che c'era libertà di espressione in Nicaragua, mentre i giornali erano censurati e le trasmissioni radiofoniche interrotte?-. Gurdiàn e in grado di sciorinare tutta una serie di promesse fatte dai sandinisti all'opposizione e più tardi ignorate. C'era il decreto firmato da Ortega e da altri membri della Giunta, un mese dopo l'ascesa al potere, che garantiva la cessazione delle confische di proprietà private. Dopo una breve pausa, le confische sono riprese, come se il decreto non losse mai esistito. Poi venne la notte del 3 maggio 1984. quando i sandinisti. nel tentativo di accrescere il loro controllo del potere, cercarono di garantirsi il controllo del Consiglio di Stato, un'assemblea legislativa provvisoria, aggiungendo nuovi membri del loro partito. Per tare apparire l'azione legittima, serviva loro almeno la tacita approvazione del potente blocco dei legislatori che rappresentavano i gruppi economici. I sandinisti firmarono un accordo segreto, più tardi reso pùbblico, promettendo che se gli uomini d'affari avessero acconsentito, il governo avrebbe rapidamente indetto elezioni municipali e avrebbe permesso all'opposizione di prendere parte al controllo della televisione. L'anno successivo^ sandini* sti s'imnòs*3$arano.«..det Consiglio di Stato senza proteste da parte dei gruppi economici, ma non ci sono state elezioni municipali e la televisione è ancora monopolio sandinista. Man mano Ortega ha accumulato potere è diventato più sofisticato. Ha viaggiato molto e ha incontrato numerosi leader mondiali di varie idelogie. per non menzionare tutti i membri del Congresso americano con cui ha avuto contatti. Adesso parla con sicurezza e autorità, e risponde prontamente a qualsiasi sfida. Tuttavia alcuni aspetti dellesperienza guerrigliera di Ortega rimangono determinanti nel suo carattere, particolarmente la sua visione del mondo in cui bene e male si contrappongono come in un gioco di chiari e scuri. Purtroppo dal punto di vista americano la retorica antiimperialista in Nicaragua ha forse, più che in altri Paesi latini, solide basi nella storia. Ortega è il prodotto del nazionalismo e delle correnti marxiste che si sono diffuse in America Latina per buona parte di questo secolo come reazione ai ripetuti interventi di Washington. La città dove nacque Daniel Ortega nel 1945, La Libertad. fu un avamposto di quelle che erano le frontiere del Nicaragua. Dopo che suo padre fu congedato dalla miniera d'oro La Esmeralda, di proprietà americana, gli Ortega lasciarono la città per andare a Managua. Là. Daniel passò la sua giovinezza, in un quartiere operaio il cui nome rievoca l'incubo del Paese: Colonia Somoza. La famiglia Somoza dominava il Nicaragua fin dalla metà degli Anni Trenta. Le radici del potere familiare risalivano alla notte del 21 febbraio 1934, quando 11 generaie, Atìastesio,£ojno2a Garda, comandante della guardia nazionale insediato dagli Stati Uniti, ordinò l'assassinio del leader ribelle nazionalista Augusto Cesar San dino. Sandino aveva passato i precedenti cinque anni e mezzo a combattere sia le truppe di Somoza che quelle dei suoi alleati, i marines americani. I marines avevano occupato il Nicaragua quasi inintcrottamente dal 1912 al 1933. Sandino era sta to attirato a Managua con la scusa di partecipare a colloqui di pace, con la garanzia dell'immunità, ma appena lasciata una cena in suo ono re fu preso da una pattuglia della guardia nazionale giustizialo. L'occupazione dei marines e l'epica guerra di resistenza di Sandino lasciò una prò fonda impronta nei nicaraguensi, e trasformò gente come il padre di Ortega in accesi antlamericanisti. Nel 1959. all'età di 14 anni, Daniel Ortega prese parte alla sua prima dimostrazione di strada. L'anno successivo, fini per la prima volta in prigione, per breve tempo. Dopo il rilascio formò una sorta di banda antimilitarista, che adottava forme di protesta cosi dirette da far saltare in aria le jeep dell'esercito. Non abbiamo mai avuto una vera giovinezza o una giovinezza normale-, ricordava recentemente Carlos Guadamùz, l'unico sopravvissuto della banda oltre a Ortega. Oggi Guadamùz dirige la radio governativa e il suo ufficio è tappezzato delle foto di amici morti in combattimento. Agli inizi degli Anni Sessanta numerosi gruppi di studenti anti-somozistl cominciarono a operare insieme sotto la bandiera di una nuova organizzazione apertamente rivoluzionaria. ItfFitBltem UbeAzio-ne nazionale sandinista. Ortega e 1 suoi amici ne fecero immediatamente parte. Intorno alla metà del 1966, prima di compiere i 21 anni, Ortega si era già dimostrato abbastanza promettente da essere mandato per sei mesi a Cuba, a un corso di guerriglia. Al suo ritorno in Nicaragua, diresse numerose rapine in banca per procurare denaro alla causa: in una di queste fu ucciso un sorvegliante. Nel 1967 fece parte del gruppo che assassinò Gonzalo Lacayo. un sergente della guardia nazionale e noto torturatore di sandinisti. Nella successiva caccia all'uomo, Ortega, Guadamùz e altri sandinisti furono arrestati. Ortega passò sette anni in carcere. Fu liberato quando un commando sandinista fece irruzione in una festa di Natale dell'alta società, chie- dendo la liberazione di prigionieri politici in cambio delle vite degli influenti ostaggi. Daniel e una ventina di altri sandinisti imprigionati furono spediti in aereo a Cuba, dove Ortega passò un anno, partecipando a un secondo e più approfondito corso di guerriglia. Quando tornò in Nicaragua alla fine del 1975, si assunse il compito di comporre i contrasti tra le fazioni san- diniste. E' sotto la sua spinta ..Sandinisti .formarono una coalizione con gruppi economici e civici. Mentre i guerriglieri lanciavano una serie di attacchi nel Paese, nel 1978 e 1979, gruppi di opposizione civile organizzavano scioperi e altre proteste. La traballante dinastia dei Somoza crollò nel luglio 1979. Ortega ha dimostrato abilità politica vincendo i confronti dietro le quinte con i sandinsti rivali, tra cui si dice ci siano anche il ministro degli Interni Tomas Borge e altri leader del Pronte con cui è spesso in disaccordo su questioni private e tattiche. La cosa forse più importante per lui, è l'assoluta lealtà del fratello Humberto, ministro della Difesa. Humberto Ortega controlla l'esercito, che costituisce il potere definitivo in Nicaragua, come accade per gli eserciti nella maggior parte dei Paesi latino-americani Ortega mostrò la sua forza politica nel 1984, quando i nove membri del Direttorato Nazionale Sandinista approvarono la sua candidatura presidenziale nelle elezioni nazionali di quell'anno. I sandinisti avevano in pugno la macchina elettorale e l'opposizione era divisa: una schiacciante vittoria di Ortega non fu mai in discussione Una volta in carica come capo del governo, volse la sua attenzione ad assicurarsi il controllo del partito. Nel 1985 riorganizzò il Direttorato Nazionale, imponendosi come presidente della nuova commissione esecutiva, quest'anno, il fatto che abbia firmato l'accordo regionale di pace senza averne discus so i contenuti con il governo, è stata una chiara indicazione della sua forza politica L'idea che Ortega si è fatto sul bene del Nicaragua ha tuttavia spinto molti non sandinisti su posizioni antigovernative. Il fatto che abbia imbavagliato l'opinione pubblica, rende difficile una stima dello scontento popolare. C'è ancora una base che sostiene la politica rivoluzionaria, ma molti nicaraguensi sono sopraffatti da anni di guerra e privazioni, e sognano che i travagli dell'era sandinista possano in qualche modo svanire. -Daniel Ortega non è un marxista leninista ortodosso e filosovietico — ha detto Mauricio Diaz Davila, leader del partito cristiano socialpopolare, che conta un picco lo ma crescente seguito tra giovani prolessionisti nicaraguensi —. Purtroppo non si è curato di superare l'ottica politica sandinista, basata rprildpNz soprattutto sulla lotta di classe. Non è mai diventato presidente di tutti i nicaraguensi. E' presidente del Fronte sandinista, presidente di una parte del popolo del Nicaragua. Non ha mai ottenuto l'unità nazionale o costruito un'alleanza interclassista di cui il Paese ha bisogno se vuole uscire dalla guerra e dalla fame e dedicarsi agli altri problemi urgenti*. Secondo il vecchio amico di Ortega, Carlos Guadamùs, almeno alcune posizioni e indirizzi sandinisti stanno ancora evolvendo: -Sappiamo di non poter rifare questo Paese secondo le linee classiche del socialismo — ha detto —. Ci deve essere un'alternativa, una forma di socialismo che lavori per il bene delle classi più povere senza richiedere un apparato di polizia statale*. Daniel è una persona IssoleFeTo^TquesiiuitZZnl- ocquesti ha proseguito Gadamùz —. Ma culturalmente, direi che è regredito. Non legge quanto leggeva una volta. Ai vecchi tempi non c'era uno scrittore o un filosofo che non leggessimo e discutessimo. Ora sono cose lontane-. Nel volo che lo portò a Washington per la sua missione lobbistica di novembre, Ortega mi invitò a sedere accanto a lui. Cominciammo a discutere di politica, ma in decine di interviste e incontri negli anni recenti, avevamo quasi esaurito la maggior parte degli argomenti politici. La conversazione si volse a cose più personali, le nostre cita i nostA interessi. Disse di essere affascinato dalle tartarughe giganti e ascoltò e a i l i a a e , o a n e a e osi di ane n o o er lo a è ca ta con interesse storie della ri voluzione americana. Ripensando al suo passato, Ortega ha ammesso di essere stato ferocemente anti-americano, ma di aver da tempo abbandonato quel sentimento. Non ha esitato però a condannare l'amministrazione Reagan per la guerraPche sta lace-'rando il suo Paese. -Reagan in Nicaragua vuole liquidare la nostra rivoluzione-, ha detto parlando con un tono pacato e persuasivo. Fintanto che dura la guerla situazione interna del Nicaragua non può stabilizzarsi. Noi vogliamo firmare con gli Stati Uniti un tratta to globale per la sicurezza che comprenda consiglieri stranieri, limiti agli armamenti, e tutte le altre cose che vogliono. Ma molti a Washington non sono ancora soddisfatti. Vogliono dominarci, come nella storia dell'umanità i gruppi privilegiati hanno sempre cercato di dominare i più deboli e i più poveri In Nicaragua e altrove c'è molta curiosità su quella che Ortega definisce -normalepolitica. Dice che il pluralismo è una colonna della sua ideologia e tuttavia non ha mostrato alcuna riluttanza a reprimere e attaccare gli oppositori ogni volta che lo ritenesse necessario. Il sistema di controllo politico sandinista non ha nulla a che fare con l'efficiente ferocia degli squadroni della morte che operano a sostegno di gruppi di potere nel Salvador e Guatemala, ma presenta lo stesso aspetti che ripugnerebbero in qualsiasi Paese tutelato da una legge, •Il sistema politico di Daniel Ortega si basa su un uni co partito dominante e un 'opposizione asservita — si è lamentato José Ernesto Sommariba, del partito costitùzio.iale liberale, uno del tanti gruppi di opposizione attivi, sebbene soggetti a re strizioni, in Nicaragua —. Se uno si oppone fondamentalmente alla politica del gruppo dominante, diventa per lui un nemico della patria Gli interventi americani hanno lasciato un'impressione durevole in Nicaragua. In molti villaggi è ancora possibile trovare gente che si ri corda dell'occupazione dei marines. Quella gente vide gli aerei americani bombardare le colline nicaraguensi, vide Sandino guidare i suoi coraggiosi contadini contro i soldati degli Stati Uniti, e si senti oltraggiata dal suo as sassinio Tutto ciò costituisce un pesante patrimonio di cui Ortega è erede. Lui e il suo movimento sono, dopo tutto, una logica e anche inevitabile reazione alla politica estera americana. Stephen K.inzer t .--nght «The New York Times M agazi nei e per l'Italia «La Stampa»