I parà assaltano la Moschea di Guido Rampoldi

I parà assaltano la Moschea Per la prima volta la violenza ha toccato uno dei luoghi sacri di Gerusalemme I parà assaltano la Moschea Dura reazione dopo che una bandiera israeliana è stata bruciata sul piazzale di Al-Aqsa, terzo santuario dell'Islam ■ Manganellate e lacrimogeni - In Cisgiordania assaltata caserma della polizia • Il bilancio degli scontri: un morto, ottanta feriti DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME — L'anziano imam della moschea di Al-Aqsa non aveva ancora finito di leggere il suo Invito alla moderazione, soffiando leggermente nel microfono, che già in un angolo del piazzale antistante una bandiera israeliana bruciava davanti ad un gruppetto di ragazzi con le dita levate nel segno della vittoria, e i primi paracadutisti israeliani invadevano il recinto del terzo luogo sacro dell'Islam dopo la Mecca e la Medina spingendo o bastonando a casaccio con i manganelli di legno duro. Da allora e per due ore una battaglia frammentata e sparsa, un tumulto di fughe e di grida, hanno confermato per immagine il concetto annunciato ieri dal Jerusalem Post: dopo vent'anni si è rotto anche quel tacito patto di non belligeranza che sinora aveva consentito la convivenza tra arabi ed ebrei a Gerusalemme, capitale e simbolo dello Stato di Israele. La furiosa mischia di Gerusalemme è l'apice di quella • giornata di lutto- indetta dai palestineti. cui l'esercito ha opposto il consueto arsenale di coprifuochi, lacrimogeni, cingolati, pallottole, e migliaia di soldati mobilitati fin dall'alba. Ma al contrario dell'altro venerdì la ribellione è dilagata anche nella West Bank, e per la prima volta, a Tul karem, una moltitudine ha tentato di assaltare una caserma di polizia dove erano stati condotti alcuni arresta ti. A Betlemme gli agenti hanno sparato con le pistole a Gaza con i fucili mitragliatori. A sera una contabilità incerta dirà di 80 feriti, due dei quali in coma, e di un morto almeno: si chiama Ibrahim Abu Nahed, aveva trent'annl. Tra i feriti anche un soldato e un poliziotto: anche questo forse segnala lo schiudersi di una fase più aspra. Chi abbia cominciato, a Gerusalemme, è un quesito privo di senso. Piccoli episodi avevano segnalato negli ultimi tempi un clima pesante: molotov contro pullman di turisti, sassi contro macchile israeliane; e ormai da settimane nelle zone arabe è raro scorgere uno di quegli ebrei ortodossi, con i pantaloni a sbuffo e le trecce che sbucando dagli alti cappelli incorniciano il viso. I ragazzi del rabbino Kahane. l'estrema destra nazionalista, avevano fatto il possibile per esasperare lo scontro. Porta la loro firma il volantino che addita come • nemico di Israele» l'intellettuale arabo Hanna Siniora, la cui foto compare adesso sui muri di Gerusalemme sotto la scritta -ivanted». Da ultimo sono scesi in campo polizia ed esercito. Poiché la Gerusalemme araba, con i suol giornali in libertà vigilata, con i suoi accessi alla stampa estera, stava diventando il punto di riferimento per gli intellettuali palestinesi finora scampati agli arresti, l'altro ieri la burocrazia della repressione ha alzato la mira, e alcune figure tra le più rappresentative della società palestinese sono finite in caserma. Non è servito a nulla. L'esercito sostiene di essere intervenuto in forze (al¬ meno trecento uomini) quando cinquanta-sessanta ragazzi hanno cominciato a scandire il consueto -Si all'Olp, no a Israele» sul piazzale di pietra bianca che ospita da un lato la moschea di Al-Aqsa e dall'altro la moschea di Omar, la sacra moschea musulmana dalla quale Maometto sarebbe asceso in cielo. La radio israeliana aggiunge che alcuni giovani con il volto coperto dalla fcefiah avrebbero ferito e disarmato un poliziotto arabo, e che la pistola sarebbe stata poi trovata all'interno della moschea. La verità è rimasta nascosta nella nube di lacrimogeni. Quello che è apparso sotto gli occhi dei giornalisti è stato il comportamento dei para: indiscriminato, violento. Del tutto padroni del campo, hanno spintonato, e spesso preso a pugni, anche molti anziani che tentavano di uscire dalla moschea di Al-Aqsa, cercando le loro tra cinquemila paia di scarpe. Chi non assumeva un atteggiamento sottomesso, quando i soldati intimavano di mostrare la carta d'identità, o soltanto chi esitava, è stato colpito, schiaffeggiato, gettato a terra. Alla fine, sul sagrato, sono rimaste stampate gocce di sangue. Per scacciare le donne, i soldati hanno sparato lacrimogeni dentro la moschea di Omar, dove la roccia sotto la cupola ricorda a cristiani, ebrei e musulmani la richiesta divina ad Abramo perché sacrificasse il figlio. Nella logica dell'escalation -preventiva- che sta innalzando di giorno in giorno l'intensità dello scontro, ieri sera l'esercito ha ventilato coprifuochi anche sui sobborghi di Gerusalemme. Ezer Weizmah, il laborista che con Eban guida la fazione delle -colombe, in seno al governo, non poteva scegliere giornata meno propizia per ufficializzare il suo piano di pace: aprire una conferenza internazionale in Egitto per discutere le premesse di un negoziato sui territori occupati. La risposta -militare- resta finora l'unica opposta da Israele alla sollevazione araba, e la nuova censura dell'Onu per le espulsioni è stata respinta dal governo come -ingerenza: Guido Rampoldi soldato israeliano perquisisce un palestinese

Persone citate: Eban, Hanna Siniora, Ibrahim Abu Nahed, Jerusalem, Kahane, Mecca