Il presidente del Consiglio Goria sempre più isolato anche nel suo partito di Marcello Sorgi

La dc e il complesso di Bruto Il presidente del Consiglio Goria sempre più isolato anche nel suo partito La dc e il complesso di Bruto Il vicesegretario Bodrato: «Una manovra degli oppositori» - «Molti vogliono eliminare Cesare, ma nessuno ha il coraggio di armare la mano» Il gioco degli eterni sospetti ROMA — La carica l'ha suonata la settimana scorsa l'ex ministro di Giustizia Virginio Rognoni, uno degli amici-oppositori del segretario: »A questo punto — ha detto in un'intervista — De Mita può andare a Palazzo Chigi anche prima del congresso-. Era appena il 2 gennaio, clima politico ancora di vacanza, il presidente del Consiglio Goria si accingeva a partire per il suo viaggio in Asia. Ma il tam-tam democristiano pareva non aspettare altro che un segnale isolato da trasformare in grido di riscossa. Ad accorgersene, fra i primi, è stato il ministro dell'Istruzione Galloni. Giovedì, affacciandosi nel Transatlantico, ha subito avvertito un'aria strana, le avvisaglie di quello strano movimento che stava per costringere il governo a far marcia indietro sul decreto fiscale. .Questa volta — ha detto a uno dei suoi soliti interlocutori della buvette — mi sa die Ciriaco dovrà decidersi. Se vuole andare a Palazzo Chigi, il momento è venuto». Cosi, nata fra brindisi e cenoni democristiani, la candidatura del segretario de a Palazzo Chigi è tornata in scena. Sei mesi dopo il cla¬ moroso affondamento dell'ipotesi di una presidenza del Consiglio De Mita (a luglio scorso fu Craxi a opporsi) la de né discute alla luce del sole, fra sospetti, dubbi e timori dei sostenitori del segretario, e speranze dei suoi oppositori, che vedono in una «promozione» del leader l'occasione per mettere un'ipoteca sulla sua riconferma. «Afe ne sono accorto entrando alla Camera — racconta il vicesegretario Guido Bodrato, che ieri ha ammesso la possibilità di una "crisi propositiva per la formazione di un governo più forte" — tutti parlavano di crisi. Io ho ascoltato, ho ragionato, poi fio tratto le mie conclusioni: un governo più forte con un impegno diretto del segretario potrebbe nascere solo in presenza del chiarimento politico e della maggioranza solidale che i socialisti non sono disposti a dare». Allora cosa ha spinto nella de le manovre che fanno sussultare il governo? Dopo Rognoni, alla Camera si sono mossi gli andreottiani, schierandosi con la richiesta dell'opposizione di togliere di mezzo il decreto fiscale. Ma adesso gli andreottiani si guardano bene dall'assu- mersi la responsabilità di una crisi della quale, presto o tardi, potrebbero Incaricarsi i franchi tiratori. 'Noi Goria lo abbiamo rafforzato e salvato — dichiara il presidente della commissione Bilancio della Camera Paolo Cirino Pomicino —. Rinunciando al decreto, ora il governo potrà portare avanti la finanziaria». •In realtà — spiega ancora Bodrato — ci sono due fatti nuovi. C'è una manovra degli oppositori di De Mita, da dentro e fuori il partito. E c'è come un "complesso di Bruto": molti cercano di far fuori Cesare, ma nessuno vuole armare, e tutti alla fine resteranno delusi. Chi, nella de. non vuole la riconferma di De Mita e preme su noi della sinistra per convincerlo ad andare a Palazzo Chigi. E chi, fuori del partito, a cominciare dai socialisti, si aspetta che la de sgomberi il campo da Goria per aprire una fase nuova». Poi, a complicare tutto, s'incrociano gli eterni sospetti de. Gli alleati del segretario sanno che De Mita punta diritto al congresso, e fino a quando Craxi vuol tenersi «/e mani libere» da accordi politici stretti, frena all'idea di trasferirsi a Palazzo Chigi. Se però i socialisti cambiano posizione, la situazione si capovolge: 'Oggi — spiega il presidente dei senatori Nicola Mancino — è irreale pensare che all'improvviso Craxi accetti quel che per mesi ha negato. Ma se succede, si apre una questione nuova». 'A questo punto è inutile negarlo — insiste Bodrato —: se si apre una crisi, il problema di una presidenza De Mita si pone». Sotto sotto, anche gli andreottiani temono: l'unico accordo possibile fra De Mita e Andreotti prevede un ritorno del ministro degli Esteri alla presidenza del Consiglio. Se invece De Mita e Craxi si mettono d'accordo, e come dicono voci parallele democristiane e socialiste entrano insieme in un governo forte, gli spazi si restringono. Forse è proprio per questo che tutti si chiedono cosa stanno pensando in questi giorni i leader della de e del psi. Ma Craxi dal giorno 3 è in vacanza. E De Mita, quando ieri pomeriggio i suoi collaboratori sono andati nel suo studio per informarlo, all'improvviso era partito. Marcello Sorgi

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