Shammah, la lettera di Craxi «non c'entra »

Shammah, la lettera di Craxi «non c'entra » L'estradizione negata: parlano i funzionari svizzeri e il finanziere accusato Shammah, la lettera di Craxi «non c'entra » DAL NOSTRO INVIATO CRANS-SUR-SIERRE — Monsieur Shammah, lei è intimo di Bettino Craxi? E' amico di Carlo Tognoli e Carlo Ripa di Meana? Monsieur Albert Shammah, di Aleppo, ha 74 anni, un lungo passato come finanziere definito d'assalto e la risposta pronta. «Craxi non l'ho mai incontrato. L'ho visto, forse, un giorno in piazza Duomo, a Milano, ma personalmente non lo conosco. Conosce mia moglie e le mie figlie. Carlo Tognoli, si, è venuto a pranzo a caia mia, invitato dalle mie figliole. Ma si parla di cose lontane, dodici o tredici anni fa. E cosi anche per Ripa di Meana.. Quando la sua strada si è Incrociata col codice penale e i giudici lo hanno cercato per una complessa storia di ordinaria malavita, con droga, mafia e, naturalmente, denaro, monsieur era già a Ginevra da tempo, dopo aver abitato a Milano per vent'anni. Se n'era andato, dicono, dopo un'incursione delle Ucc in casa sua. La magistratura italiana aveva chiesto 11 suo arresto, gli svizzeri gli avevano messo le manette, Craxi, presidente del Consiglio, aveva preso carta e penna e scritto una sentita lettera all'arnica Andrée Ruth Shammah, la figlia regista del finanziere, che lavorerà alla Scala e che nel marzo scorso è diventata Cavaliere della Repubblica. .Ho saputo quanto in questo momento sta accadendo a tuo padre. Mi sembra una cosa assolutamente assurda. Ma di cose assurde, purtroppo, se ne vedono tante da quando il "pentitismo" detta troppo facilmente legge.. E aggiungeva: .Certo, per tuo padre, dopo una vita di lavoro e di serietà, deve essere una ben penosa esperienza.. Lo scritto, firmato -Con affetto tuo Bettino», era corredato dal sigillo del 'Presidente del Consiglio dei ministri» ed è finito nel dossier Shammah. •Non è una lettera appassionata, in ogni modo io, con tutte queste accuse non c'en tro niente. E poi, quella lettera non potevo certo chiederla personalmente, ero in carcere. Sono venticinque mesi che va avanti questa vicenda. Se qualche cosa di simile fosse accaduto negli Stati Uniti o in Svizzera o in Inghilterra, tutto sarebbe già finito. Fino ad oggi di quello che mi accusano non ho mai detto alcuna parola. E' venuto un sostituto procuratore, mi ha interrogato per quattro o cinque ore e ho risposto al cento per cento. Il punto è questo: è normale che un avvocato nel presentare la domanda per il rilascio chieda qualche raccomandazione, il mio ha preso dal direttore di una banca, dal presidente delle comunità, da qualche ospedale che segnalasse opere di beneficenza, insomma erano una decina di lettere e fra queste le mie figliole hanno portato quei tre scritti (di Craxi, Tognoli, Ripa di Meana, ndr). Ma per la Svizzera non cambiava niente, la mia innocenza era chiara. Sono un uomo onesto e non ho mai fatto nulla di illega¬ le». Di lui si occupa un'inchiesta a Torino e un'altra a Milano, già arrivata In aula. Dopo la scarcerazione, Shammah tornò nel suo appartamento nell'elegante quartiere universitario. Ora è In montagna, nel più ricercato centro del Vallese. Gli Impegni di lavoro, sottolinea, sono finiti. Da Torino hanno completato 11 dossier per una nuova richiesta di estradizione. .Purtroppo l'Italia non vuole lasciarmi in pace, però, credo, prima o poi verranno a sapere che non ho fatto niente». Nel frattempo, a Berna, dicono che un .caso Shammah» non esiste. «C'è un "coso X", il nome non è mai citato nel dossier perché non ci sono prove provate di colpevolezza», spiega Edgard Oillloz, vicedirettore della divisione per l'assistenza giudiziaria internazionale e gli affari di polizia. Il biglietto da Palazzo Chigi è stato considerato .come una lettera di raccomanda| eione, una sorta di certifica- to di buona condotta redatto da un alto personaggio». Ma Gillioz ora è sicuro, difende la scelta di Berna: -Non è però vero che abbia avuto un peso sulla decisione». D'altra parte, aggiunge, chi doveva emettere il verdetto è .libero di decidere come fosse un magistrato.. E poi, in fin del conti, che cosa vogliono questi giudici italiani? «Ci sono stati problemi fin dall'inizio. Il magistrato di Torino ha mutato idea spesso, appariva incerto. A un dato momento la situazione era talmente dégradée che si dovette organizzare un incontro, a Berna, il 19 giugno 1986. Quella volta il giudice disse che intendeva ritirare la domanda di estradizione.. Quella volta il giudice istruttore Mario Vaudano chiese semplicemente una sospensione. A Roma, in Cassazione, entro un mese decidono sul conflitto di competenze sollevato dalla difesa: sembra che 11 fine immediato sia portare l'inchiesta a "filano. Vài _azo Vessandoli