Nella carrozza di madame Bovary di Alfredo Venturi

Nella carrozza di madame Bovary LE FEMMINISTE TEDESCHE CONTRO LA PORNOGRAFIA Nella carrozza di madame Bovary Tempi duri per la fiorente industria germanica dell'erotismo - «Spiegel» e «Stein» dedicano le copertine alla crociata del periodico femminista intitolato a «Emma», l'eroina di Flaubert - «Per trarne piacere, ci imbavagliano, ci legano come pezzi di carne a ganci da macellaio: e per vedere ciò i cosiddetti uomini normali pagano» - Una proposta di legge e uno slogan: «PorNO» DAL NOSTRO INVIATO BONN — Che ci faceva Emma Bovary con il suo amante, chiusa per ore in quella carrozza? Non è difficile immaginarlo, ma Gustave Flaubert si guarda bene dal fornire anche un solo dettaglio: si limita a enunciare, in una delle pagine più famose del suo romanzo, le condizioni di una scena prevedibilmente erotica. Ma siamo a metà Ottocento, stagione di imperante sessuofobia ufficiale: e quella scena erotica soltanto immaginaria procura a Flaubert l'umiliazione di un processo per oscenità. Il futuro giudicherà questa infamia, proclama indignato un contemporaneo: e si preoccupa immediatamente di spiegare che considera infami non già le prestazioni fisiche di Emma nella sua carrozza, ma lo zelo dei giudici moralisti, maliziosi e bacchettoni. Il futuro? Eccoci qualche generazione più avanti, all'inizio degli Anni Venti di questo secolo. Un processo per oscenità nella Germania di Weimar, imputato Arthur Schnitzler con il suo Girotondo. Lo hanno dato in teatro a Berlino, e immediatamente è scattata l'azione giudiziaria. La soglia dell'osceno non si è poi spostata di molto: i giudici puntano il dito su certe scene annunciate, nel testo scritto, da puntini di sospensione, mentre nella rappresentazione teatrale sono coperte dal calare del sipario. Che succede dietro quel sipario? Siamo ancora alla situazione immaginata, alla carrozza chiusa di Flaubert. Ma l tempi stanno per cambiare, e del resto già sono cambiati in letteratura. Un'altra guerra mondiale, e saranno profondamente mutati anche nello spettacolo. Arrivano gli Anni Sessanta e a fare scandalo ore, a fari scattare il moralismo giudiziario è lì silenzio di Ingmar Bergman. Altro che carrozza chiusa: masturbazioni femminili, accoppiamenti sotto le sacre volte di una chiesa. Negli Anni Settanta, ecco i giudici alle prese con Nagisa Oshima, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci. L'erotismo non è più allusivo, il fatto fisico dell'amore viene rappresentato in tutta la sua dinamica evidenza. E' un aspetto della libertà sessuale: ma il pubblico trionfo dell'erotismo porta con sé il problema dei limiti. Che è soprattutto un problema di definizioni: che cos'è l'osceno? Che cos'è la pornografia? Che cosa compiete alla legg"e in questa materia? Regolàrè.'proibirè, censurare, o al contrario tollerare, confidando nella vittoria del buon gusto? In un sistema che indica nelle libertà altrettanti valori, è sensato riesumare l'Indice dei libri proibiti, e applicarlo agli spettacoli considerati osceni? Un dibattito interminabile è in corso: e il solo punto di concordanza sembra essere la storicità, per cosi dire, di questi fenomeni e della loro percezione pubblica. Quelle definizioni, infatti, mutano nel tempo. Magari anche invertendo la rotta. Proprio in questi giorni Der Spiegel si chiede: la libertà sessuale è forse giunta alla fine? ^Si preannunciano infatti tempi duri per la fiorente industria tedesca dell'erotismo. Non soltanto lo Spiegel, ma anche l'altro dei due settimanali più aggressivi di questo paese, Stein, dedica la prima copertina dell'88 alla pornografia. O per meglio dire alla campagna in corso contro la pornografia. Una campagna con toni da crociata, che non viene predicata stavolta dai pulpiti delle chiese, ma dalle colonne di un diffuso periodico femminista che porta proprio il nome dell'eroina di Flaubert: Emma. Non è certo cosa nuova, l'ostilità del femminismo militante nei confronti della pornografia: ma quello che è nuovo è l'appassionata intensità del dibattito. La campagna anti-porno di Emma è stata ganciata con fragore alcune'settimane fa. Un intero numero dedicato al fenomeno, con ricchezza di illustrazioni talmente pertinenti da indurre i grossisti a non distribuire Emma, quel mese, nel circuito delle edicole ordinarie. Per chi propugna il grande argine contro la pornografia dilagante, è stata una specie di nemesi. Una sociologa americana. Andrea Dicorkin. autrice nel 79 di un celebre saggio, ha ripreso sulla rivista delle femministe te¬ desche i toni di allora. La pornografia, questo il nocciolo della questione, umilia e mortifica la donna, la riduce a bene di consumo. •Per trarne piacere, scrive la Dworkin, ci imbavagliano, ci legano come pezzi di carne, ci appendono agli alberi, ai ganci da macellaio... Sempre per il piacere ci stuprano, ci fanno stuprare da altri, riprendono lo stupro e lo esibiscono nei cinema o sulle riviste. E per vedere tutto ciò. i cosiddetti uomini normali pagano <4(ice Schwarzer, editrice di Emma, non si limita alla denuncia, è partita all'attacco sul fronte legislativo. A tutti i deputati federali ha mandato la sua proposta di legge, accompagnata da un adesivo con uno slogan non privo di una sua grafica efficacia, per di più linguisticamente internazionale: porNO. In che consiste la legge suggerita dalle femministe'' In qualcosa che non ha precedenti: poiché la pornografia ferisce la dignità della donna, a ogni donna viene riconosciuto il diritto di avviare una causa civile, con richiesta dei danni, contro chiunque diffonda sequenze o immagini di quel certo tipo. Già, ma quale tipo? Nella crociata anti-porno non si fanno distinzioni fra le varie forme che può assumere la rappresentazione erotica. Il dibattito ha proprio qui il suo punto caldo: chi traccerà il confine fra erotismo inoffensivo, anche se esplicito, e le violenze che giustamente si denunciano? Dove sta il problema? Nell'ingresso della videocamera nella carrozza di Emma Bovary, o piuttosto nell'eventualità che qualcuno, li dentro, venga forzato a fare quello che fa? Alle donne che danno battaglia contro l'industria del sesso risponde^, gropjio una donna. Beate Unse. Vedova di un ufficiale dell'aeronautica costei è a capo di un Impresa che con la produzione di videocassette erotiche e ammennicoli vari, e la gestione di una catena di sexshops. ha realizzato nell'87 un giro d'affari di cento milioni di marchi, oltre settanta miliardi di lire. Sicura del fatto suo, con un pizzico di cinismo, alla sfida delle femministe la Unse contrappone una frase da citazione biblica: il verme che pende da una canna da pesca. dice, deve piacere al pesce, non al pescatore. Insomma c'è una domanda da soddisfare, implica la florida imperatrice del sesso. Una domanda che non conosce crisi. Ci sono in Germania un migliaio di sexshops, e almeno 4500 videoteche specializzate nel noleggio, e nella vendita, di film erotici a chi disponga di videoregistratore. Ogni mese vengono noleggiate 500 mila videocassette erotiche. E fra queste ce ne sono 200 mila che contengono film con violenze, destinate agli estimatori del sesso sado-masochistico. Il giro d'affari di questa industria supera il miliardo di marchi, i settecento miliardi di lire. Inoltre i videofilm tedeschi a soggetto erotico alimentano un intenso flusso di esportazione. Come osserva Herbert Mainusch, uno specialista citato dallo Spiegel. una delle caratteristiche della pornografia contemporanea è la spersonalizzazione del sesso. La fonte del piacere viene trasferita dalla persona all'oggetto. Questo è vero sia perché la persona Ila donna, urlano le femministe restringendo il campo un po' arbitrariamente) viene reificata, sia perché il vero e proprio oggetto, libro o videocassetta o arnese da sexshop. ne prende il posto. Non è casuale, nei giorni della grande paura Aids, l'impennata nella diffusione degli spettacoli erotici a domicilio. A differenza dalla prostituzione, che infatti è in crisi, il sesso elettronico non è afflitto dal fantasma sieropositivo. La proposta legislativa delle femministe, ovviamente, non cade in un vuoto normativo. C'è una disposizione penale in vigore, che proibisce ogni spettacolo erotico in cui figurino bambini o animali. Per l'erotismo fra adulti consenzienti c'è il solo limite del divieto a chi abbia meno di diciotto" anni. Fra gli oppositori dell iniziativa di Emina c'è anclie chi sostiene cine ogni repressione! del fenomeno sarebbe controproducente, trasferendo l'erotismo in una clandestinità che io renderebbe ancora più apprezzato, gratificandolo col fascino del frutto proibito. La Schwarzer dei resto non si fa troppe illusioni: per lei è già importante che il suo porNO sia stato sbattuto in prima pagina. Alfredo Venturi Bonn. Il settimanale Sterri dedica la prima copertina dell'88 alla campagna contro la pornografia

Luoghi citati: Bonn, Germania, Weimar