« di Enrico Benedetto

« Il mio governo è debole? Chiedetelo a Lucchini » Goria in India: le punzecchiature del presidente della Confindustria e le brutte notizie da Roma « Il mio governo è debole? Chiedetelo a Lucchini » Questa la brusca risposta del presidente del Consiglio, che rifiuta ogni commento anche sulle vicende del decretone - Andreotti: «Non drammatizziamo» - Due ore di colloquio con Rajiv Gandhi - Il ruolo di New Delhi nella politica internazionale □AL NOSTRO INVIATO NEW DELHI — «Se il mio governo è più debole di quello di Craxi? Lo chiedete a me? Domandatelo a Lucchini». C'è tensione. I giornalisti attorniano Goria e premono con le loro domande sulle vicende italiane. Gli riferiscono il giudizio del presidente della Confindustria, lui sobbalza e dà quella risposta secca. C'è nervosismo. I giornalisti non rinunciano. «Presidente, che ne pensa della crisi in Italia?». -Crisi?», • Quale crisi.'», si agitano i suoi collaboratori. Il presidente del Consiglio scuote la testa, allarga le braccia e si allontana, sospinto dagli uomini della scorta indiana fuori dalla hall del Tajmahal Hotel. L'eco delle vicende romane giunge agli ospiti indiani, insieme con gli interrogativi sulla reale consistenza e sul¬ la durata di questo governo. C'è disagio. I collaboratori di Goria si affannano a riportare l'attenzione.sugli incontri bilaterali, sui colloqui, sugli accordi tra Italia e India. Inutilmente. Arriva Andreotti e dice con un garbato sorriso: «Non drammatizziamo. Per il decretone si vedrà al ritorno. Esistono priorità da rispettare: questo è un viaggio ufficiale in India. Al resto penseremo dopodomani». Imperturbabile, anche lui se ne va. Lucchini viene interpellato: ammiccando, il presidente della Confindustria risponde d'essere stato frainteso nella sua intervista al Grl. »Però — ci ha detto prima di lasciare Delhi per Parigi — quello di Craxi era un pentapartito forte, mentre ora la coesione lascia a desiderare». Cosi l'.Italian Connection» ha rifatto capolino in questo blitz asiatico di Goria. giunto con l'India all'ultima tappa. Prima la disputa Confindustria-Palazzo Chigi sull'opportunità di investire, poi una tregua, ora le notizie romane, trasmesse al Primo ministro in piena notte (le due. sembra) da Rubbi. Ma per gli indiani. "Roman Connection» significa altro. Ne parla da giorni con intensità la stampa d'opposizione — .Express in testa —. alla Camera fioccano le interpellanze: la first lady d'origine italiana, Sonia Maino, viene accusata di favorire i contratti fra l'India e il nostro Paese, plagiare il marito, estraniarlo dal suo entourage hindu. Accuse strumentali, certo, ma che Rajiv Gandhi, uscito con fatica dallo scandalo Bofors — bustarelle governative su acquisti d'armi — patisce non meno dei rovesci elettorali. Il premier di New Delhi ha comunque dato il benvenuto in italiano a Goria prima di un colloquio di due ore ritenuto molto utile dal presidente del Consiglio. Secondo Rajiv 'bisogna recuperare il tempo perduto dai nostri due Paesi, collaborando in tutti i campi». Anzitutto, la pace. Gli indiani premono affinché, dopo Mosca e Washington, anche Francia, Gran Bretagna. Cina, riducano i loro arsenali atomici, un argomento che. per quanto concerne le due nazioni europee, ha trovato l'Italia tiepida. Lo stesso Gandhi, per altro, ha lasciato cadere un'ipotesi affacciata da Andreotti, se cioè New Delhi fosse in qualche modo disposta a garantire (magari inviando un corpo di pace) la transizione alia democrazia in Afghanistan dopo il ritiro sovietico. Su eventuali impegni a Kabul, Rajiv è stato particolarmente cauto, forse anche a seguito della non felice spedizione .militare iri Sri Lanka, dove le Tigri tamil hanno già ucciso oltre trecento soldati indiani. Secondo fonti ufficiose, il sovietico Ryzkov. giunto in visita l'ottobre scorso, avrebbe assicurato: -Entro un anno sarà tutto risolto». Nell'attesa, Delhi sembra mostrare una certa comprensione verso Kabul — di cui ha ricevuto l'uomo forte, Najibullah, a dicembre — tanto da sponsorizzare larvatamente un suo ingresso nella Saarc, una piccola Cee asiatica che già comprende India, Pakistan, Sri Lanka, Maldive, Nepal. Bangladesh e Buthan. Il tutto, forse, su pressione sovietica. Quanto alla possibilità che 1 russi lascino l'Afghanistan entro febbraio-marzo, fa sorridere. •Non ci credete, è solo propa¬ ganda», dice un funzionario governativo. Ma quella che emerge dall'incontro come la principale angustia del premier, al momento è senz'altro la militarizzazione dell'Oceano Indiano da parte delle superpotenze. Con la lezione-Golfo non molto lontana, New Delhi teme escalation e qualche insidia dal Pakistan, l'eterno rivale che gli Usa armano, tra l'altro, di missili navali. L'India replica con sottomarini atomici presi dall'Urss ma anche rifornendosi a Bonn e Londra. Roma esporta siluri, componenti elettroniche, tecnologie belliche. Non cosi per altre intese, a cominciare da quella che verrà firmata oggi e di cui parleremo ampiamente. Prevede investimenti italiani per oltre 300 miliardi nel campo dell'energia. Enrico Benedetto