Deposito «Gerbido» da sei a 19 miliardi di Claudio Cerasuolo

Deposito «Gerbido» da sei a 19 miliardi Cinque mandati di comparizione del giudice Deposito «Gerbido» da sei a 19 miliardi Per Antonio Salerno e altri 4, accuse d'interesse privato e peculato Dopo la conclusione dell'Inchiesta sui «semafori intelligenti» e l'avvio di quella sui Jumbo tram, è giunta ad una svolta importante la terza indagine sulla viabilità, quella sul deposito del Oerbido, destinato ad ospitare 300 autobus del Consorzio Trasporti Torinesi su un'area di 53 mila metri quadrati, all'estrema periferia della città. E' una delle tante Indagini nate all'indomani dello scandalo delle tangenti, nell'estate tìell'83, quando la procura della Repubblica fu inondata da decine di lettere e denunce anonime su presunti casi di corruzione nella pubblica amministrazione. Nei giorni scorsi il giudice istruttore Sebastiano Sorbello ha spiccato cinque mandati di comparizione con le accuse di interesse privato e di concorso in peculato per distrazione: per l'ex presidente del Consorzio Trasporti Torinesi, il socialista Antonio Salerno (padre dell'on. Gabriele Salerno, membro della direzione nazionale del psi); gli ex direttori amministrativo e tecnico Alberto Paschetto e Guido Caposio; il titolare dell'impresa di costruzioni «Borini e Prono», ing. Giuseppe Prono, il direttore dei lavori, Mario Veneziani. In passato il magistrato aveva già indiziato con comunicazione giudiziaria i membri della commissione pubblica che deliberò i lavori: il vicepresidente del Consorzio, Mario Virano, pel; 11 funzionario regionale Enzo Garabello, de; l'Ingegnere capo del Comune, Aldo Bri zio. Che cosa sostiene l'accusa? L'appalto-concorso iniziale per le sole opere murarie del deposito del Gerbido fu vinto dalla «Borini e Prono» (costo 6 miliardi). Per l'esecuzione di tutta l'impiantistica e delle varianti in corso d'opera il Consorzio decise di procedere a trattativa privata. In questo modo i prezzi, non più sottoposti alla verifica di una gara, sarebbero lievitati di un buon 40 per cento. Il costo finale dell'opera, inaugurata nel giugno '82. fu di 19 miliardi (3 di Iva). In particolare, sarebbe stato il direttore generale amministrativo Paschetto a proporre alla commissione amministratrice del trasporti (di cui facevano parte Salerno, Virano e Garabello) la trattativa privata perché più vantaggiosa per il Consorzio. Esaminando a campione 1 costi di alcune varianti d'opera, 1 periti d'ufficio nominati dal giudice Sorbello, prof. Selleri, dott. Rinaldi e ing. Buonomo, avrebbero riscontrato una differenza in eccesso dei prezzi pagati dall'azienda trasporti di oltre trecento milioni. Ad esempio, la variante per l'impianto di illuminazione sarebbe costata 60 milioni in r-ù, quella sui pilastri intermedi 50 milioni, per il tetto 25 milioni, per la pavimentazione 60 milioni, per gli scavi in trincea altri 25 milioni. Ma è una stima indicativa, avvertono i periti, perché sono state esaminate solo alcune ' varianti e non tutta l'impiantistica. I consulenti di parte nominati da tre Imputati, ing. Bizzarri per Paschetto, ing. Cappato per Caposio e ing. Castiglia per Prono, affermano esattamente il contrario. Contestano duramente le conclusioni degli esperti del giudice affermando che le procedure seguite dall'azienda «sono state più che corrette e i prezzi congrui in relazione ai costi delle varianti d'opera.. Nulla è trapelato sull'andamento degli interrogatori dei cinque Imputati, che nei giorni scorsi sono stati convocati dal giudice Sorbello nel suo ufficio di via Tasso. L'ex presidente Antonio Salerno è difeso dall'avv. Andrea Galasso, il direttore Caposio dal professor Lozzi e Paschetto dal professor Dal Piaz, l'ing. Prono dall'avv. Zaccone, il direttore dei lavori Veneziani dall'avv. Trincherò. Claudio Cerasuolo Antonio Salerno

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