Una fuga di notizie sul deficit Usa ha provocato il nuovo ribasso

Il dollaro non è guarito Una fuga di notizie sul deficit Usa ha provocato il nuovo ribasso Il dollaro non è guarito Attesa per i dati di novembre sul disavanzo estero - Se supererà i 15 miliardi, dicono gli esperti, il biglietto verde tornerà a precipitare • Incertezze sull'atteggiamento delle banche NEW YORK — Il nuovo crollo di Wall Street, le notizie negative sul fronte del deficit federale americano e la preoccupazione per l'andamento dei conti con l'estero hanno portato via al dollaro, proprio a fine settimana, buona parte del recupero dei giorni precedenti, dovuto agli interventi delle banche centrali del Gruppo dei sette. A New York la settimana si è chiusa con il dollaro a 1206 lire circa e a 1,6365 marchi, valori che segnano un netto rialzo rispetto a quelli della fine dell'87, ma che sono in consistente regresso rispetto alle quotazioni ufficiali europee di venerdì, che erano state rispettivamente di 1215,4 lire e 1,6540 marchi, le più alte dal 10 dicembre. La notizia del Washington Post, che riportava documenti riservati della Casa Bianca secondo i quali il disavanzo del bilancio del 1989 rischia di arrivare a 167 miliardi di dollari, ben sopra il tetto di 136 concordato tra Reagan e Congresso, ha riportato l'attenzione degli operatori sulle cause di fondo della debolezza del dollaro, radicata nei deficit «gemelli» del bilancio federale e del commercio estero. Quanto a quest'ultimo cresce il nervosismo in attesa dell'annuncio dei dati di novembre: c'è chi prevede un deficit anche peggiore di quello record di 17,6 miliardi di dollari di ottobre, a chi pensa che non supererà i 15. Secondo l'opinione più diffusa, se supererà in misura rilevante i 15 miliardi il mercato ricaccerà il dollaro ai minimi ed anche la Borsa di Wall Street reagirà drammaticamente. Il mercato a New York ha reagito ancor più convulsamente alle notizie del giorno perché il numero degli operatori si è ridotto in seguito ai problemi causati alla circolazione dall'ondata di maltempo Resta inoltre l'incognita delle decisioni delle banche centrali, che dopo aver risollevato il dollaro nei primi giorni della settimana si sono tirate poi in disparte, sempre pronte, però, a tornare in azione. -Scommettere contro il dollaro sui valori bassi è un'azione molto rischiosa-, ha ammonito giovedì il vicepresidente della Federai Reserve, Manuel Johnson. A proposito dell'andamen¬ to dei cambi c'è da registrare l'opinione dell'economista Antonio Pedone, consigliere economico del ministro del Tesoro, Amato, secondo il quale, contrariamente alle apparenze, è la Germania che in questo momento sta conducendo una politica di svalutazione competitiva della propria, moneta. -Le altre monete europee — spiega ' infatti Pedone in un'intervista al Afondo — anche se si svalutano nominalmente sul marco, si sono svalutate meno di quello che sarebbe stato necessario per compensare i differenziali di inflazione: non hanno fatto un aggiustamento totale dei cambi, ma in parte lo hanno fatto gravare sulla propria economia. Questo è un vantaggio per la Germania-. (Agi)

Persone citate: Antonio Pedone, Bianca Secondo, Manuel Johnson, Reagan

Luoghi citati: Germania, New York, Usa